Festival / Il figlio ribelle della Haggadà di Pèsach

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Nell’ambito di Jewish and the City, la sala Jarach di via della Guastalla ospiterà una mostra non di sole immagini: Il figlio ribelle della Haggadà di Pèsach.

«Abbiamo voluto accompagnare alle diverse immagini del figlio ribelle i relativi testi dei commentatori tradizionali alla Haggadah,  – dice David Piazza – che arricchiscono questo straordinario canovaccio della sera di Pesach, con intuizioni e interpretazioni che ne estendono la portata e soprattutto i significati».

Una mostra didattica, dunque, che risponde alle domande e alle curiosità su Pesach.

1. Che cos’è la Haggadà di Pèsach?
La festa di Pèsach celebra l’uscita dall’Egitto del popolo ebraico; è certamente la più
popolare di tutte le ricorrenze ebraiche. La si festeggia soprattutto in famiglia con una cena rituale, il Sèder (vale a dire “ordine”, “successione”), dettagliatamente descritta da un testo, la Haggadà – “narrazione”, elaborato quasi duemila anni fa, che viene letto e cantato durante il Sèder, ma che funge anche da sceneggiatura, come una sorta di regia della serata.
4figli2. I quattro figli
Nella Haggadà vi è una descrizione esplicita della sua azione pedagogica in alcuni brani dove dei versetti della Torà sono raccolti e montati proprio intorno alla diversa
risposta dei giovani al rito. È il brano dei “Quattro figli”, una parte staccata dal corso della narrazione in cui si legge una sorta di tipologia di reazioni al Sèder.
La Torà parla di quattro tipi di figli: uno saggio, uno malvagio, uno semplice e uno che non è capace di fare domande.

3. Il figlio “ribelle”? Ognuno di noi
Il problema del figlio che abbiamo definito “ribelle” inizia già dalla sua definizione.
Tradizionalmente infatti si usa riferirsi a questa figura chiamandolo “malvagio” o più
infantilmente “cattivo”. Bisogna porsi il problema di chi sia questo figlio, di perché sia
indicato così ambiguamente, ma certamente in maniera negativa, in un testo che vuol essere pedagogico e dunque inclusivo.

5. Il figlio “ribelle”? Lo schiavo dentro
Il “ribelle” attribuisce le azzime alla fatica e al disturbo e non a una cosa fatta con
piacere. E anzi attribuisce a Dio che le azzime abbiano lo scopo di recarci disturbo (come
simbolo di) schiavitù e non come (simbolo di) salvezza.
Forse il ribelle non è così ribelle e nemmeno così malvagio. Forse è semplicemente uno
che non sa godersi la festa, che ne vede solo l’aspetto faticoso e minuziosamente regolato.

6. Il figlio “ribelle”? L’assimilato, l’edonista
Il versetto della Torà si riferisce al figlio ribelle perché… dal momento che non crede
che nella sua origine divina, bensì sia “vostra”, inventata dagli uomini per goderne con carne e vino a sazietà.
A partire almeno dall’occupazione romana e poi con la diffusione del Cristianesimo e
dell’Islam, rinunciare all’Ebraismo e aderire alla religione dominante, accettando se non la
sua fede, i suoi riti, i suoi costumi è stata sempre una scelta conveniente, agevolata
consapevolmente da politiche di proselitismo, spesso forzata con privazioni e persecuzioni.
7. Il figlio “ribelle”? Il cosmopolita idealista
Il figlio che si ribella, cioè si estranea all’Ebraismo, lo fa di solito avanzando nobili
motivi. Questi costumi, dice, sono solo vostri, sono peculiari, particolaristici, tribali. Voi
celebrate la vostra liberazione, e dovreste occuparvi di quella dell’umanità intera. Siete
attaccati a dei costumi vecchi, insignificanti, ridicoli e non vi inserite nel progresso
dell’umanità.
8. Come gestire il figlio “ribelle”?
Come lui ha domandato così tu rispondigli. Lui ha detto “per voi” e non “per lui” tu
rispondi “Per questo l’Eterno “a me” ha fatto”. “A me” e non “a te”. Perché se fosse stato lì
(in Egitto) non sarebbe uscito.

 

Il figlio ribelle della Haggadà di Pèsach
Insegnare per immagini
Mostra del Festival Jewish in the City 2014 – Milano
Grafica: David Piazza – Testi: Ugo Volli

A cura di David Piazza, Fondatore di Morashà – Progetto di editoria ebraica,
membro del Comitato Promotore di Jewish and the City, e Ugo Volli,
Docente di Filosofia della comunicazione all’Università di Torino, scrive di
ebraismo e di politica mediorientale.

SINAGOGA CENTRALE – Sala Jarach
Domenica 14 settembre: 10.30-19.00
Lunedì 15 settembre: 14.00-16.00 – visite guidate su prenotazione:
segreteria@jewishandthecity.it
Martedì 16 settembre: 14.00-18.30- visite guidate su prenotazione:
segreteria@jewishandthecity.it