Quando c’era lui… la propaganda fascista, dal regime all’era dei social

Spettacolo

di Giovanni Panzeri
Come sfatare i vecchi miti, purtroppo ancora attuali, del regime fascista e capire perché, ad oltre 70 anni dalla sconfitta del regime, sono ancora tra noi? Questo è il tema al centro del documentario di Pietro Suber e Luca CambiMussolini. Ha fatto anche cose buone? Propaganda di ieri e fake news di oggi”, liberamente ispirato al libro di Francesco Filippi “Mussolini ha fatto anche cose buone. Le idiozie che continuano a circolare sul fascismo” e presentato lunedì 10 gennaio al cinema Anteo di Milano.

Il documentario non si limita a confutare puntualmente, tramite la presentazione di dati e l’intervento di esperti, i principali miti del fascismo ma cerca di gettare luce sulla mentalità e sulle contraddizioni dell’epoca, facendo emergere le voci di carnefici e vittime,  comprese quelle di membri della comunità ebraica che, per convinzione o educazione, in quel regime e in quei miti ci avevano creduto per poi trovarsi traditi, respinti e perseguitati.

L’idea alla base del documentario e la sua realizzazione sono state descritte in una breve presentazione in cui sono intervenuti diversi ospiti legati al progetto.

Dopo l’ intervento istituzionale dell’Assessore alla Cultura  del Comune Tommaso Sacchi la parola è passata alla produttrice Didi Gnocchi, fondatrice di 3D Produzioni e giornalista di lungo corso, che ha sottolineato come questo documentario sia nato “per un desiderio di capire e di affrontare” le radici e la persistenza del fascismo grazie all’unione dei progetti di Pietro Suber e Francesco Filippi.

È poi seguito l’intervento in collegamento dello stesso Suber, giornalista noto anche per i suoi lavori d’inchiesta sul periodo della seconda guerra mondiale.“Il nostro paese ha fatto i conti con la memoria del ventennio in maniera abbastanza strana – ricorda Suber, spiegando le ragioni che lo hanno spinto a scrivere il progetto – e anzi negli ultimi anni abbiamo notato una banalizzazione della lettura del fascismo. Sembra che si sia trattato di un regime all’acqua di rose che ha fatto tanti errori, come la discesa in guerra o le leggi razziali, ma sostanzialmente ha fatto tante cose buone. Si dovrebbe mettere in evidenza che il regime fascista si è sempre basato essenzialmente sulla violenza. Si dimentica che già prima della marcia su Roma, prima del 22, ci furono migliaia di vittime con l’assalto alle case del popolo e alle sedi dei giornali. Fu un processo lento e progressivo che fece della violenza la propria bandiera.”

Il film, secondo Suber, nasce proprio dal chiedersi come sia possibile che in Italia non ci sia stato lo stesso rifiuto dell’eredità fascista avvenuto da altre parti  e dalla consapevolezza che “per mantenere la memoria e proteggersi dalle nostalgie del fascismo è necessario raccontare i fatti. Raccontarli attraverso i protagonisti, quelli che ci sono ancora, e gli studiosi. Perché, anche se non si ripresenterà nelle stesse forme di allora c’è sempre il rischio di una deriva autoritaria.”

Al suo intervento è seguito quello dello storico Francesco Filippi, autore del libro a cui si è liberamente ispirato il film, che ha sottolineato come questi ultimi  possono essere strumenti importanti per chi si trova a fronteggiare bufale e fake news ogni giorno sui social, tenendo conto che “il problema all’origine della diffusione delle bufale sul fascismo non sono i social, ma la tendenza che ha la gente, noi compresi, di fare del passato un luogo sicuro, un luogo in cui poter sognare qualcosa che è stato. Le bufale sul ‘fascismo buono’ sono state sgominate da anni dalla ricerca storica e dall’accademia, e la domanda da porsi è perché questo non sia stato recepito dalla coscienza della società”.

David Ottolenghi (in arte Gioele Dix), noto attore e voce narrante del documentario, ha infine concluso la presentazione evidenziando come il film racconta lo shock, il senso di tradimento e di abbandono causato dalle leggi razziali anche su famiglie ebree che fino ad allora si consideravano profondamente “italiane ed integrate”.