Un'immagine della Marcia Artom del 2016

A 80 anni dalle leggi razziali, torna la Marcia Artom il 23 marzo a Torino

di Redazione
Torna la Marcia Artom, il consueto appuntamento celebrato in memoria di Emanuele Artom, il giovane partigiano ebreo catturato in Val Germanasca e morto alle Carceri Nuove a causa delle torture. Studioso brillante, destinato all’insegnamento, a un anno dalla laurea subì le interdizioni delle leggi razziali che gli preclusero ogni aspirazione intellettuale.

La marcia, organizzata dalle Comunità Ebraiche di Torino, Casale e Vercelli, e dalla Comunità di Sant’Egidio, si svolgerà il 23 marzo 2018 dalle 11: partenza dalla Stazione di Porta Nuova (lapide ai deportati presso il binario 17) e arrivo in piazzetta Primo Levi. Al termine, sono previsti gli interventi delle autorità e degli studenti, seguiti da un momento musicale.

L’edizione di quest’anno della marcia è dedicata appunto all’anniversario delle leggi razziali.

L’appuntamento sarà l’occasione per diffondere il testo dell’appello redatto dai promotori e sottoscritto dalle Istituzioni politiche e segnerà l’avvio di un ciclo tematico lungo tutto un anno, dal titolo «1938-2018. A ottant’anni dall’emanazione delle leggi razziali».

Interverranno: Dario Disegni (presidente della Comunità Ebraica di Torino), Chiara Appendino (sindaca della città di Torino), Nino Boeti (Vicepresidente del Consiglio regionale del Piemonte), Daniela Sironi (presidente della Comunità di Sant’Egidio del Piemonte).

«La Marcia Emanuele Artom – una marcia per ricordare, come da sempre la definiamo – è ormai a Torino un appuntamento centrale nel calendario civile della memoria, per rievocare il giovane storico, intellettuale ebreo, consapevole, brutalmente torturato e ucciso dai nazisti proprio in virtù del suo essere ebreo e consapevole – dichiara Dario Disegni, presidente della Comunità Ebraica di Torino -. La marcia di quest’anno assume una valenza particolarmente rilevante perché rifletteremo sull’80° anniversario delle infami leggi razziali, o meglio razziste, che espulsero i cittadini ebrei dalle scuole, dalle università e dai posti di lavoro, privandoli dei più elementari diritti civili e aprendo la strada alla deportazione e alla tragedia della Shoah. Ancora una volta siamo tutti chiamati a interrogarci sul significato della lotta di Emanuele Artom in quegli anni e sul significato della nostra memoria oggi, al riemergere di oscurantismi e fanatismi che ci illudevamo fossero stati definitivamente sconfitti».