Il Papa si dimette. I Rabbini italiani commentano

Opinioni

Benedetto XVI all'uscita del Duomo di Milano durante la visita del 2 giugno 2012

La notizia delle dimissioni dal soglio pontificio di Joseph Ratzinger ha colto tutti di sorpresa, dagli ambienti vaticani al mondo politico italiano, a quello tedesco e di tutto il mondo. La notizia è letteralmente rimbalzata sui siti e i media internazionali.
Abbiamo chiesto ad alcune autorità rabbiniche italiane un commento a caldo.

Il rabbino Giuseppe Laras, Presidente del Tribunale Rabbinico del Centro-Nord Italia e grande protagonista del dialogo ebraico-cristiano dai tempi del Cardinale Carlo Maria Martini, è stato il primo a rilasciarci una dichiarazione sulla notizia del giorno.

“Ho appreso la notizia delle dimissioni di Papa Benedetto XVI e ho letto con attenzione il breve discorso del Papa in cui egli annunziava questa sua sofferta e importante decisione.
Trovo si tratti di un segno di grande umiltà, dignità e coraggio” ci ha detto al telefono.
“In questi anni ci sono stati momenti in cui mi sono trovato in forte dissenso nei confronti di Benedetto XVI, come pure -in altre occasioni- ho avuto invece modo di fargli pervenire espressioni di apprezzamento per alcune decisioni e posizioni da lui assunte o in relazione a suoi interventi.
In questo delicatissimo momento sento il bisogno di esternare al Papa la mia stima nei confronti della sua persona e del suo Magistero, come pure la mia personale vicinanza, formulandogli i migliori e più fervidi auguri per il futuro.

Il rabbino capo della Comunità di Roma, Rav Riccardo Di Segni si è detto come molti, sorpreso e colpito dalla decisione del Pontefice, ma anche rammaricato per il venir meno di un rapporto che si è sempre basato sulla reciproca stima. “La prima reazione è stata la grande sorpresa per la decisione di Papa Benedetto XVI di lasciare il Pontificato il prossimo 28 febbraio. Segue il rammarico: il rapporto con questo Papa è stato basato sulla stima. Benedetto XVI è stato ed è un interlocutore dotto e sensibile e abbiamo apprezzato in particolare la sua attenzione a sottolineare le radici ebraiche del cristianesimo, come premessa per un rapporto rispettoso e costruttivo. Certo –  osserva ancora rav Di Segni – non sono mancati momenti di divergenza, inevitabili per le differenze essenziali e insanabili tra i due mondi; ma c’è stata sempre una volontà positiva di confronto e di costruzione. Non sarà dimenticata la sua visita alla Sinagoga di Roma nel Gennaio del 2011, come segno di continuità nella traccia segnata dal suo predecessore”.

“È una notizia che lascia sbigottiti, che apre scenari assolutamente nuovi per la storia del mondo” ha dichiarato rav Elia Richetti, presidente dell’Assemblea rabbinica italiana. “Bisognerà vedere ora chi sarà il successore, e quale sarà il ruolo di Ratzinger dopo queste dimissioni. Si aprono, insomma, una serie di interrogativi, di cui seguiremo con attenzione e vicinanza l’evoluzione”.

Il rabbino capo della Comunità ebraica di Milano, rav Alfonso Arbib, ieri in serata, dopo una giornata di ipotesi sui motivi reali o reconditi che possono aver portato Benedetto XVI ad una decisione tanto clamorosa (le ultime dimissioni di un papa risalgono al XV sec.!), ha dichiarato: “Rispetto le motivazioni che sono state date per spiegare le dimissioni: non mi piace fare dietrologie, e quindi accetto quello che è stato detto. Papa Benedetto XVI è stato sostanzialmente un continuatore del papa precedente sulla strada del dialogo e in generale del rapporto con gli ebrei, che è profondamente cambiato negli ultimi anni. Certo – continua Arbib – alcune iniziative sono state discutibili e a suo tempo discusse dal rabbinato: per la reintroduzione della preghiera del venerdì santo in cui si parlava di conversione, ad esempio, è nata un’accesa controversia, che ha visto l’intervento dell’Assemblea Rabbinica e che si è conclusa con una dichiarazione della conferenza episcopale in cui si correggeva il tiro. Ma, nonostante ciò, il giudizio complessivo è positivo: papa Benedetto XVI ha saputo continuare il dialogo ebraico-cristiano e soprattutto la rivalutazione delle radici ebraiche del cristianesimo. Ora possiamo solo attendere l’elezione del nuovo papa, ma siamo speranzosi e fiduciosi che anch’egli continuerà sulla strada del dialogo”.