Scienziati israeliani attraverso l’editing genomico distruggono il DNA del cancro

Salute

di Michael Soncin
Un team di scienziati israeliani dell’Università di Tel Aviv attraverso l’utilizzo di “forbici microscopiche” per individuare ed eliminare le cellule cancerogene, afferma di poter distruggere un tumore, con 1 o massimo 3 trattamenti. I risultati dei test sugli animali sono appena stati pubblicati, mentre la sperimentazione sull’uomo è prevista entro 2 anni.

Il metodo è così preciso che permette di colpire solo le cellule interessate, lasciando intatto tutto ciò che le circonda. Si tratta di “forbici molecolari”, costituite da proteine della classe delle nucleasi, capaci di correggere in modo specifico la sequenza di DNA interessato.

Forbici molecolari che tagliano il Dna, secondo uno studio dell'Università di Tel Aviv
Forbici molecolari che tagliano il Dna, secondo uno studio dell’Università di Tel Aviv

Lo studio pubblicato su Science

“Questo è il primo studio al mondo a dimostrare che il sistema di editing del genoma CRISPR, che funziona tagliando il DNA, può essere efficacemente utilizzato per curare il cancro in un animale”, ha affermato al Times of Israel il professor Dan Peer, esperto nel campo dell’oncologia dell’Università di Tel Aviv. “Non ci sono effetti collaterali e crediamo che una cellula cancerogena trattata in questo modo non possa mai più attivarsi”.

Questa tecnologia consente di modificare e distruggere qualsiasi gene di specifico interesse in qualsiasi tipo di cellula e quindi le possibilità d’azione sono sostanzialmente infinite.

La sua ricerca peer-review è stata pubblicata sulla rivista Science Advances, del gruppo Science che è insieme a Nature una tra le più prestigiose riviste in campo scientifico a livello mondiale.

Peer l’ha definita “una chemioterapia più elegante” e ha detto che sogna che sostituirà la chemio, che solitamente ha un impatto drastico sui malati di cancro poiché viene somministrato in tutto il corpo. “Questa tecnologia può estendere l’aspettativa di vita dei malati di cancro e speriamo, un giorno, di curarne la malattia”.

Come riporta Science Advances i test sono stati effettuati utilizzando la tecnologia su centinaia di topi e si pensa che possa essere somministrata nell’essere umano entro due anni. “I ricercatori hanno scoperto che i topi con cancro che hanno ricevuto il trattamento avevano il doppio dell’aspettativa di vita del gruppo di controllo e il loro tasso di sopravvivenza era del 30% più alto”, riporta il quotidiano.

Un’iniezione per guarire dalla malattia

Il professore spiega che la tecnologia deve essere ulteriormente sviluppata, poiché il trattamento sarà adattato all’uomo e personalizzato su ciascun paziente. Il fattore fondamentale è la dimostrazione che questo metodo può uccidere le cellule tumorali.

Si partirà da una biopsia ed in seguito si procederà ad un iniezione generale o diretta al tumore, in base a ciò che è più idoneo. L’iniezione consiste di tre componenti: una nano particella formata da lipidi, RNA messaggero che “codifica” la “piccola funzione forbice” per tagliare il DNA, e un sistema di navigazione che “riconosce” le cellule cancerose.

Per lo studio sono stati scelti il glioblastoma e il cancro ovarico metastatico, due dei tumori più mortali. Il glioblastoma è il tipo più aggressivo di cancro al cervello, con un’aspettativa di vita di 15 mesi dopo la diagnosi e un tasso di sopravvivenza a cinque anni di solo il 3%.

“Quando dodici anni fa abbiamo parlato per la prima volta di trattamenti con RNA messaggero, la gente pensava che fosse fantascienza”, ha detto il ricercatore. “Credo che nel prossimo futuro, vedremo molti trattamenti personalizzati basati sui messaggeri genetici, per il cancro e le varie malattie genetiche”.

“Sfortunatamente esistono più di 500 differenti tipi di cancro, alcuni di loro hanno caratteristiche genetiche uniche e quello che vorremmo fare è di poter utilizzare la nostra strategia per colpire quei tipi specifici”, conclude il professor Peer.

https://www.youtube.com/watch?v=Mmar45X2oS8&feature=youtu.be

(Foto: courtesy University of Tel Aviv)