di Giovanni Panzeri
Il consigliere legale del Ministero degli Esteri israeliano, Tal Becker, ha introdotto le tesi della difesa accusando il Sudafrica di “mantenere strette relazioni con Hamas” e affermando che “ ha presentato alla corte una visione profondamente distorta della questione, a livello fattuale e legale”.
hamas
Germania e Ungheria concedono la cittadinanza agli ostaggi israeliani. Nuove prospettive nelle complesse trattative di liberazione
di Redazione
Si tratta di israeliani che hanno familiari nati nei paesi dell’Europa centrale. Questa concessione è avvenuta come parte di accordi che hanno portato al rilascio di palestinesi da parte di Israele. Tuttavia, nonostante ostaggi ebrei israeliani abbiano ottenuto la cittadinanza tedesca e ungherese, alcuni di loro sono ancora detenuti.
L’imparzialità non è più una virtù
di Emanuele Calò
Ho visto una locandina di un convegno milanese su Gaza, organizzato di recente da chi intitola la propria esistenza alla battaglia per la legalità, tenuto presso un istituto scolastico. È un po’ la fotocopia di migliaia di convegni precedenti e di altrettante migliaia di convegni a seguire.
7 ottobre – 7 gennaio: bilancio di tre mesi di conflitto
di Anna Balestrieri
Le perdite da parte israeliana ammontano a circa 1.200 persone. Dall’inizio dell’operazione di terra sono 176 i soldati che hanno perso la vita nel confronto con l’organizzazione terroristica. Il numero di ostaggi che si crede essere tuttora nelle mani di Hamas è di 136. Secondo il Ministero della Sanità di Gaza, almeno 22.722 palestinesi sono stati uccisi dall’esercito israeliano dall’inizio della guerra.
La parola impronunciabile, ossia “sionismo”. Tutti la nominano, pochi ne sanno il significato
di Claudio Vercelli
In nessun conflitto, tra singole persone così come anche tra comunità – posto che quest’ultimo è tale poiché vede parti tra di loro contrapposte per un unico obiettivo collettivo – sussiste una sola ragione. Bisogna sempre e comunque contemperare i diversi punti di vista.
Quando l’Occidente smetterà di cullarsi nelle sue soffici illusioni?
di Angelo Pezzana
[La domanda scomoda] Il pogrom di Hamas contro Israele il 7 ottobre ha risvegliato una soluzione del rapporto tra Israele e palestinesi che, se realizzata, si trasformerebbe in un incubo, e nel seme di una prossima guerra.
Non ci resta che combattere: la posta in gioco? La nostra indipendenza morale e di tutto l’Occidente
di Paolo Salom
L’attacco del 7 ottobre contro civili inermi, le violenze degne dei peggiori atti della Shoah sono soltanto la punta dell’iceberg e hanno squarciato il velo. Come spiegare altrimenti le manifestazioni di solidarietà ai terroristi di Hamas.
La guerra al terrorismo passa anche da una vignetta
di Pietro Baragiola
Da sempre il “witz”, il motto di spirito, è stato usato dagli ebrei per esorcizzare l’orrore di persecuzioni e pogrom; una valvola di sfogo, un modo per dire “è orribile, ma ci siamo già passati, lo supereremo”.
Israele, si torna nei campus, fra tensioni e paura
di Anna Balestrieri
Dagli eventi del “Sabato Nero” del 7 ottobre circa un centinaio di studenti israeliani, principalmente arabi, sono stati sospesi dagli studi a causa di presunte simpatie per Hamas.
130 ostaggi ancora a Gaza: la protesta delle famiglie
dalla nostra inviata Sofia Tranchina
I genitori degli ostaggi, i fratelli, gli amanti, gli amici, i figli, i nipoti e chiunque percepisca l’urgenza della causa, si radunano sabato 30 gennaio davanti alla base militare di Tel Aviv con una sola richiesta per il governo Netanyahu e il Gabinetto di Guerra: che la liberazione degli ostaggi sia una priorità assoluta.
Fare Memoria dopo il 7 ottobre: è ancora possibile?
Attualità
Guerra tra Israele e Hamas: l’equilibrismo della Chiesa e la delusione degli ebrei
Cultura
Ugo Volli: «Sulla Shoah, il mio libro più difficile e più necessario»
Comunità
Shidduch 2.0. Alla scoperta dei siti e app di incontri per giovani ebrei
Da Ashkelon, la voce di una ex-alunna della nostra Scuola
di Tamida Bruckmayer
Ex Alunna della Scuola Ebraica di Milano che vive ad Ashkelon in Israele da anni
Si parla di “ritorno alla quotidianità al Sud di Israele”. Un allarme o due al giorno, in una grande città come Ashkelon o Ashdod, sono parti della Quotidianità. E se due volte al giorno ci fossero allarmi a Milano o a Roma, avremmo chiamato così la nostra vita: una semplice “quotidianità”?