C’è un mondo cristiano innamorato di Israele e del sionismo? Sì

Libri
[Scintille: letture e riletture]

di Ugo Volli

Lo storico Elia Boccara narra un sorprendente capitolo filosemita

Si può chiamarlo antisemitismo, un termine che ha un secolo e mezzo di vita, oppure antigiudaismo, giudeofobia, antiebraismo. Certo è che il popolo di Israele è stato oggetto di odio e diffamazione in gran parte della tradizione intellettuale europea – e anche in quella islamica, che qui non ci interessa. Non sono stati solo i nazifascisti, la plebe facile all’odio, i razzisti; buona parte dei migliori filosofi e scrittori e teologi e artisti e politici europei, quando si sono espressi sul popolo ebraico, hanno mostrato un grado di odio e ribrezzo senza pari.

Non solo Goebbels e Heidegger e Rosenberg e Torquemada e Céline; ma anche Sant’Agostino e Sant’Ambrogio, Lutero ed Erasmo, Kant e Hegel e Fichte e Wagner e mille altri che non c’è qui lo spazio per nominare. Questa funesta eredità antisemita agisce ancora sottotraccia: non c’è altro modo di dare ragione della violenta ostilità che l’Europa nutre verso lo Stato di Israele se non pensando al volgersi in politica internazionale dell’“odio antico” contro gli ebrei e le loro comunità.

È su questo sfondo che si apprezza meglio il libro di Elia Boccara intitolato Sionisti cristiani in Europa – Dal Seicento alla nascita dello Stato di Israele (Giuntina). La parola “sionisti”, anch’essa nata meno di un secolo e mezzo fa, è una voluta forzatura: si tratta di persone che si proclamano amiche degli ebrei e ne comprendono il diritto, basilare per ogni popolo, all’autogoverno in una patria, auspicando dunque il ritorno in Terra di Israele. Si tratta però di eccezioni, persone illuminate spesso più dalla lettura delle Scritture che da una conoscenza effettiva di ebrei, che proprio per questa conoscenza letteraria vengono per lo più da settori marginali del cristianesimo, sono sospetti di eresia o appartengono a correnti minoritarie del Cattolicesimo o più spesso del Protestantesimo. Nel libro di Boccara, si merita innanzitutto un capitolo Jean Racine, il grande autore drammatico del Seicento francese vicino al giansenismo di Port Royal; la prova del suo “sionismo” sta in un’opera tarda, scritta per un collegio di fanciulle sotto la protezione del Re Sole. Si tratta della storia di Ester, che viene riletta sottolineando il diritto degli ebrei al ritorno a Gerusalemme. Poi vengono Padre Antonio Vieira, un gesuita portoghese che fu vicino alla comunità ebraica di Amsterdam, pubblicò degli scritti contro l’inquisizione ed ebbe i suoi guai per questo; Jean-Jacques Rousseau si lanciò in qualche pagina filoebraica dell’Emile, per gli ambienti inglesi puritani e non conformisti.

Da questo mondo emergono alcuni personaggi molto significativi, innanzitutto una grande scrittrice come George Eliot, soprattutto col romanzo Daniel Deronda, ma anche alcuni militari influenti sull’insediamento ebraico durante il Mandato britannico di Palestina, come Wyndam Deeds e Orde Wingate. In questo contesto vi è posto anche per un cappellano anglicano che fu un importante collaboratore di Herzl, William Hechler, e compare anche il calabrese eroe del Risorgimento Benedetto Musolino.

Sono storie assai diverse fra loro, per profondità di impegno, valore letterario e influenza politica. Storie anche isolate, di persone che non si conoscevano e non appartenevano allo stesso ambiente, se si fa eccezione per una tradizione britannica effettivamente importante e continuativa. Elia Boccara ha un grande merito a rievocarle, colmando una certa disattenzione per dei rapporti che senza dubbio hanno un valore significativo di testimonianza. Questa linea minoritaria di pensiero, che Boccara descrive con passione e lucida capacità di documentazione, mostrano fra l’altro che fu sempre possibile, per chi lo voleva, non essere ideologicamente nemici degli ebrei, non condividere il desiderio di genocidio culturale, se non fisico, che fu così largamente condiviso in Europa per tanti secoli. Il che sottolinea la responsabilità di chi invece non si sottrasse ad esso.