Quante storie racconta il dottore…

Libri

di Marina Gersony

Dopo Svita, Luciano Bassani torna in libreria con una raccolta di racconti curiosi, a volte tragicomici e surreali, nella migliore tradizione del witz ebraico. Le illustrazioni, dalla mano felice di Jean Blanchaert, impreziosiscono il testo, edito da Salomone Belforte.

«Quante storie! Amici, pazienti e galeotti, senza dimenticare i cani»: si intitola così l’ultimo libro di Luciano Cesare Bassani, un libro impreziosito dalle illustrazioni raffinate di Jean Blanchaert, gallerista, curatore, critico d’arte e calligrafo che sarà sul palco del Teatro Parenti di Milano insieme all’autore, alla giornalista Francesca Tumiati e al tenore Danilo Formaggia per la presentazione, in data da definire.

Si tratta di un libro in cui il noto e stimato fisiatra milanese ripercorre con garbo, ironia e talvolta nostalgia le vicende di amici, pazienti e perfino galeotti passati nel suo studio o incontrati nel corso della vita; un libro di racconti rapidi e graffianti che si leggono d’un fiato ma che si possono anche sfogliare, riporre e riprendere in mano senza perdere il filo (Salomone Belforte Editore, pp. 179; euro 30,00). Scorrono così, una via l’altra, le vicende vere e romanzate di personaggi di ogni età e provenienza; vicende attuali o del passato arricchite da spunti autobiografici capaci di cogliere le situazioni più curiose e inaspettate che la vita presenta ogni giorno nel bene e nel male; storie, coincidenze, passioni e sentimenti che raccontano la vita e le vite, quelle vies minuscules, come le ha definite lo scrittore Pierre Michon, che rivelano miserie e splendori dell’esistenza umana e che il medico, scrittore notturno per diletto, presenta al lettore in questa sua seconda felice prova narrativa. (Il suo primo libro, un intenso memoir, s’intitola Svita, editore Nuages, euro 15,00).

Ed ecco spuntare i destini che si incrociano, si scontrano e si allontanano in un’inedita comédie humaine dei nostri tempi che Bassani coglie con la chirurgica precisione dell’osservatore attento (non anticipiamo troppo per non togliere la curiosità della lettura e non svelare i particolari…): ci sono le vicende surreali del malavitoso generoso e della signora con il trauma della sopravvissuta ai Lager; della sacerdotessa egizia e del feticista delirante; del medico eremita e del conte nostalgico; della salutista a oltranza e dell’eroe di guerra geniale… e c’è pure Teodoro, delizioso bassotto sionista, chiamato così in affettuoso omaggio a Herzl. Il tutto raccontato con verve e con quel tipico sense of humor ebraico alla Woody Allen che fonde autoironia e leggerezza, pessimismo e speranza, basati su quel formidabile meccanismo secolare capace di partorire il comico dal tragico e alternando giochi di parole a ironia metafisica pungente. «Questo mio libro è una galleria di personaggi in cui ognuno, a modo suo, ha dato e ricevuto qualcosa – scrive l’autore nell’introduzione –. Ogni racconto mi aiuta a ricordare, prima che lo scorrere del tempo offuschi e affievolisca la memoria».

Decisamente spassosi alcuni racconti tra cui La cicciona e la frattura di Palmiro che, oltre a narrare una vicenda a dir poco esilarante, la dice lunga sulla tipologia di alcuni pazienti che approdano nel noto studio medico milanese: protagonista un ex sessantottino occhialuto, sposato con un’insegnante nutrita di cultura e di robusti piatti di spaghetti. Il malcapitato, prima di farsi visitare, racconta allo sbigottito dottore di come un giorno, scendendo giù per le scale, sia stato travolto dai cento chili della moglie rimanendo a terra immobile e rantolante con una gamba rotta… Senza contare la consorte visibilmente accartocciata contro il portone dopo averlo sfondato con il suo ragguardevole peso. Ma il bello viene con la comparsa di un ignaro condomino, convinto che i due disgraziati siano degli intrusi… «Mentre lui parlava – scrive Bassani divertito – mi venne in mente l’immagine del signore che lo aveva legnato scambiandolo per un malvivente e mi scappò da ridere in modo quasi irrefrenabile, lasciando Palmiro attonito e di stucco perché non capiva cosa ci fosse da ridere in quella situazione che a lui sembrava oltremodo tragica». Il resto della storia è tutto da leggere…

Non poteva che scegliere la formula del racconto il dottor Bassani che ben conosce l’arte della battuta oltre a saper delineare con brevi tratti sapienti la complessità della Vita, facendoci commuovere ma anche ridere di gusto; il racconto, dicevamo, considerato un genere letterario nobile per la maggior parte delle tradizioni e culture e incautamente maltrattato dagli editori e dagli agenti letterari nostrani (il romanzo dilata, il racconto sintetizza); un genere che sta riscuotendo tuttavia sempre più consenso tra i lettori che lo trovano più agile, fruibile e soprattutto in sintonia con questi nostri tempi velocissimi e sempre più accelerati. E i lettori, alla fine, sono quelli che contano.

Luciano Bassani, Jean Blanchaert (illustrazioni),
Quante storie!,
Salomone Belforte, pp. 179, 30,00 euro.