di Redazione
Al Conservatorio “Verdi” di Milano, una serata dedicata a due figure centrali per il jazz in Italia, finora dimenticate
Oltre 1300 persone hanno partecipato alla serata “Milano è memoria” organizzata come ogni anno al Conservatorio in occasione del Giorno della memoria e quest’anno dedicata allo Swing di Ezio e Renato Levi. Un racconto in musica e parole di due figure della musica dimenticate, centrali per l’affermazione del jazz a Milano negli anni Trenta.
«Vi ringrazio di essere qui in così tanti. Grazie anche perché è un periodo in cui ci sentiamo drammaticamente isolati», ha affermato Daniela Dana , presidente dell’Associazione Figli della Shoah. Rav Alfonso Arbib, rabbino capo di Milano, ha espresso la propria gratitudine al pubblico. «Come comunità ebraica abbiamo molto bisogno di solidarietà, è un momento estremamente difficile in cui assistiamo a un aumento esponenziale dell’antisemitismo», ha sottolineato Arbib, esortando il pubblico a non sottovalutare gli allarmi del mondo ebraico. «Abbiamo bisogno dell’aiuto di tutti per affrontare l’odio antisemita», ha concluso il rav.
Poi spazio al racconto di Luca Bragalini della vita dei due Levi, intervallato dalla musica suonata dalla Verdi Jazz Orchestra diretta da Pino Jodice, che ha eseguito alcune pagine di Ezio Levi e dediche musicali a Renato Levi, tra le quali una composizione scritta appositamente da Pino Jodice.
Di Ezio Levi, Bragalini ha raccontato che, costretto a lasciare Milano a causa della promulgazione delle leggi razziali, riparò prima negli Stati Uniti e poi in Perù, a Lima. La traversata atlantica coincide con la fine del suo sogno di diventare musicista. Prima di lasciare Milano nel 1938, Ezio aveva firmato diversi articoli sul jazz su varie testate anche internazionali; aveva fondato una delle sale del prestigioso Campari della Galleria Vittorio Emanuele, il Circolo Jazz Hot Milano, uno dei primi jazz club d’Italia; aveva composto e dato veste discografica ad alcune squisite pagine di jazz; aveva scritto musiche per cortometraggi e aveva pubblicato il primo libro autorevole sul jazz pubblicato in Italia, Introduzione alla vera musica jazz.
Più oscura la figura di Renato Levi: proprietario di un negozio di dischi situato di fianco alla Scala, in via Verdi, nei bui anni del fascismo importava jazz dando la possibilità a giovani musicisti e critici di conoscere la musica sincopata americana. «Editore e direttore del primo mensile italiano dedicato alla discografia, concedeva un significativo spazio proprio al jazz di cui scriveva con grande competenza. Dalla metà degli anni Trenta invitò anche Ezio Levi a scrivere sul suo Il Disco, ma soprattutto pubblicò a proprie spese il già citato libro sul jazz del giovane amico». “Gli scavi” di Luca Bragalini hanno chiarito che Renato fu arrestato nel dicembre 1943, partì dal famigerato Binario 21 della Stazione Centrale di Milano per Auschwitz, dove trovò la morte nel gennaio del 1944.
Alla serata erano presenti anche alcuni discendenti dei due musicisti sparsi per il mondo, rintracciati da Bragalini durante la sua lunga ricerca durata anni e di cui ha condiviso dettagli e curiosità con il pubblico presente.
L’evento era organizzato da:
Associazione Figli della Shoah e Conservatorio di Milano, promosso da Comunità Ebraica di Milano, Fondazione CDEC, Fondazione Memoriale della Shoah. Con il patrocinio di: Regione Lombardia, Comune di Milano, Unione delle Comunità Ebraiche Italiane (Ucei). Con il sostegno di: Intesa San Paolo, Teva.