Musica e storia d’Israele, una serata vivace prima della pausa estiva al Beth Shlomo

di Redazione

Filmati, video, battute e aneddoti, le principali date e artisti della musica israeliana e ebraica d’oltreoceano, in un incontro unico nel suo genere che si è tenuto con grande successo di pubblico e applausi, giovedì 20 giugno al Centro Culturale Beth Shlomo. Alternandosi fra storia e canzoni, lo storico Oscar Marcheggiani e il giornalista e scrittore Roberto Zadik, autore della prima guida alla migliore musica israeliana “Isramix” (Proedi 2018) hanno illustrato al pubblico la storia d’Israele, soffermandosi sui momenti cruciali dello Stato ebraico, dalle guerre d’Indipendenza, alla nascita dello Stato, alle Guerre del Sinai, dei Sei Giorni e del Kippur seguendo parallelamente i percorsi storici e musicali del Paese.

L’inno nazionale “Ha tikwa” nato da una canzone popolare di un villaggio ebraico (shtetl) in Romania che si chiamava “Carul cu boi” (un carretto di buoi), “Hava Nagila” composta dal musicologo ebreo russo Idelsohn e fusione di niggun chassidico e di ritmi klezmer,  i principali cantanti e artisti israeliani raccontati efficacemente da Roberto Zadik sono stati fra gli argomenti principali della serata.

A cominciare il tutto,  “Yerushalaim shel Zahav” (Gerusalemme d’oro) scritta dalla poetessa israeliana Naomi Shemer ed eseguita in una emozionante versione da Ofra Haza, di cui è stato proiettato un video con tanto di testo in italiano. Successivamente una breve introduzione di Zadik sulla serata, che poi ha lasciato la parola a Marcheggiani; con diapositive e slide ha illustrato nascita e vicende di Israele.

Ma quali sono i migliori cantautori israeliani?  Sicuramente il periodo israeliano più intenso a livello musicale e storico è  stato il decennio fra gli anni Sessanta e Settanta; Marcheggiani e Zadik si sono alternati in una narrazione entusiasmante e serrata, con immagini e aneddoti sulla Guerra dei Sei Giorni, in cui venne scritta “Yerushalaim”, e gli esordi di grandi esponenti musicali decisivi per la stimolante scena artistica del Paese. In soli 71 anni di vita lo Stato ebraico ha visto la straordinaria espansione di numerosi generi musicali, dal pop, al rock, al jazz, alla classica… interpretati da artisti e musicisti di alto livello.

Fra questi, negli anni Sessanta hanno iniziato le loro carriere,  il solitario Arik Einstein di origini ashkenazite, passato alla storia per il suo stile alla De Andrè e canzoni come “Ani ve atà” (io e te cambieremo il mondo); Yeoram Gaon, energico interprete sefardita, bosniaco-turco con le sue versioni in ladino di classici come “Cuando el Rey Nimrod”; il prolifico cantautore di origini russe Ehud Manor,  che ha scritto migliaia di canzoni.

Segnato dal rock è stato invece il decennio successivo, gli anni Settanta che, come hanno spiegato Zadik e Marcheggiani, “hanno segnato una fase decisamente più cupa, specialmente dopo la Guerra del Kippur del 1973”. In quel decennio hanno iniziato a esibirsi grandi nomi come Shalom Hanoch con la sua immancabile chitarra elettrica, il versatile e raffinato cantautore Matti Caspi, il poetico e melodico David Broza e la sua speranzosa “Yiyeh tov” (andrà bene) e il sentimentale Shlomo Artzi con la splendida “Menagev lach et hadmaot” (Asciugerò le tue lacrime).

Poi una ripresa di energia e di ottimismo negli anni Ottanta e inizio anni Novanta, nonostante la drammatica Guerra del Libano del 1982; poi una fase di relativa tranquillità fino all’Intifada del 1989, come ha sottolineato Marcheggiani; le prime canzoni in inglese della musica israeliana e l’arrivo della musica “all’Orientale” o Mizrahit negli anni Ottanta. Questo genere, più semplice e diretto, ha segnato una grande svolta nel percorso musicale del Paese che finora aveva visto una netta prevalenza del “cantautorato” di artisti di origine ashkenazita. Questo grazie ad artisti straordinari e spesso di origine yemenita, come Ofra Haza magnetica vocalist di origine yemenite scomparsa tragicamente per Aids a soli 42 anni nel 2000; Eyal Golan e la cantante Achinoam Nini, nota in Italia – e non solo – come Noa.

Durante la serata, spazio anche per confronti con altri cantautori d’oltreoceano, da Leonard Cohen,  amico del cantautore israeliano anni Settanta Matti Caspi e protagonista durante la serata con la sua “Halleluja”; Gene Simmons, bassista israeliano dei Kiss naturalizzato americano, con la sua “I was made for loving you”; e poi Bob Dylan con “Knockin on the Heaven’s Door” e i Dire Straits con la loro “Brothers in arms”.

A concludere il tutto, applausi del pubblico ai due relatori e le canzoni più recenti e ormai spesso in inglese, dal bravo e eccentrico cantautore Assaf Avidan alla vincitrice di Eurofesival 2018, Netta Barzilai e la sua vivace “Toy” (giocattolo).