I fotografi di Hamas vincono il contest fotografico POY

di Anna Balestrieri
Ali Mahmud, fotoreporter freelance nelle fila della Associated Press (AP), ha contribuito alla vittoria dell’agenzia di stampa del “Team Picture Story of the Year”. Il premio è stato conferito da POY, o Pictures of the Year International, un prestigioso concorso fotografico e un programma educativo che celebra l’eccellenza nel fotogiornalismo promuovendo al contempo la verità e l’empatia attraverso l’obiettivo di una fotocamera.

La categoria “Team Picture” premia lo sforzo collaborativo di uno staff fotografico nel coprire un singolo argomento o notizia. La foto vincitrice ha catturato il cadavere seminudo della giovane influencer israelo-tedesca Shani Louk trasportato dai terroristi di Hamas il 7 ottobre.

Altre foto incluse nella proposta, per lo più attribuite a diversi fotografi che rappresentano l’Associated Press, raffiguravano edifici distrutti o danneggiati a Gaza, palestinesi feriti o deceduti e israeliani in lutto ai funerali o in fuga da attacchi missilistici.

Il concorso è stato criticato su Instagram per aver pubblicato notizie sulla vittoria di AP senza nemmeno menzionare il nome della vittima raffigurata nella foto di Mahmud, spingendo gli utenti a chiederne la rimozione ed esprimere preoccupazioni circa il rispetto della memoria di Shani Louk e dei desideri della sua famiglia.

Inoltre, il nome di Mahmoud, il fotografo della controversa immagine, era stato precedentemente menzionato in un rapporto con cui i genitori di Louk e altre vittime del massacro avevano fatto causa ad AP e Reuters, sostenendo collegamenti tra i fotoreporter impiegati e organizzazioni terroristiche, negati dalle agenzie di stampa per mancanza di prove.

L’inviata speciale per la lotta all’antisemitismo, Michal Cotler-Wunsh, ha criticato quella che ha definito “la normalizzazione e l’integrazione di Hamas e di altri gruppi terroristici di regimi autoritari assassini”. L’attivista ha denunciato su Facebook: “ecco come si presenta la normalizzazione dell’odio antisemita. Mai più: è adesso.”

Una conoscenza precedente dei fotografi e un potenziale coinvolgimento nel massiccio attacco sul suolo israeliano, anche solo nel tentativo di catturare un momento significativo, sono stati supposti da molti osservatori. Un tentativo di chiarire il dubbio che “alcuni dei fotogiornalisti fossero stati avvisati in anticipo dell’imminente attacco, e che abbiano deciso di tacere il pericolo agli organi di sicurezza per riservarsi il vantaggio mediatico che avrebbero avuto essendo gli unici a trovarsi sul posto” è stato compiuto dall’inchiesta di HonestReporting. La CNN ha deciso di sospendere i propri collaboratori in attesa di notizie più certe circa il loro coinvolgimento, mentre la Reuters ed Associated Press hanno negato con forza ogni accusa.