Cosa c’entrano Amos Oz e Nathalie Portman. L’attrice diventa regista di “Storie di amore e di tenebra”

Taccuino

di Roberto Zadik

Non è certo semplice per una giovane israeliana come Nathalie Portman raccontare la storia del suo Paese e l’infanzia di un grande scrittore come Amos Oz. Eppure la grintosa e intensa attrice, Gemelli ascendente Scorpione, nata a Gerusalemme 34 anni fa, il prossimo 9 giugno, ha accettato questa sfida e al prestigioso Festival di Cannes ha presentato il suo esordio alla regia “Storie di amore e di tenebra”. Questo titolo ha fatto subito il giro del mondo e sta raccogliendo sia consensi che qualche critica vista la complessità dell’opera da cui è tratto e la grande fama sia della Portman che di Oz.

Tratto dalla penna potente e efficace di uno dei principali narratori dello Stato ebraico assieme a Grossman e a Yehoshua e incontro fra letteratura, storia e cinema, questo lungometraggio coraggioso e profondo è ambientato negli anni ’40 quando la Palestina di allora era dominata dall’esercito inglese e ancora soggetta al giogo del Mandato britannico.

Lì nacque Amos Clausner, Oz è un cognome d’arte, un soprannome che significa “forza”, che ebbe una infanzia molto dura, con una madre malata di mente e un padre in affanno, cresciuto in un kibbutz più in fretta e traumaticamente di quanto avrebbe dovuto. Fra le pagine di Oz e le immagini del film della Portman le emozioni e la biografia del narratore si incrociano con eventi storici e incontri con personaggi straordinari come il primo ministro di Israele David Ben Gurion e lo scrittore Shmuel Yosef Agnon. Il film come il testo si annuncia come molto denso di situazioni coinvolgenti e anche estremamente drammatiche, Fania la madre di Oz,  si suicidò quando lui aveva solo 12 anni. Apparsa raggiante ,ma sempre riservata, la Portman, in questo film conferma la sua versatilità. Qui infatti è impegnata in veste di attrice, nella parte di Fania e regista e ha scelto di sdoppiarsi davanti e dietro alla macchina da presa seguendo le orme di grandi autori come Woody Allen, quest’anno a Cannes anche lui con “Irrational man” o di Charlie Chaplin.

Essere in contemporanea in queste due posizioni è a dir poco complesso ma visto il talento di questa interprete sono sicuro che ce la farà. Nonostante la sua giovane età, Nathalie Portman che dopo anni negli Statu Uniti si è trasferita a Parigi dove vive con suo marito il coreografo e ballerino Benjamin Millepied, il cognome è già tutto un programma, è diventata mamma, del piccolo Aleph, ha interpretato vari ruoli lavorando con grandi registi. Da Mike Nichols, regista ebreo berlinese de “Il Laureato” che l’ha diretta nel suo film “Closer”, fino al simpatico e bizzarro Tim Burton, che l’ha voluta per “Mars Attacks” e a un altro personaggio molto particolare come Darren Aronofsky, che l’ha diretta in uno dei suoi film più cupi e coinvolgenti “Il cigno nero”.

In questo lungometraggio, l’attrice e regista, colta e di buona famiglia, padre ginecologo e madre pittrice, torna a “casa sua” in  Israele con questa opera per la quale ha ottenuto una sovvenzione di più di 540mila euro dal Jerusalem Film and Television Fund per poterlo mettere in atto. E così dopo mesi di lavorazione, l’attrice è molto rigorosa e perfezionista e di conversazioni con Oz, col quale in una recente intervista ha dichiarato di aver instaurato un ottimo rapporto, ora la pellicola, lontana anni luce dagli stand hollywoodiani ai quali ci aveva abituato la Portman, è pronta e la attendiamo con ansia sugli schermi milanesi e italiani.