di Marina Gersony
Il Gefilte Fish, un simbolo culinario universale. Lo sostiene la designer Roni Levit che ne tesse le lodi in un’intervista rilasciata alla giornalista Katrin Richter della Jüdische Allgemeine, autorevole settimanale ebraico tedesco.
La Levit, che tra l’altro possiede un sito molto interessante, ha allestito nel corso della Polish Culinary Week da poco conclusasi a Tel Aviv, una mostra sul famoso pesce: «Questo piatto è quasi un’icona – ha affermato -, c’è chi lo ama, chi lo odia, di fatto ne parlano tutti e ognuno esprime un’opinione in merito: alcuni lo gradiscono nella versione classica mentre altri hanno un’idea tutta loro su come prepararlo. Il Gefilte Fish è dunque un simbolo e dovremmo festeggiarlo tutti, anche coloro a cui non piace».
Durante la mostra la designer ha illustrato la storia di questo piatto attraverso info-grafiche e molti dati: le origini della ricetta, chi era uso mangiarla, in quali luoghi era maggiormente diffusa e come la preparazione si sia modificata nel corso degli anni. «Sono rimasta sorpresa dal fatto che non solo gli ebrei di origine est-europee lo apprezzino. Le mie ricerche hanno rilevato che piace agli ultra ortodossi come agli ebrei marocchini, iracheni e perfino a molti musulmani in Usa: gradiscono molto il cibo kosher perché non contiene maiale. Il 19 per cento del Gefilte Fisch in USA si vende ai musulmani».
Infine, la giovane designer racconta che ci sono molte varianti di Gefilte Fish, quel Fishel o Fishele, come si dice in yiddish, che pare porti anche fortuna: per esempio la versione vegana con Tofu e noccioline ma non solo…
Piace anche a lei il Gefilte Fish, ha chiesto infine la giornalista alla Levit: «Si, ma solo quello preparato da mia nonna, quindi non dolce, molto leggero e senza l’aggiunta di una salsa densa. Ma se lo chiede a qualcun altro le dirà che la versione dolce è la migliore. A casa nostra lo serviamo sempre a Pesach e a Rosh Hashanà».
Evviva il Gefilte Fish.