Helena Rubinstein: Beauty is Power

di Ester Ilaria Ramazzotti

TJM_Rubinstein_31retouched-PhotowithMaskUn’indimenticabile icona di imprenditorialità femminile, dall’indiscusso buon gusto in materia di bellezza, arte, moda e design, ma anche raffinata collezionista d’arte e filantropa. Così il Jewish Museum di New York, attraverso la mostra Beauty is Power, celebra Helena Rubinstein.

Inaugurata lo scorso 31 ottobre e aperta fino al 22 marzo presso la sede del museo lungo la Fifth Avenue a Manhattan, l’esposizione esplora attraverso duecento oggetti fra opere d’arte, fotografie e stampe, le idee, le innovazioni e il fascino della fondatrice della nota casa cosmetica.

Uno sguardo alla vita e alla figura di Helena Rubinstein

È nata con il nome di Chaja Rubinstein in un malagiato quartiere ebraico di Cracovia, nel 1872. Era la maggiore di otto sorelle, figlie di Augusta Gitte Shaindel Rubinstein e Naftoli Hertz Rubinstein. Nel 1902 è emigrata con la famiglia in Australia, dove ha aperto il suo primo salone di bellezza a Melbourne e il secondo a Sidney. In seguito si è trasferita a Londra e poi a Parigi e, allo scoppiare della Prima guerra mondiale, a New York.

È considerata la prima donna imprenditrice fattasi da sé e magnate del suo settore, che ha rinnovato attraverso un virtuoso connubio fra produzione di qualità e commercializzazione su vasta scala. Il suo concetto di bellezza democratizzato e accessibile a tutti ha infatti aperto il mercato dei cosmetici alle classi medie. «Non esistono donne brutte, ma solo donne pigre», recita uno dei suoi mantra più noti. Pioniera della moderna industria cosmetica, ha diffuso il suo marchio in tutto il mondo.

Nel corso della sua vita si è sposata due volte, si è dedicata al collezionismo d’arte e altresì ad attività filantropiche. Fra queste ricordiamo la Helena Rubinstein Foundation, fondata nel 1953, che ha contribuito a finanziare l’America Israel Cultural Foundation e alcune organizzazioni sanitarie. Nel 1957 ha costruito il padiglione a lei intitolato al Museo di Arte contemporanea di Tel Aviv. È morta a New York nel 1965. Oggi il marchio HR Helena Rubinstein è di proprietà de L’Oreal.

La mostra Helena Rubinstein: Beauty is Power

L’esposizione in corso al Jewish Museum di New York riunisce una parte delle opere della preziosa collezione d’arte appartenuta a Helena Rubinstein e poi dispersa in un’asta del 1966, l’anno successivo alla sua morte. Sotto i riflettori, fra le altre cose, spiccano opere di Pablo Picasso, Elie Nadelman, Frida Kahlo, Max Ernst, Leonor Fini, Joan Miró e Henri Matisse.

Picasso è stato uno dei pittori preferiti dalla Rubinstein, che a lei ha dedicato oltre trenta disegni cogliendone i modi, a volte imperiosi a volte morbidi, e i volatili stati d’animo. Dodici di questi disegni sono esposti, per la prima volta negli Stati Uniti. Diversi ritratti di altri artisti, fra cui Andy Warhol, arricchiscono la descrizione e il racconto delle attività e della figura dell’imprenditrice.

Risaltano inoltre le preziose sculture, maschere e teste di produzione africana e oceaniana, una delle raccolte più notevoli del Novecento. Si colgono la curiosità e l’interesse di Helena Rubinstein per queste opere provenienti da culture e paesi lontani che amava esporre nelle sue case e nei suoi saloni di bellezza. Saloni che erano luoghi pensati interamente per le donne dove imparare non soltanto come migliorare l’aspetto, ma anche il design, il colore e l’arte per esprimere la propria personalità, indipendenza e potere. Conosciuta per la sua deliberata originalità, ha collaborato con artisti come Salvador Dalí e con interior designer come David Hicks per creare arredi e decorazioni stravaganti.

Altri punti espositivi della mostra sono dedicati a stampe, immagini e video su prodotti e pubblicità d’epoca, ai suoi abiti e gioielli, ai suoi ritratti fotografici, alle sue amate case e stanze d’epoca in miniatura. Un percorso espositivo caleidoscopico, che evoca la personalità di Helena Rubinstein e la sua duplice impresa snodata fra bellezza personale e arte moderna. Entrambe interpretate con una soggettività, un’indipendenza e un potere personale innovativi per le donne della sua epoca.