di Sofia Tranchina
Viene ricordato per la Giornata Europea della Cultura Ebraica Amos Luzzatto, “grande medico, politico, scrittore, e curioso”, a un anno dalla sua scomparsa e in occasione della nuova edizione di casa Garzanti del suo libro Il posto degli Ebrei, che affronta il tema del rapporto tra identità ebraica, religione e sionismo.
L’evento, a cui ha atteso anche la senatrice a vita Liliana Segre, è stato introdotto dal figlio dello scrittore, Gadi Luzzatto – che ha ricordato suo padre come un pioniere del dialogo sull’antisemitismo in Europa – e moderato da Jacopo Tondelli, invitato da Talia Bidussa.
«Il posto degli ebrei è il mondo», racconta Milena Santerini, coordinatrice nazionale per la lotta all’antisemitismo, docente e scrittrice del volume Antisemitismo senza memoria. Insegnare la Shoah nelle società multiculturali, partendo dalla spiazzante domanda “cosa è un ebreo” (piuttosto che chi sia l’ebreo).
Profondamente antidogmatico e laico, Luzzatto ha combattuto il fondamentalismo attraverso la categoria storica: ha così tracciato l’identità multiculturale dell’ebreo europeo, ricostruendo le tradizioni ebraiche e de-costruendo le categorie.
Così lo scrittore ha individuato le radici dell’antisemitismo nella paura della fluidità identitaria ebraica, dell’assenza di confini-barriera tra il simile e il dissimile. È lo sconcerto davanti a una differenza che c’è, ma è invisibile, davanti a una identità interconnessa e intrecciata.
Ricardo Franco Levi, giornalista e Onorevole in Parlamento, ha contribuito all’intervento descrivendo questa attitudine come «il disagio di non essere da nessuna parte al proprio posto, che diventa in qualche modo il privilegio di essere ovunque al proprio posto».
L’ebreo porta dentro di sé la traccia della storia di tutte le culture che ha incontrato. Anche Primo Levi ha compreso e trasporto la portata della multiculturalità ebraica nel proprio corpus poetico, con la frase «in ognuno è la traccia di ognuno».
Luzzatto ha cercato quindi una strada per superare l’eterogeneità: «si può e si deve offrire un nuovo valore, da cercarsi nelle culture delle minoranze».
Avendo individuato nell’Europa un continente-palcoscenico di multilinguismo e di minoranze, le quali ripropongono in termini nuovi l’affermazione della propria identità di gruppo con l’aspirazione a unirsi al di là dei propri confini statali, Luzzatto era profondamente europeista.
Il suo sogno era che tutte queste minoranze identitarie contribuissero a costruire «quella che dovrà essere l’Europa di domani».
L’evento si è concluso con un omaggio allo scrittore attraverso i ricordi dei suoi amici.