Come Giacobbe incontra Esaù: le azioni sono importanti nella vita ebraica

di Daniele Cohenca

In occasione del suo incontro (scontro?) con Esaù, la Torà ci racconta di come Giacobbe si prepari all’evento. Il commento di Rashi sul testo all’inizio della Parashà, ci spiega la tattica che Giacobbe impiega per affrontare il fratello che si presenta armato con 400 uomini al seguito. Per prima cosa Giacobbe invia dei doni importanti al fratello, nel tentativo di riappacificarsi ed evitare lo scontro fisico. In secondo luogo Giacobbe prega D-o di assisterlo ancora una volta e proteggerlo dall’ira di Esaù, dimostrando la sua profonda devozione. In ultimo, si prepara anche ad affrontare una guerra, dividendo in tre parti il suo accampamento allo scopo di limitare eventuali danni. Questa tattica multipla non è solo l’insegnamento di come Israele debba confrontarsi con i suoi nemici (nel corso dei tempi, in differenti riprese, sono state tutte utilizzate), ma anche di come relazionarsi con il nostro nemico interiore, l’inclinazione al male.

Vero che la preghiera è sempre fondamentale e che il suo potere è davvero straordinario; tuttavia non va sottovalutata l’importanza delle azioni. Affrontare tutto ciò che ci impedisce la realizzazione del nostro percorso verso la Torà e le Mizvòt richiede spesso interventi pratici da parte nostra, come cambiare le nostre abitudini ed attitudini, sforzarci di accantonare le nostre mancanze e mettere in pratica i nostri doveri quotidiani, sia verticali, verso Dio, che orizzontali, verso il prossimo.