di ambito cattolico esce questo volume di non grande mole ma di estremo interesse per una serie di ragioni.
Innanzi tutto è il terzo di una collana diretta da Elena Lea Bartolini, diretta a quanti in ambito cristiano desiderano conoscere ed approfondire la lettura ebraica della Torah. Prima di questo volume sono usciti il commento di Rav Elia Kopciowski allo Shemà ed un volume della stessa Bartolini su Gerusalemme nella tradizione ebraica.
Cultura e Società
Parole, parole, parole
Cè molta confusione nellaria. E cè la sensazione che qualcosa non stia andando per il verso giusto. Laccavallarsi di dichiarazioni e controdichiarazioni, proclami più o meno ideologici, veti incrociati e dichiarazioni di fedeltà, rischiano di portare gli ebrei italiani in un vicolo cieco.
Responsabilità sociale, etica ebraica
La responsabilità sociale è un argomento assai in voga al giorno doggi. Per capire cosa si intenda con questa espressione sarebbe necessario ricorrere a definizioni autorevoli di personalità che da tempo si occupano dellargomento. Per semplicità, la responsabilità sociale si potrebbe riassumere come un approccio, una strategia, che alcune aziende intraprendono, impegnandosi, oltre che sul naturale fronte della generazione del profitto, anche sul fronte ambientale e sociale.
Gli esempi sono davvero innumerevoli e spaziano dalle aziende che sono in prima linea per ridurre le emissioni nocive generate dallattività produttiva a quelle che creano degli ambienti friendly per i dipendenti, magari collocando allinterno dellazienda servizi medici, banche o permettendo di prenotare a prezzi di favore spettacoli teatrali e viaggi. Altre selezionano i propri fornitori in base a determinati requisiti come ad esempio lassenza di impiego di lavoro minorile, la garanzia di salari minimi ai dipendenti, un ambiente di lavoro salutare.
In realtà non tutte le entità economiche che si avventurano nel percorso del sociale, lo fanno per vocazione; far sapere che si è buoni con i dipendenti o ci si è impegnati ad inquinare in misura inferiore ai limiti concessi dalle regolamentazioni è spesso unottima propaganda per limmagine aziendale o in altri termini, diventa marketing sociale.
Israele, i dibattiti veri e i nostri blablabla
Cè unimmagine, forse avrete già avuto modo di notarla, che racchiude in sé tante verità sulla realtà di Israele. Si tratta di una fotografia scattata da Oded Balilty per lagenzia statunitense Associated Press. E ha vinto il massimo riconoscimento cui un lavoro giornalistico possa aspirare: il premio Pulitzer. Nellimmagine appare una ragazza che con le sue sole forze cerca di resistere a una colonna di militari israeliani. La ragazza si chiama Nili, ha solo 16 anni e frequenta una scuola religiosa a Gerusalemme. Il motivo dello scontro, avvenuto ormai oltre un anno fa, riguardava levacuazione di un insediamento religioso abusivo al di fuori dai confini dello Stato di Israele, non lontano da Ramallah. Nili era lì per opporsi alle operazioni dei militari. Non è questa la sede per discutere chi avesse ragione. Tutte le opinioni possibili (e Nili grazie alla straordinaria notorietà provocata dallassegnazione del Pulitzer, ha avuto ampio modo di esprimere la sua opinione alla stampa israeliana e internazionale), mi sembra possano essere considerate legittime.
Credo invece sarebbe opportuno riflettere, proprio in questi giorni, in cui si celebra il compleanno di uno Stato ebraico indipendente, su cosa è e su cosa significa lo Stato di Israele oggi.
In ricordo di Emanuele Luzzati
Ho conosciuto Lele Luzzati innanzitutto dal punto di vista professionale, come scenografo. Meglio: come co-autore di spettacoli teatrali
Scrivere l’incomunicabile
Il titolo di questa mia riflessione, mancando di punteggiatura, è ambiguo. Letto col punto fermo alla fine, esso si riferisce al seminario cui è stato esposto, dedicato da sei anni alla memorialistica della deportazione: lo sforzo che le vittime fecero per testimoniare la violenza inaudita di cui erano state vittime. Letto col punto interrogativo che gli era stato inizialmente attribuito, il titolo vorrebbe alludere alla difficoltà connessa al racconto dei fatti della Shoà, soprattutto nella modalità più “normale” della narrazione, quella non storica o memorialistica, ma finzionale. Vediamo le ragioni di questa difficoltà.
Sono passati più di sessant’anni dalla chiusura dei lager nazisti un tempo che normalmente è sufficiente a decantare i fatti e ad assicurare il distacco della storia, e ancora non è semplice parlare intorno ai crimini che vi accaddero e che chiameremo col nome attinto alla tradizione ebraica di Shoà, anche quando colpirono altre categorie di reclusi, come gli zingari e i deportati politici. Non solo perché continua ostinata la propaganda del negazionismo, che ha trovato alimento recente al di là del vecchio ambito neonazista, nei movimenti arabi e più in generale islamici che cercano attraverso la messa in dubbio della Shoà di delegittimare lo stato di Israele.
Marc Chagall, un universo in mostra
L’universo di Marc Chagall arriva a Roma dove, fino a domenica 1 luglio, presso il Complesso del Vittoriano, sarà allestita la mostra “Chagall delle meraviglie” che, attraverso circa 180 opere tra dipinti, gouaches, disegni, sculture e incisioni, ripercorre l’intero itinerario della vita e dell’opera dell’artista russo. “Chagall continua a parlarci anche ora -ha affermato Claudia Zevi, curatrice della mostra- e, nell’organizzare questa rassegna, ci siamo chiesti come mai sia così e, per trovare una risposta, abbiamo prima guradato all’uomo e alle varie vicende cha ha attraversato, sempre riflettendoci sopra; un uomo religioso, ebreo ma, aperto a tutte le religioni. Per lui – ha proseguito Claudia Zevi- dipingere era una necessità interiore”.
Il primato di Albert Einstein
Il primato di Albert Einstein, ritenuto dagli scienziati il primo fra i dieci maggiori studiosi del secondo millennio, davanti a Newton? Sicuramente il suo straordinario lavoro scientifico.
Tremila anni di poesia
Forte come la morte è lamore, struggente e terribile verso del Cantico dei Cantici, dà il titolo a questa antologia in cui sono raccolte, con il testo originale a fronte, poesie scritte in ebraico in tremila anni di storia del popolo dIsraele. Il libro non può che iniziare con il testo integrale del Cantico dei Cantici, inno alla donna e alla sua bellezza, che non è solo membra aggraziate e occhi sognanti, ma anche e soprattutto il coraggio di vivere lamore nella piena coscienza di quanto questo sentimento possa essere terribile. È la giovane protagonista a non accettare di doversi velare per seguire il compagno, è lei a dichiararsi malata damore, a uscire sola in strada di notte per cercare colui che la sua anima ama, è lei a invitare lamato a uscire nei campi per lasciar fiorire il loro sentimento insieme alla primavera.
Arturo Schwarz, ebreo, anche
Arturo Schwarz racconta in queste pagine il suo essere “anche” ebreo, evidenziando come questo forte senso di appartenenza rafforzi le sue convinzioni in un´epoca sopraffatta dall´irrazionalità, dall´egoismo, dallo sfruttamento, dalla svalutazione dei sentimenti, dove le fondamenta dell´ebraismo riescono a riportare alla luce i valori indissolubili, e purtroppo oggi ignorati, dell´esistenza. Scegliendo come punto di osservazione l´”Etica”, l´immensa opera di Baruch Spinoza, in cui la visione unitaria dell´esistente diviene base alle tre massime aspirazioni del vivere, l´esigenza di libertà e di felicità e la brama di assoluto, Arturo Schwarz ci conduce in un viaggio affascinante, sorprendente e rivelatore, addentrandosi nell´intrico delle tradizioni ebraiche e dei testi sacri, e toccando ogni luogo dell´esistenza.