Shirley Siegal, l’artista israeliana che dal 7 ottobre dipinge le soldatesse dell’Idf

Arte

di Michael Soncin
Il 7 ottobre 2023 è stato per Shirley come per tanti israeliani un trauma profondo, una ferita aperta ancora oggi in tutto il paese. Ma come gestire una tempesta di emozioni che segnano nel profondo dell’animo? Lei ha risposto dipingendo le donne dell’Idf , trasferendo direttamente sul foglio l’incredibile spirito di unione che ha visto tra queste giovani ragazze.

«Sono la pecora nera della famiglia!». Inizia così con queste parole e una forte risata l’intervista a Shirley Siegal, pittrice israeliana che vive a Lapid. Praticamente, tutti i suoi parenti hanno scelto la strada della medicina, mentre lei da anni, parallelamente alla professione di archeologa, porta avanti quella di artista, in cui predilige la tecnica dell’acquerello e dell’olio.

«Sono una persona molto sensibile. Pensavo che esserlo fosse un difetto, ma poi una volta che sono diventata un’artista professionista ho capito che essere estremamente sensibili è una forza. È come avere un sesto senso, che dovresti condividere con gli altri, in quanto permette di vedere il mondo da una prospettiva che altri non riescono a cogliere».

Tutto è iniziato dal 7 ottobre 2023

Shirley grazie alla sua sensibilità riesce a catturare i soggetti che sono sotto gli occhi di tutti noi, per poi restituirli attraverso i suoi dipinti, mostrando un’angolazione insolita. Un tema che ha deciso di interpretare da un paio d’anni è quello delle donne soldato. Tutto è iniziato mentre era in Portogallo con i suoi studenti per una competizione artistica. Era il 7 ottobre 2023, il giorno in cui i terroristi di Hamas sono entrati in Israele uccidendo dei ragazzi ad un rave party, violentando le donne ed andando casa, per torturare i civili nei modi più brutali, bimbi compresi.

«Abbiamo impiegato tre giorni per trovare un volo. Dal Portogallo era impossibile ritornare in Israele. Quando sono poi arrivata a casa non avevo le chiavi per entrare. La mia famiglia era in attesa di arruolarsi nell’esercito, ed erano tutti a Gaza. È stato davvero spaventoso. Mio marito ha lasciato le chiavi al vicino, ma dalla porta mi aveva detto di chiamarlo al telefono per essere sicuro che fossi io, perché non intendeva aprire a nessuno. Una volta che sono entrata, il frigo era vuoto, al supermercato non c’era praticamente più nulla. Per le prime settimane ho dormito con un coltello vicino al letto, per paura che entrasse qualcuno dentro l’abitazione. Ero terrorizzata».

Le donne, tema ricorrente nei suoi dipinti

Il 7 ottobre sarà un vortice di emozioni, dal panico all’ansia, invaderanno il suo corpo. Ma come gestire tutto ciò? «Ho poi realizzato che dovevo fare qualcosa. Molte donne in Israele avevano iniziato a preparare i pasti per l’esercito ma io non intendevo causare danni con la mia cucina ai soldati! Stavo pensavo a come rendermi utile, così ho deciso di dipingere. Mi è stato consentito di trascorre del tempo assieme alle soldatesse, per ritrarle. Ci sono voluti due mesi per ottenere il permesso da un responsabile dell’IDF».

«Le donne sono una costante nei miei lavori, come quelle che ho dipinto quando sono andata a Rehovot per ritrarre le scienziate al Weizmann Institute of Science. «Nell’esercito ho potuto assistere ai momenti di intimità, vedendo l’incredibile solidarietà che c’è tra loro. È un’unione incredibile che si può osservare dalla condivisione degli spazi personali al supporto emotivo incondizionato. Mi trovavo nel sud d’Israele, in delle unità dove c’erano anche delle combattenti. Era incredibile. Ho visto cose che non ho mai visto prima. Aspetti molto privati. Sono così intime tra loro, sono una cosa sola».

«Noti piccoli aspetti, ma di grande valore, su come si prendono cura l’una dell’altra. Si fanno le trecce ai capelli o imparano assieme a suonare la chitarra. Quando si alzano al mattino si preoccupano sempre se hanno dormito bene. C’è stato anche un incidente, dove una soldatessa ha perso una gamba ed una tutte e due. Sono ragazze che conosco. Questo è il mio contributo a questa guerra tutt’ora in corso: condividere alcuni momenti della loro vita. È stato molto emozionante».

«È la prima guerra dove le donne hanno preso un ruolo attivo nel difendere la propria nazione. E questo ha assunto un significato davvero prezioso perché quando finisci l’esercito in Israele e torni alla vita civile, gli uomini ne escono tra loro molto legati tra loro, si creano amicizie preziosissime. Sono unitissimi nell’aiutarsi a cercare un impiego e raggiungono posizioni lavorative davvero prestigiose. Per la prima volta la stessa dinamica si verifica anche per le donne. È un cambiamento sociale veramente importante».

Dietro le quinte della scoperta

Il momento delle scoperta della divinità femminile del Neolitico (Shirley Siegal)

«Sono anche un’archeologa. Ho partecipato ad uno scavo nel Nord d’Israele nei pressi del kibbutz di Sha’ar HaGolan, catturando con un mio dipinto la scoperta di una scultura di una divinità femminile di 8000 anni fa, del Neolitico, che è emersa dagli scavi. Quel giorno tutti i membri del Kibbutz, adulti a bambini erano presenti e sono stati meravigliati nel vedere una scultura di una donna della preistoria. Ho deciso di raffigurare questo momento perché quando la vedi esposta in un museo non immagini il dietro le quinte, non vivi quello che gli archeologi provano, l’intero processo, la gioia della scoperta».

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Quando le ombre prendono vita

The Scientist (Shirley Siegal)

Non si può non chiedere ad un’artista, che tra olii e acquerelli maneggia sempre tinte e crea mescolanze, qual è il suo colore preferito. «Adoro unire turchese e viola assieme, quando realizzi le ombre e lo fai con questi due colori, non ne esce solo un tono scuro, ma è come se queste ombre prendessero vita».

Fabriano in Acquarello uniti dal colore

Abbiamo incontrato Shirley Siegal a Bologna mentre partecipava a FabrianoInAcquarello, il festival italiano che riunisce ogni anno artisti da tutto il mondo. Tra l’altro in questa edizione, un particolare accento è stato dato proprio alla presenza femminile. Da un punto di vista generale, la bellezza e il significato di questa manifestazione, curata dal direttore creativo Anna Massinissa è nel vedere unite dall’affascinante tecnica dell’acquerello persone di differenti culture e nazionalità, oltre 5000 artisti provenienti da 88 paesi: da Giovanni Balzarani, talento italiano dell’‘iperrealismo; agli incantevoli ritratti di Michael Solovyev arrivato dal Canada; alle figure che parlano al profondo dell’anima dell’americana Marina Goldberg; senza dimenticare i paesaggi fiammeggianti direttamente dalla Spagna di Angela Barbi.

ShirleySiegalart.com