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Responsabilità sociale, etica ebraica

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La responsabilità sociale è un argomento assai in voga al giorno d’oggi. Per capire cosa si intenda con questa espressione sarebbe necessario ricorrere a definizioni autorevoli di personalità che da tempo si occupano dell’argomento. Per semplicità, la responsabilità sociale si potrebbe riassumere come un approccio, una strategia, che alcune aziende intraprendono, impegnandosi, oltre che sul naturale fronte della generazione del profitto, anche sul fronte ambientale e sociale.
Gli esempi sono davvero innumerevoli e spaziano dalle aziende che sono in prima linea per ridurre le emissioni nocive generate dall’attività produttiva a quelle che creano degli ambienti friendly per i dipendenti, magari collocando all’interno dell’azienda servizi medici, banche o permettendo di prenotare a prezzi di favore spettacoli teatrali e viaggi. Altre selezionano i propri fornitori in base a determinati requisiti come ad esempio l’assenza di impiego di lavoro minorile, la garanzia di salari minimi ai dipendenti, un ambiente di lavoro salutare.
In realtà non tutte le entità economiche che si avventurano nel percorso del sociale, lo fanno per vocazione; far sapere che si è buoni con i dipendenti o ci si è impegnati ad inquinare in misura inferiore ai limiti concessi dalle regolamentazioni è spesso un’ottima propaganda per l’immagine aziendale o in altri termini, diventa marketing sociale.

Israele, i dibattiti veri e i nostri blablabla

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C’è un’immagine, forse avrete già avuto modo di notarla, che racchiude in sé tante verità sulla realtà di Israele. Si tratta di una fotografia scattata da Oded Balilty per l’agenzia statunitense Associated Press. E ha vinto il massimo riconoscimento cui un lavoro giornalistico possa aspirare: il premio Pulitzer. Nell’immagine appare una ragazza che con le sue sole forze cerca di resistere a una colonna di militari israeliani. La ragazza si chiama Nili, ha solo 16 anni e frequenta una scuola religiosa a Gerusalemme. Il motivo dello scontro, avvenuto ormai oltre un anno fa, riguardava l’evacuazione di un insediamento religioso abusivo al di fuori dai confini dello Stato di Israele, non lontano da Ramallah. Nili era lì per opporsi alle operazioni dei militari. Non è questa la sede per discutere chi avesse ragione. Tutte le opinioni possibili (e Nili grazie alla straordinaria notorietà provocata dall’assegnazione del Pulitzer, ha avuto ampio modo di esprimere la sua opinione alla stampa israeliana e internazionale), mi sembra possano essere considerate legittime.
Credo invece sarebbe opportuno riflettere, proprio in questi giorni, in cui si celebra il compleanno di uno Stato ebraico indipendente, su cosa è e su cosa significa lo Stato di Israele oggi.

Ci hanno provato

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Chi crede ancora che gli ebrei abbiano senso degli affari, si illude. L’ultima che mi è capitata mi sembra dimostri proprio il contrario. Un mio caro amico, all’indomani dell’ingloriosa ritirata editoriale del libro Pasque di sangue, il vergognoso saggio che cercava di attestare qualche verità storica alle accuse che giustificarono secoli di pogrom, ha avuto la seguente pensata. Se l’autore, si è detto, ammette che il libro così com’è non può restare in commercio, se l’editore lo ritira dalla circolazione e rinuncia a ristamparlo, allora vuol dire che il prodotto è difettoso. Se è difettoso, ha aggiunto, allora secondo la normativa europea in vigore, deve essere sostituito o rimborsato. Sarebbe meglio, ha concluso, inviarlo assieme allo scontrino all’editore Il Mulino, che mi restituiscano almeno i 25 euro del prezzo di copertina. Per fortuna sono riuscito a farlo desistere.

Solo menzogne

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Finisce ingloriosamente in frantumi l’operazione legata al libro Pasque di sangue. L’autore, sommerso dalle critiche e smentito da tutti gli studiosi competenti, che hanno distrutto la credibilità dell’opera, ha deciso di fermare la distribuzione della sua ricerca e si ripromette ora di lavorare per apportare importanti correzioni al volume.
I proventi, ha annunciato, saranno in ogni caso devoluti all’organizzazione antirazzista Antidefamation League. La risoluzione è pervenuta dopo una dura smentita del suo operato da pare dell’università Bar Ilan, dove lo storico Ariel Toaff insegna.
Il presidente dell’ateneo israeliano, Moshe Kaveh, che ha avuto un lungo colloquio con l’autore del libro – in una sua nota ha espresso “collera e grande dispiacere” nei confronti dello storico “per la sua mancanza di sensibilità nel pubblicare il suo libro sulle istigazioni di sangue in Italia”. “Il professor Toaff – ha aggiunto l’Università – avrebbe dovuto dimostrare maggior sensibilità e prudenza nel gestire il libro e la sua pubblicazione, in modo da prevenire le recensioni e le interpretazioni distorte e offensive”. Ed ha invitato il professore – che tra pochi anni dovrebbe andare in pensione – “vista la entità del danno provocato al popolo ebraico”, ad assumersi “le responsabilità personali del caso e ad adoperarsi per riparare i danni provocati”.

Sangue sulla Storia

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La notorietà ha il suo prezzo. E talvolta per raggiungerla si arriva a commettere azioni poco meditate. Anche la ricerca scientifica ha il suo prezzo: richiede rigore, trasparenza, coraggio di dire cose scomode. L’indegna paginata del Corriere della Sera che pubblicizza il nuovo libro dello storico Ariel Toaff (Pasque di sangue, il Mulino editore) ha rappresentato un episodio inquietante, aberrante soprattutto dal punto di vista di chi fa informazione. Un libro estremamente controverso e provocatorio, che mira a sostenere come alcuni ebrei nel medioevo abbiano effettivamente compiuto omicidi ammantandoli di pratiche rituali, che insinua il sospetto che il beato Simonino di Trento fu effettivamente trucidato e dissanguato da quegli ebrei che sul finire del XV secolo furono torturati e poi uccisi in massa; è stato presentato in una maniera indegna.

Sogni, miracoli e matrimoni

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C’è un imprenditore, un ebreo milanese, interessato ad acquistare Alitalia. Si dice convinto di poter rimettere in pista e risanare la disastrata compagnia aerea nazionale. Se il suo progetto andasse in porto sarebbe certo un piccolo miracolo. E non a caso il Fondo d’investimento che rappresenta è noto con il nome di Dreams and Wonder, Sogni e miracoli. Ma un fulminante episodio tratto dalla vita leggendaria del Rabbi Yossi ben Halafta (secondo secolo dell’era volgare) e riferito nel Midrash Rabba (capitolo 64:8) ci aiuta a comprendere che i veri e grandi miracoli, anche nei giorni attuali, non sono quelli che fanno volare gli aerei.