La grande mela e i suoi ebrei

Libri

Mille facce, una comunità.
Lubavitch, chassidim, liberal, ortodossi, modern orthodox, conservative e reformed, ebrei di destra e di sinistra, repubblicani e democratici, Black Jews e Bobov, hippy e religiosi. Parlano russo, yiddish, americano, pharsi, mangiano gefilte fish, knishes, baklawa, o hamburger, patatine e kosher sushi, ascoltano rap, canti di preghiera e folk music. Sono gli ebrei di New York raccontati nell’ultimo di libro di Maurizio Molinari, corrispondente de La Stampa di Torino dagli Stati Uniti.
Gli ebrei di New York è un interessante viaggio attraverso le mille sfaccettature della comunità ebraica newyorkese. Essa accoglie dentro di sé i personaggi, i riti, i pensieri più diversi, che contribuiscono tutti insieme alla formazione di un paesaggio culturale costituito da innumerevoli variabili, le quali si fondono in una forte armonia, entro la quale si respira una profonda sensazione di libertà di pensiero e di azione.
Con quasi un milione di ebrei, New York contende a Tel Aviv il ruolo di più grande città ebraica del mondo. Sparsi per i quattro angoli della città, da Manhattan al Bronx, fino a Brooklyn, ogni singolo gruppo ha colonizzato un quartiere, una zona, una strada. Gli ortodossi di Chabad hanno il loro quartier generale al 770 di Eastern Parkway, leggendaria sede del Rebbe Schneerson, i persiani-milanesi si ritrovano nei caffé di Great Neck, i Black Jews, ovvero gruppi religiosi che sposano il sincretismo tra la religione ebraica e quella cristiana, abitano Harlem, mentre Chelsea è il centro della congregazione Beth Simchat Torah, che riunisce ebrei gay, lesbiche, bisex e transex e dove la bandiera arcobaleno troneggia in bella vista sulla tevà. E se al momento delle elezioni, davanti alle urne il pensiero di tutti è quello di votare “contro lo zar”, ricordo delle generazioni scappate dalla Russia, il melting pot ebraico newyorkese è costituito da una molteplicità di idee, religiosità e filosofie, che hanno trovato il proprio equilibrio in una convivenza fertile e vivace.

Maurizio Molinari, Gli ebrei di New York, Laterza, pp. 234, e 16,00