Tra violenza terroristica in aumento e sfida dell’integrazione, l’Europa oscilla come un pendolo. Sulla testa degli ebrei

Taccuino

«Adesso comprendiamo le vostre paure, che cosa significhi vivere sotto la costante minaccia del terrorismo». Queste in sostanza le parole di Sylvi Listhaug (nella foto in alto), ministro per l’Immigrazione norvegese, in un’intervista concessa al quotidiano israeliano Yedioth Ahronoth. Dette da una rappresentante del Paese che ha ospitato le trattative sfociate negli Accordi di Oslo, inizio di un “processo di pace” apparentemente senza sbocchi, e che è sempre stato estremamente critico nei confronti di Israele, c’è da sperare per i rapporti tra il lontano Occidente e l’unico Stato degli ebrei. Eppure, in questo inizio d’anno 5778 l’Europa (e anche l’America) stanno inviando segnali così contraddittori da rendere ardua una previsione in tal senso. Prendiamo le recenti elezioni tedesche, con l’importante affermazione dell’estrema destra di Alternative für Deutschland (AfD). Le principali associazioni ebraiche, a livello nazionale e internazionale, hanno subito espresso i loro (comprensibili) timori: le destre estreme fanno sempre paura, ma se parliamo della Germania o Austria… Al che, un esponente della formazione si è sentito di rispondere testualmente e pubblicamente: «Gli ebrei non hanno nulla da temere». E ancora: «Noi siamo al fianco di Israele». Dunque, proviamo a fare il punto: qui da noi l’offensiva terrorista avvicina i governi alla posizione di Israele, ma allo stesso tempo accresce il peso delle destre estreme nella società (in Francia soltanto il sistema elettorale a doppio turno ha sbarrato la strada al Front National), con alcuni Paesi dell’Est Europa ormai condizionati dal loro discorso politico “anti stranieri”.
Ora, noi ebrei abbiamo sfortunatamente una certa esperienza a riguardo. E l’affermazione che “non abbiamo nulla da temere”, credo, ha immediatamente avuto l’effetto di suscitare una certa inquietudine. Anche perché a livello popolare, le destre estreme, in Germania e non solo, si rifanno a un periodo storico aberrante con tutte le sue simbologie di croci uncinate e invettive contro “la finanza globale”, il “sionismo internazionale” e via discorrendo. Dunque? Forse è il momento di sperare nella sinistra? A parte i disastri elettorali in Francia e nella stessa Germania, al momento una sola sinistra sembra ancora pronta a svolgere un ruolo importante nel prossimo futuro, ed è quella britannica: il Labour guidato da Jeremy Corbyn. Labour che nel recente congresso di Brighton – per spegnere le accuse di antisemitismo militante attribuite a dirigenti e iscritti – ha al contrario fatto capire come il termine “anti sionista” sia la versione politically correct, aggiornata ai nostri tempi, del più classico odio anti ebraico. Destra, sinistra: l’Europa e l’Occidente oscillano come un pendolo, mentre la violenza terrorista e la crescente presenza islamica costituiscono la più grande sfida a principi e stile di vita dai tempi dell’assedio di Vienna. Non sappiamo come finirà. Però sappiamo che lo status e il livello di libertà e sicurezza degli ebrei in Europa ne saranno una sicura prefigurazione.