Venezia, grande successo per Nathalie Portman nei panni della first lady Jacqueline Kennedy

Taccuino

di Roberto Zadik

Cosa c’entrano l’attrice israeliana Nathalie Portman e la fascinosa Jacqueline Bouvier, meglio nota come Jackie moglie del presidente John Kennedy? A prima vista niente ma con un po’ di trucco e la grande espressività della brava Portman,  le somiglianze aumentano a dismisura ed ecco il film “Jackie” su questa donna forte e riservata, che ha accompagnato JFK fino all’ultimo secondo della sua breve vita, conclusasi a 46 anni, quel tragico 22 novembre 1963.

Diretto con mano sicura dal bravo e sconosciuto regista cileno Pablo Lorrain, la pellicola sta spopolando a Venezia e conferma come fra la Burshtein e la Portman il nuovo cinema israeliano si stia facendo sentire anche in questo festival. La versatile attrice 35enne, nata a Gerusalemme, Gemelli ascendente Scorpione e sposata col ballerino francese Benjamin Millepied non sbaglia un colpo e ha raccolto questa difficile sfida di vestire i panni della Kennedy, immergendosi in un personaggio complesso e dalla non facile resa cinematografica. Candidato per la prossima edizione degli Oscar il film racconta con toni asciutti ma partecipati la vita di Jackie anche dopo la morte del marito quando dovette mantenere dignità e coraggio pur essendo distrutta dal dolore.

Non una imitazione ma una recitazione, ha sottolineato in varie interviste l’attrice israeliana che a quanto pare, incarna perfettamente il suo “ruolo più complesso dagli inizi della sua carriera” come ha specificato in varie interviste. Pellicola interessante che, dovrebbe uscire nei cinema americani a dicembre e non si sa ancora quando in quelli nostrani, l’opera di Lorrain non segue un vero e proprio filo narrativo ma è un insieme di immagini, emozioni e momenti storici ben precisi che vede un cast di attori non famosissimi ma comunque bravi, come la bella Greta Gerwig già vista in Italia con Ben Stiller ne “Il fantastico mondo di Greenberg” o il bravissimo attore inglese John Hurt protagonista del capolavoro di David Lynch “The elephant man” ad affiancare la Portman nel suo non facile compito di impersonare un’altra generazione e un’altra epoca portandoci indietro di più di mezzo secolo.  Momento molto fortunato per la Portman, incinta del secondo figlio, che è stata molto applaudita al Festival veneziano e nem accolta a quello di Toronto e che ha rivelato di aver studiato minuziosamente per questa parte col suo consueto perfezionismo e la tenacia che l’ha sempre caratterizzata.

Nata da padre israeliano di origine polacca e madre americana, l’attrice ha cominciato negli anni Novanta e già da quando faceva danza sognava di diventare attrice e nel 1998 esordì come attrice teatrale protagonista de “Il diario di Anna Frank”. Cinematograficamente ha lavorato con una serie di grandi registi, da Ben Stiller per il suo “Zoolander”, a Tim Burton in Mars Attacks, fino a “Thor” del raffinato Kenneth Branagh e al suo più grande successo in termini di critica come “Il cigno nero” diretto dal geniale Darren Aronofsky dove si sdoppia in due ruoli e lo stranissimo “Closer” diretto dal regista de “Il laureato” Mike Nichols. Questa attrice, che grazie al suo aspetto fisico piacente è stata anche modella, si è distinta anche come regista di video, ha lavorato nientemeno che con Paul Mc Carteney e cortometraggi e di “Storie di amore e di tenebra” dal celebre romanzone del grande Amos Oz che però in Italia nessuno di noi ha ancora visto, rivelandosi intensa e versatile. Ora con questo “Jackie” pare che si sia superata fornendo un’interpretazione davvero eccezionale della vedova Kennedy che successivamente si sposò col magnate greco Aristotele Onassis. Non contenta di questo successo, l’irrequieta Portman è in uscita col suo “Planetarium” che uscirà nei prossimi mesi. Nota per le sue posizioni a favore dei diritti civili e dei più deboli, la Portman ha supportato varie campagne di beneficenza ed è sempre stata vegetariana e animalista.