Una serata speciale a impastare la challà con Gheula Canarutto e La Pina

di Naomi Stern

gheula-pinaCosa ha in comune La Pina, speaker di Radio Deejay, con tanti tatuaggi quanti sono i giorni di un anno, con Gheula Canarutto Nemni, madre di sette figli con un libro appena pubblicato da Mondadori? A prima vista nulla, eppure le affinità durante la presentazione di “(Non) si può avere tutto” sono state molte, per non dire moltissime.

Due donne così diverse, entrambe dalla fortissima personalità e carisma hanno allietato due ore di presentazione del libro preparando la challà davanti a 40 spettatori nella cornice della Scuola di Cucina di Sale&Pepe, in Piazza Diaz, a pochi metri da Piazza del Duomo.

Dopo i primi minuti di presentazione formale del libro, definito dalla Pina “una versione di Sex and the City in chiave ortodox”, per preparare la challà sono intervenute due ospiti di eccezione: Paola Barale e Lorenza Branzi, sorella di Pina.

challotLa preparazione della challà è partita dalla base: l’uso della farina setacciata è importante per ricordare che ogni giorno dovremmo setacciare metaforicamente noi stessi tenendo il buono e buttando il cattivo. Sotto l’attenta guida di Gheula Canarutto si sono eseguiti tutti i passaggi per integrare le uova, attentamente controllate dalla Pina per verificare che non fosse presente del sangue, all’interno della farina. Poi è stata la volta dello zucchero – “tanto perché la dolcezza è importante!” – e del sale – “poco, mai esagerare”-. Gli ingredienti restanti (acqua, lievito e olio) sono stati poi aggiunti all’impasto rispettando i tempi di lievitazione e i passaggi della preparazione. La challà è stata rigorosamente impastata a mano da tutte e quattro le donne che, una volta tolti i rispettivi anelli, non hanno esitato a immergere le mani nel composto e a lavorarlo. Il calore delle mani è infatti un elemento fondamentale per la riuscita di una buona lievitazione della challà.

“Gheula ha un entusiasmo pazzesco e lo sprigiona in ogni cosa che fa!” continua La Pina a mano a mano che la lievitazione delle challot va avanti.

È stato interessante vedere come i quattro impasti, prima di essere coperti da un telo per dire poi la berachà – “tutte le cose importanti si coprono” – fossero visibilmente molto diversi l’uno  dall’altro, quasi a simboleggiare la diversità delle quattro donne che li avevano preparati con la stessa ricetta.

Il momento più toccante della serata è stato alla fine della berachà per le challot recitata da Gheula quando tutte le persone in sala hanno chiuso gli occhi ed hanno espresso un desiderio. “E’ sempre necessario avere chiaro i propri desideri. Ci sono mille occasioni in cui si possono esprimere e bisogna saper cogliere ogni opportunità per farlo, come questa per esempio” aggiunge la Pina.

Durante l’intreccio della challà tutti hanno dato prova di grande creatività e fantasia. La serata si è conclusa con un apprezzato rinfresco e tanti abbracci tra tutti i presenti.