“Serie televisive e internet: il giusto approccio per bambini e bambine della Scuola Primaria”: l’evento con la psicologa (11 novembre 2021)

Scuola

di Ilaria Myr
Bambini delle elementari che giocano a ‘uccidersi’ come nella serie di grande successo Squid Game o che simulano azioni violente che hanno visto nei videogame: sono solo alcune delle notizie che purtroppo i giornali riportano spesso e che fanno riflettere sull’opportunità che i bambini della primaria siano sottoposti a contenuti di questo tipo.

Proprio partendo da questa riflessione la Scuola ebraica ha organizzato, l’11 novembre, un evento su Zoom con la psicologa della Scuola Dott.ssa Isabella Ippoliti, sul tema “Serie televisive e internet: il giusto approccio per bambini e bambine della Scuola Primaria”.

“Viviamo in una società in cui internet e il mondo virtuale è molto diffuso e pervasivo. – ha esordito Diana Segre, collaboratrice del dirigente scolastico per infanzia e primaria, che ha fortemente voluto questo incontro -. Il senso della serata non è creare demonizzazione e censura ma dare qualche suggerimento ai genitori”.

La dott.ssa Ippoliti ha quindi spiegato come funziona la percezione dei bambini nell’età evolutiva. “I bambini, soprattutto quelli molto piccoli hanno una capacità percettiva ancora in crescita, che favorisce la costruzione di pensieri e immagini mentali, che a loro volta favoriscono la nascita di emozioni, che sono un bagaglio immenso e importantissimo in ciascuno di noi. Ogni contenuto crea in ognuno di noi delle impressioni che vengono memorizzate a livello cognitivo. Ma i bambini non hanno maturato un pensiero critico e razionale tipico dell’adolescenza e dell’età adulta, non hanno cioè gli strumenti intellettivi per discenderne da ciò che è male e ciò che è bene. Il ruolo d ei genitori e degli educatori è di verificare e ascoltare il malessere dei bambini che non hanno gli strumenti intellettivi completi per elaborare alcuni messaggi e linguaggi”.

Nel caso in cui si decidesse di fare vedere ai bambini contenuti – che spesso sono anche vietati a minori di 14 anni -, è importante che l’adulto accompagni il bambino nella visione, facendo quello che si chiama ‘co-viewing’, con facendo delle pause e spiegando quello che succede.

“I bambini quello che vedono e i nostri comportamenti – ha continuato la psicologa -. Per questo guardare con il bambino e aiutarlo nella comprensione e confrontarsi con lui su quello che si è visto, chiedendogli le sue impressioni, è fondamentale.”

Vero è che esistono dei divieti, elaborati da esperti, per la visione dei contenuti: la stessa Oms vieta l’utilizzo di qualsiasi device tecnologico sotto i due anni. A questo proposito è molto utile per i genitori la guida ‘Minori online’ elaborata da Fondazione Carolina Onlus, che spiega ai genitori le norme esistenti, come funzionano le varie piattaforme e molto altro.

“Il decalogo che ho stilato (vedi slide) contiene alcuni consigli per genitori – continua la psicologa -. Per potere preparare i bambini a quello che vedranno è auspicabile che i genitori vedano prima il contenuto in questione. Inoltre è importante fare capire che il limite e il controllo non sono punitivi, ma sono dei filtri, che in quanto genitori si è tenuti a porre. Puntare sui fatto che è finzione non va sempre bene perché il messaggio che si passa è che l’azione violenta non può fare parte della normalità, quando purtroppo sappiamo che non è così. In generale, ciò che crea dolore non può essere visto come divertente”.

Il problema è che la società in cui viviamo è frenetica e spesso i genitori mancano di tempo. Inoltre, soprattutto nell’età fra i 10 e i 12 anni, sono nella fase in cui allontanano la figura genitoriale. Cosa fare dunque? “Bisogna lavorare continuamente con loro fin da piccoli sulla coscienza morale, sulle loro competenze relazionali, perché il filtro dei bambini sono gli adulti, la responsabilità è dei genitori”.

Le domande dei genitori hanno sollevato diverse importanti questioni: dall’attrazione che i più piccoli possono avere verso questi contenuti, di cui già fruiscono i fratelli più grandi, alla presenza anche di videogame ispirati alle serie tv (vedi Squid Game), fino all’opportunità o meno di mostrare die contenuti che sono vietati ai minori di 14 anni. “ovviamente se c’è un divieto è perché degli esperti l’hanno elaborato – ha spiegato la dottoressa -. Quindi è giusto vietarli. Se però i bambini sono già stati esposti è importante che i genitori li accompagnino con co-viewing e spiegazioni”.