“Lo stato d’animo quando suonavamo era una specie di gioia perchè la sensazione generale era che eravamo abbandonati, che eravamo rinchiusi e non c’era nessuno ad aiutarci. (…) Suonavamo e abbiamo sentito questa libertà”. Paul Sandfort (Aron Rabinowitsch, in origine) è solo uno dei musicisti che subirono la deportazione e che nello stato di prigionia in cui vivevano, trovarono nell’amore per la loro arte, la musica, una via di sopravvivenza, anche momentanea come fu per Viktor Ulmann, per Gideon Klein o Boaz Bischofswerder.
Le musiche composte dai prigionieri rinchiusi nei campi nazisti fra il 1933 (in quell’anno furono aperti i campi di Dachau e Börgermoor) e il 1945, sono raccolte ora in un’unica grande collezione di 24 CD dal titolo “KZ Musik. La produzione musicale nei campi di concentramento”. e raccoglie le musiche composte da musicisti imprigionati, deportati, uccisi, sopravvissuti provenienti da qualsiasi contesto nazionale, sociale e religioso in tutti i campi di concentramento. L’enciclopedia nasce da un’idea del maestro Francesco Lotoro, considerato la massima autorità internazionale nella ricerca musicale concentrazionaria, e direttore dell’Istituto di Letteratura musicale concentrazionaria di Barletta, autore e produttore artistico dell’Enciclopedia nonchè interprete delle opere pianistiche e direttore della produzione sinfonica.
Lunedì 6 febbraio l’uscita di questa straordinaria raccolta musicale è stata presentata alla Camera dei Deputati. Sono intervenuti il curatore, Franco Bixio, Silvia Godelli, Assessore al Mediterraneo Regione Puglia, Francesco Lotoro, pianista e autore dell’Enciclopedia, Fiamma Nirenstein, vice-presidente della Commissione Esteri e Franco Piperno, docente di Musicologia e Storia della Musica all’Università La Sapienza di Roma.
L’ Enciclopedia è composta oltre che da 24 cd, da un volume realizzato con il sostegno della Regione Puglia, contenente la guida all’ascolto, il profilo storico dei campi, le note biografiche sui musicisti e il piano completo dell’opera.
“Ci sono voluti 22 anni di ricerca per trovare e raccogliere le musiche» spiega Lotoro. «Dal 1933 al 1945 decine di musicisti imprigionati hanno scritto oltre 4mila partiture musicali, di tutti i generi, e lasciato 13.000 documenti cartacei, note scritte su qualsiasi materiale, compresa la carta igienica. Tutto questo fa ora parte dell’Enciclopedia”
“Recuperare, eseguire e registrare tutte le opere scritte dai musicisti nei Campi di concentramento è uno dei più importanti traguardi della nostra generazione, ha osservato ancora Lotoro. Occorre agire perché questa musica si riprenda decenni di vita interdetta e passi dall’eccezionalità della produzione musicale scritta in cattività alla normalità dell’esecuzione concertistica o dello studio delle loro opere. Perché è ciò che gli Autori di questa musica avrebbero voluto”.
[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=n8fMXd0PfVw&feature=player_embedded#![/youtube]