Vaccini e mascherine

Vaccini e Terapie contro il Covid-19. La risposta alle domande più frequenti, con CEM, AME e UCEI

Feste/Eventi

di Michael Soncin
Fare chiarezza sui vaccini e le terapie contro il virus SARS-CoV-2 che provoca la malattia Covid-19, rispondendo alle domande più frequenti della collettività. È questo il tema della conferenza organizzata il 2 dicembre dall’AME – Associazione Medica Ebraica, assieme all’UCEI – Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, e alla CEM – Comunità Ebraica di Milano. Al dibattito hanno partecipato: Milo Hasbani, presidente della CEM; Luciano Bassani, medico e vice assessore della Cultura della CEM; Giorgio Mortara, medico e vicepresidente Ucei; Rosanna Supino, biologa e presidente Ame; Daniela Ovadia, giornalista scientifica; Benny Assael, pediatra; Donato Greco, epidemiologo già direttore del laboratorio di malattie infettive Istituto Superiore di Sanità.

“La Telemedicina è il futuro”

“Sono in consiglio da più di vent’anni, ma a Febbraio, ci siamo trovati in seguito alla pandemia, a prendere delle decisioni importanti, come quella di chiudere completamente la casa di riposo”, ha dichiarato Milo Hasbani.

Bassani ha invece ricordato l’importante lavoro di screening con test pungidito e tamponi fatto all’interno della Comunità Ebraica di Milano che è servito ad isolare i contagiati. “Si tratta di una mossa importante che fa parte di un discorso che facciamo già da parecchi anni e riguarda la telemedicina”. Un lavoro possibile grazie all’attivazione di un call center h24 che ha permesso di mandare direttamente a casa infermieri e medici per fare i tamponi ed organizzare i ricoveri.

Questo è l’inizio della telemedicina che dev’esser per forza di cose il futuro in Italia come invece lo è già in Israele. “Si tratta di una soluzione – spiega Bassani – che andrebbe ad alleggerire gli ospedali in modo che vadano solo le persone acute e non gli anziani che rischiano di peggiorare”.

Rosanna Supino fa sapere che il progetto di tele-monitoraggio per i pazienti che sono a casa è portato avanti con i soldi raccolti a seguito di un bando d’emergenza fatto con l’Ucei, oltre che con i soldi raccolti dall’estero. Uno dei risvolti negativi di questa terribile pandemia è l’isolamento, lo stato di solitudine in cui molte persone si sono trovate, particolarmente gli anziani. “Sulle varie piattaforme abbiamo portato avanti l’informazione, svolgendo riunioni di carattere culturale e cultuale rivolte a tutte le categorie, compresi i ragazzi”, ha sottolineato Giorgio Mortara.

Ippocrate passa anche dal laboratorio

I dubbi sul fare o meno il vaccino, inclusi i timori concernenti la sua sicurezza ed approvazione, sono spesso alimentati da notizie errate, a cui solitamente la gente mal informata incede. «Non c’è rischio che arrivi un vaccino che non sia stato approvato. I vaccini come i farmaci prima di arrivare al cittadino europeo devono passare dall’EMA (l’Agenzia Europea per i Medicinali, ndr) e dalla FDA americana, se hanno entrambe le approvazioni possono essere vendute e quindi arrivare al pubblico», commenta Rosanna Supino. La biologa ha inoltre puntualizzato che solitamente i tempi sono lunghi, richiedono diversi anni. Per il Covid-19 le tempistiche sono più brevi poiché si trattandosi di una pandemia, è stata fatta un’approvazione d’emergenza, dove la Fda ha potuto fare l’analisi dei dati in tempi reali. Una rapidità possibile, dovuta all’interesse di molte nazioni che ha messo insieme strutture pubbliche e private nella ricerca di una cura. «Non è la preparazione della molecola ma la sperimentazione animale e poi umana a richiedere lunghe tempistiche; in questo caso data l’emergenza è stato possibile accorciare le attese, tra i 12 ed i 18 mesi invece dei soliti 2-4 anni. Ci sono molti ‘step e stop’, questo deve rassicurarci. Se un’azienda blocca una sperimentazione, fatto per lei economicamente molto pesante, succede perché sono state riscontrate delle anomalie. Vi è quindi un controllo e un’applicazione delle regole di etica medica».

In altre parole il giuramento d’Ippocrate vale anche dietro le quinte, nell’ambito delle ricerca, che si collega poi all’aspetto clinico, quello della somministrazione al paziente. “Se non ci fidiamo dei vaccini – afferma la Supino – perché mai fidarsi dei farmaci che seguono una simile approvazione? Ci sono poi farmaci detti naturali, che non si possono chiamar farmaci ma molti li usano come tali, i quali non sono testati e non hanno nessun controllo”. Forse è di questi ultimi che ci si dovrebbe preoccupare.

Italia: il piano del vaccino contro il Covid-19

Daniela Ovadia ha riportato i punti principali del piano vaccinale dell’Italia, redatto dagli esperti dell’ISS – Istituto Superiore di Sanità, presentato in Parlamento dal ministro Alberto Speranza. “L’Italia – espone Ovadia – ha fatto delle prelazioni d’acquisto per 202.000.000 dosi di vaccino, questo significa che ci dovrebbero essere sufficienti dosi per vaccinare l’intera popolazione con la doppia dose, poiché la maggior parte dei vaccini che saranno distribuiti ai cittadini necessitano di due dosi”.

La giornalista ha chiarito che l’Italia non compra il vaccino individuale come nazione ma fa parte di un’accordata di paesi Europei che stanno trattando insieme con le case farmaceutiche. L’Italia partecipa per circa il 14% – una percentuale relativa al numero degli abitanti – a tutti i contratti che la Comunità Europea sta stipulando con i vari fornitori di vaccini.

I tempi? Per il primo trimestre 2021 il ministro ha parlato di una prima distribuzione di vaccini nelle categorie ad altro rischio, seguito da una distribuzione più ampia nel secondo e terzo trimestre, e la conclusione della compagna vaccinale sulla maggioranza della popolazione per il quarto trimestre. Ovadia ha inoltre posto l’accento sul fatto che il ministro si basa su priorità riguardanti lo scenario migliore, cioè che tutto vada come previsto. “L’Italia tra i vaccini Pfizer e Moderna ha circa 10 milioni di dosi opzionate, con queste conta di vaccinare come primo gruppo gli operatori della sanità, circa 1,5 milioni di persone; il secondo gruppo – sempre secondo il piano vaccinale – sono i residenti e il personale delle residenze per gli anziani; il terzo gruppo riguarda gli individui in età avanzata, a partire dagli ultraottantenni, con una priorità che tenga conto dei soggetti più fragili; nell’autunno si vaccineranno poi gli insegnanti e gli operatori delle scuole”.

Dalla fase di emergenza a quella di convivenza

Il SARS-CoV-2 è virus nuovo, nessuno di noi ha una memoria immunitaria storica, come l’abbiamo per gli altri coronavirus – categoria conosciuta da un centinaio d’anni – di conseguenza siamo tutti esposti all’infezione”, ha specificato Greco. La vaccinazione contro il Covid-19 – altro punto messo a fuoco dall’epidemiologo – dovrà entrare nella routine annua, anche per i prossimi anni, così come ci vacciniamo per l’influenza e per le altre 13 vaccinazioni offerte dal servizio sanitario nazionale. “Una volta usciti dalla fase di emergenza – che durerà tutto il 2021- dobbiamo entrare in quella di convivenza, e la vaccinazione fortunosa di tutti gli operatori sanitari, supponendo possa esser a Marzo 2021, non impedirà eventuali nuovi picchi epidemici in primavera”, ha continuato Greco.

Che cosa sappiamo dell’efficacia di questi vaccini?

“Dopo le dichiarazioni fatte dalle varie compagnie, per aver informazioni più certe bisogna attendere che i dati siano pubblicati su una rivista scientifica”, dichiara Assael nel rispondere alla domanda di Ovadia sull’efficacia dei vaccini. Come riporta l’8 Dicembre l’Huffington Post,l’Università di Oxford e l’azienda AstraZeneca sono i primi produttori di un vaccino anti Covid-19 a pubblicare i risultati della sperimentazione clinica relativa allo stadio finale in una rivista scientifica”. Il sito riporta: “Lo studio pubblicato sull’autorevole rivista Lancet, conferma che il vaccino funziona in una media del 70% dei casi, con un’efficacia del 62% nel campione che ha ricevuto 2 dosi piene e del 90% nel campione che ha ricevuto prima mezza e poi una dose piena”.

Parlando dell’efficacia dei vaccini contro il Covid-19, Benny Assael, direttore della rivista Vaccini, afferma che non è possibile sapere quanto potrà durare, poiché non sappiamo ancora quanto duri la protezione dopo l’infezione naturale, e nemmeno se conferisce un’immunità permanente – come avviene ad esempio nel morbillo – o se nel tempo si perda. “Tutti i protocolli prevedono almeno un anno di osservazione dopo l’ultima dose somministrata ad un volontario, con gli studi che saranno conclusi nel 2022-2023. Si prevedono inoltre anche studi osservazionali, per monitorare come si comporta la malattia nel tempo, verificando se cambia la sua incidenza e se i vaccinati sono protetti”.

Quanti vaccini prima di  tornare ad una vita normale (o quasi)?

Secondo Greco dobbiamo mantenere le precauzioni in atto ancora per un tempo lungo, poiché il vaccino non è e non sarà l’unica soluzione per contrastare il virus e soprattutto è impossibile pensare di eliminarlo, al contrario di com’è avvenuto, con il vaiolo e la poliomielite, virus esclusivamente umani. Facendo l’esempio dell’influenza, ricorda che ci vacciniamo tutti gli anni, e probabilmente sarà necessaria una vaccinazione periodica anche per il Covid-19, giacché la grande e tanto studiata classe di coronavirus conferisce un’immunità naturale di circa 6-8 mesi. Il livello di copertura contro il Covid-19 dovrà essere superiore ai ¾ della popolazione, quindi una soglia alta, avendo a che fare con un virus respiratorio, più aggressivo dell’influenza – poiché agisce nel livello basso dei polmoni – che di norma si moltiplica e rimane nella gola. “Sappiamo che il Covid-19 può mutare, ma una mutazione in certi casi può esser un buon segno perché il virus si potrebbe ripresentare più debole”, ha aggiunto Assael.

Vaccini a Rna messaggero: una nuova tecnologia

La tecnologia a Rna è un’idea molto intelligente perché non si limita a provocare una tempesta immunitaria che informa il nostro sistema a produrre anticorpi, ma inietta un messaggio al nostro organismo per rendere le nostre difese immunitarie capaci di conoscere l’aggressione e di produrre anticorpi contro di quello”, ha spiegato Greco, parlando di questa nuova tecnologia. “Il vantaggio di questi nuovi vaccini a Rna messaggero – illustra Assael – è di poter rispondere molto rapidamente a queste mutazioni. Se la proteina bersaglio mutasse in maniera da rendere inefficace un vaccino, in tempi abbastanza rapidi e con costi minori, si potrebbe produrre un nuovo vaccino”. Approfondendo il discorso, Greco fa un po’ di storia della scienza, raccontando che il vaccino fino a pochi anni fa era un affare molto rudimentale: una coltivazione di un batterio o di un virus in un brodo di cultura, in qualche modo purificato e inattivato, un metodo che ha funzionato per decenni sconfiggendo grandi malattie. Egli ritiene sia l’inizio della cosiddetta ‘vaccinomica’, dove la vaccinazione non si basa più sull’identificazione di Louis Pasteur, sul singolo germe, ma sulla costruzione del loro patrimonio informativo. “Oggi conosciamo l’intera sequenza del genoma; per il SARS-CoV-2, virus a singola elica di Rna, non è stato difficile sequenziare l’intera elica e quindi rendere disponibili le informazioni utili per bloccare le proteine dello spike”, ha affermato il dottor Greco.

“Con quale vaccino verrò vaccinato? Come faccio a decidere? Devo scegliere io?”  

La domanda posta da Daniela Ovadia – docente di etica della ricerca presso l’Università di Pavia – ai colleghi del settore è forse, parlando di vaccinazione, una tra le argomentazioni più commentate sui social. Greco risponde chiaramente che faremo i vaccini che lo stato italiano propone gratuitamente, poiché sono tutti equiparati dal punto di vista della sicurezza e dell’efficacia, non toccherà certo a noi decidere quale. “Sappiamo – continua Greco – dall’Oms (Organizzazione Mondiale della Sanità, ndr) che vi sono 74 vaccini in trial, ed l numero cambia di settimana in settimana. Le tecnologie sono moltissime: c’è un vaccino cinese col virus vivo, un altro sempre cinese col virus attenuato, quello dell’Oxford AstraZeneca con l’adenovirus della scimmia, Sputnik, quello russo con adenovirus umani, e così via”.

Assael ha chiarito che il vaccino oltre che dalla Fda e dall’Ema, per passare in Italia deve essere approvato anche dall’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco, ndr), ricordando che se partiremo con la somministrazione di un certo tipo di vaccino, potremmo poi essere vincolati coi richiami successivi, poiché sottoponendosi ad un ciclo primario per esempio con Moderna, è da valutare se poi l’anno dopo è possibile fare il richiamo con Pfizer. “Il problema potrà essere l’intercambiabilità tra vaccini”, ha supposto Assael.

Perché ci vuole una procedura di emergenza per un virus che ha una mortalità attorno allo 0,6%?

La domanda sul tasso di mortalità – che la stessa Ovadia ricorda esser leggermente più alta – posta dal pubblico, è un altro punto importante che dev’esser messo in chiaro. L’esempio del dottor Greco è estremamente esemplificativo: «Stiamo ancora vaccinando tutti i nostri bambini ogni anno contro il virus della poliomielite che ha forse 20 casi all’anno in paesi lontanissimi da noi, questo perché non vogliamo accettare il rischio che un bambino italiano contragga la poliomielite, rischio possibile, fin quando ci sarà in Afghanistan e in Pakistan. La mortalità è comunque un cattivo indicatore, anche di fronte ad una mortalità bassa e quella del Covid non lo è, abbiamo invece un impatto sociale ed economico catastrofico».

Sempre parlando di numeri e percentuali – che a volte non sempre aiutano a leggere il problema da un punto di vista complessivo, ma solamente nello specifico – Assael spiega che anche se la percentuale di casi che arriva ad essere grave o portare alla morte è limitata, il numero totale è comunque elevatissimo. Quali conseguenze? “Questo numero satura la nostra capacità di risposta da parte del sistema sanitario, e se salta, pazienti che devono sottoporsi ad esami sofisticati, con cancro e altre gravi patologie, non riescono ad essere curati, perché gli ospedali sono pieni di Covid; questa attesa rischia di far aumentare la mortalità ad altre malattie, motivo per il quale dobbiamo intervenire rapidamente affinché il sistema sanitario riesca a rispondere a queste ondate”.

Perché se sono state ordinate due dosi per tutta la popolazione italiana, non viene fatta la vaccinazione a tappeto su tutti senza aspettare fino a Settembre 2021?

Tutte le dosi ordinate non arriveranno insieme, motivo per il quale la somministrazione inizierà con le prime dosi dai soggetti più a rischio. Come riporta il New York Times in un articolo del 9 Dicembre, il Canada ha approvato il vaccino della Pfizer, lo stesso che la Gran Bretagna ha approvato pochi giorni fa. Parlando sempre di priorità non è invece ancor chiaro se le persone che hanno già contratto il Covid-19 dovranno o meno vaccinarsi. Secondo Assael essi sono più protetti per i mesi successivi – essendo le dosi non disponibili per tutti – di conseguenza non sono nella lista prioritaria.

E gli effetti incrociati di altre vaccinazioni? La vaccinazione antinfluenzale serve?

 “Ogni vaccino – risponde Greco – lavora per il singolo germe, però vaccinarsi contro l’influenza serve tantissimo, soprattutto a quelli che hanno un rischio di aver complicanze importanti per l’influenza, inoltre in questo momento avere una sindrome simil influenzale, rischia di portare all’isolamento”. Assael dice che il fatto che alcuni vaccini possano dare una protezione rispetto ad altre malattie, per cui non sono mirati, è un’ipotesi molto teorica. Nonostante ci siano degli studi in corso, egli ritiene che al momento bisogna rimanere nello schema 1 vaccino/1 malattia.

 

Ci saranno degli effetti collaterali?

Gli esperti riportano che gli effetti collaterali dei vaccini antinfluenzali, compresi questi contro il Covid-19 sembrano essere molto marginali e dovrebbe essere il proprio medico di fiducia a prender la corretta decisione in base al quadro clinico dell’interessato. “La vaccinazione anti-covid come molte altre non serve solo a proteggere l’individuo, ma anche chi non può vaccinarsi (ad esempio le donne in gravidanza), è un dovere di comunità, perché più vaccinati ci sono, minore e la circolazione dell’agente virale”, spiegano i relatori.

La creazione di un farmaco che riduca gli effetti mortali del Covid-19?

 Assael spiega che ci sono alcune terapie aspecifiche; il cortisone per esempio, serve a ridurre come in tante altre patologiela risposta infiammatoria, ed è ormai entrato nella routine di utilizzo. Un altro farmaco da lui menzionato è l’eparina, dalla funzione anticoagulante, poiché una delle complicazioni risiede nella formazione di coaguli periferici, che portano spesso alla morte. “Tutte queste somministrazioni – mette in chiaro Assael – devono ovviamente essere effettuate sotto controllo medico”.

Parla poi del Remdesivir, farmaco antivirale approvato in uso d’emergenza, la cui efficacia si è vista in un sottogruppo di media gravità, riducendo così i tempi di ospedalizzazione.

Durante la conferenza sono stati menzionati anche degli anticorpi che combinati con l’antivirale sembrano avere una buona sinergia e quindi rafforzarne l’efficacia. La speranza che ancor dev’esser ben confermata potrebbe venire dall’uso degli anticorpi monoclonali. Ad oggi è stata dimostrata una relativa efficacia in alcuni gruppi di pazienti, ma non nei casi più gravi. Altri anticorpi monoclonali in fase di studio promettono di esser più potenti. “Il tentativo fatto in fretta è stato quello di andare a vedere se ci sono delle terapie che già usiamo per altri casi che possono essere efficaci per il coronavirus. Partire da zero con un farmaco radicalmente nuovo ha dei tempi più lunghi rispetto al vaccino. In primis bisogna scoprire questo farmaco e poi portarlo a livello clinico con le dovute prove di tossicologia”, conclude Assael.

Come convincere che un vaccino che contiene Rna messaggero non è il male?

“Sembra paragonabile alla fobia sugli Ogm”, esclama la giornalista Ovadia nel legger la domanda ai relatori, e cioè se il vaccino con Rna possa o meno modificare il Dna dell’uomo.

«Un’idea fantasiosa. Finora questa tecnica – ad eccezione dell’ebola, patologia ben lontana da noi – non si era ancora utilizzata, ma le tecniche che manipolano gli acidi nucleici (Dna o Rna) sono comunemente usate nei vaccini da molti anni, poiché colpiscono il cuore di virus e batteri, ossia il loro acido nucleico», illustra Greco. Le pratiche d’ingegneria genetica di virus e batteri, sono comunemente adoperate da circa tre decenni, un’informazione che è facilmente reperibile non in testi universitari, riservati a dottorandi o a ricercatori, ma nei comuni testi scolastici. “Per gli effetti collaterali sulla tecnica dell’Rna – innovazione molto importante e promettente – avremo l’assicurazione data dai trial, una volta approvati e pubblicati, dopodiché si procederà con uno studio di fase 4, monitorando tutti i vaccinati per mesi o anni per rispondere con più precisione alle eventuali domande”, concludono i relatori.

È proprio il caso di dirlo, un’immaginazione davvero disarmante, quella che riguarda la possibile mutazione di un umano a causa di un vaccino. “È come dire che un dado da brodo contenuto nel frigo può trasformarsi in mucca, uscire e sporcarci la cucina”, ha scritto sui social il virologo Roberto Burioni. J.K. Rowling ci potrebbe scrivere una nuova saga.