Preservare la Memoria: l’intenso lavoro delle quinte della Primaria

Scuola

di Ilaria Myr
Il mese di Gennaio, in cui cade il Giorno della Memoria, è stato per classi quinte della Primaria della Scuola ebraica di Milano molto denso di attività importanti e formative. I bambini e le bambine hanno infatti potuto partecipare a due iniziative molto interessanti di formazione sui temi della Storia e della Memoria delle discriminazioni del periodo nazi-fascista a danno degli ebrei. Un argomento, questo, che viene trattato nella Scuola ebraica seguendo le linee guida di Yad Vashem e che nelle classi quinte era già stato affrontato con la testimonianza di un nonno, Bernard Prync, venuto appositamente dal Belgio per parlare alla classe del nipotino Samuel della sua esperienza di bambino nascosto, salvato da una famiglia riconosciuta poi come Giusti fra le Nazioni. Le domande a fine racconto erano state tante!

La visita alla Cittadella degli Archivi

La prima iniziativa legata al Giorno della Memoria è stata la visita alla Cittadella degli Archivi, dove si sono recati il 24 Gennaio: lì bambini e bambine hanno potuto osservare il funzionamento e il valore di un archivio storico e prendere visione delle cartelle del censimento ebraico del 22 Agosto 1938, famigerato evento che ha permesso di creare elenchi di ebrei in tutto il paese. A Milano il ritrovamento eccezionale, pochi anni fa, dei faldoni coi documenti. Le classi sono tornate entusiaste dalla visita e hanno raccontato dell’Archivio come luogo di custodia della storia della città e di memoria di fatti storici importanti, di cui sono ora custodi.

A coronamento della visita hanno anche potuto svolgere una ricerca di archivio con l’ausilio di un archivista, una ricerca relativa ai terreni su cui è edificata la nostra Scuola, con tutti i disegni, le planimetrie e l’evoluzione della mappa della zona, che da area aperta è diventata città, un’esperienza anch’essa molto formativa.

Questa visita all’Archivio si ripropone come un pietra miliare nel percorso formativo dei nostri ragazzini e ragazzine delle classi quinte che, ormai dal Gennaio 2019, anno successivo al ritrovamento delle schede del censimento, si recano alla Cittadella, fatto salvo per l’anno scorso, quando le uscite erano vietate.

La posa di una pietra d’inciampo

Il 26 Gennaio, poi, bambini e bambine hanno assistito in via Washington 79 alla posa di una pietra d’inciampo in ricordo di Alfredo Violante, avvocato e giornalista antifascista deportato e ucciso a Mauthausen (e zio dell’ex presidente della Camera Luciano Violante).

Alla posa della pietra d’inciampo erano presenti il figlio Paolo e le nipoti Valentina e Caterina, Elena Buscemi, presidente del Consiglio comunale, il presidente dell’Anpi provinciale di Milano, Roberto Cenati, il presidente del Memoriale della Shoah di Milano Roberto Jarach e l’Associazione Regionale Pugliesi Milano.

Molto commosso il figlio Paolo Violante ha ringraziato i presenti e gli organizzatori dell’iniziativa “che dà un nome a tutti”. “Per mio padre oggi è un momento molto importante perché ha sempre aspettato il suo ritorno – ha spiegato molto emozionata Caterina Violante -. È importante che oggi noi e i giovani che stanno assistendo all’iniziativa portiamo avanti i valori del nonno: la democrazia, l’iniziativa, la creatività e il volere aiutare. Noi lo facciamo quotidianamente nelle nostre vite e oggi posando questa pietra abbiamo sanato le nostre radici e possiamo così costruire un futuro migliore”.

Rispondendo poi a una domanda fatta da una bambina della Scuola ebraica, Caterina ha spiegato come la famiglia di Alfredo Violante, i figli Paolo e Ugo e la moglie Irma Bolla fossero venuti a sapere dalla Croce Rossa italiana della morte a Mauthausen avvenuta il 24 aprile del 1945. “Mio nonno si dedicò all’attività giornalistica fin dalla giovane età di 16 anni in Puglia – ha continuato-. Quando a causa di alcuni articoli ostili al regime fascista fu incendiata la redazione, decise di trasferirsi a Milano con la propria famiglia. E fu in questa casa che avvenne l’arresto, davanti a mio padre che aveva otto anni. Lui si ricorda che vennero due persone che parlavano una lingua straniera, che era il tedesco, e che lo portarono via”.

Roberto Cenati, presidente Anpi provinciale di Milano, ha ringraziato personalmente le classi della quinta Primaria di essere presenti con le maestre: “La memoria deve essere trasmessa alle giovani generazioni; questo è il compito che tutti noi dobbiamo avere”.