Elon Musk: «Non sono antisemita, sono affine agli ebrei e all’ebraismo»

di Marina Gersony
«I’m not antisemitic, I’m aspirationally Jewish»; «non sono antisemita, sono un aspirante ebreo». Parola di Elon Musk che, tornato al centro dell’attenzione, si difende dalle accuse di antisemitismo provenienti da organizzazioni ebraiche e da diversi rabbini riguardo alla sua piattaforma di social media. Il miliardario – designato in data odierna da Forbes come l’uomo più ricco del mondo con un patrimonio di 259,6 miliardi di dollari – ha ribadito di sentirsi affine e spiritualmente vicino agli ebrei e alla cultura ebraica respingendo tuttavia inizialmente l’invito del rabbino Menachem Margolin, presidente dell’Associazione ebraica europea affiliata a Chabad, a visitare Auschwitz insieme a un gruppo di rabbini europei.

«Sono ben consapevole dell’Olocausto, di Auschwitz, di Dachau e quant’altro, e di tutte le cose terribili che sono accadute – ha dichiarato – non è certamente un’informazione nuova per me, quindi non ho bisogno di visitare Auschwitz per capire. Ho capito». Tuttavia, dopo le insistenze da parte di Margolin, il magnate ha dichiarato che avrebbe seriamente preso in considerazione l’invito, aggiungendo che potrebbe farlo dopo una visita a una delle sue fabbriche a Berlino.

Nonostante numerose organizzazioni abbiano registrato un aumento dei post antisemiti su X (ex Twitter) dopo l’acquisto da parte di Musk nell’ottobre 2022 – come documentato su questo stesso sito – il re della tecnologia insiste sul fatto che le affermazioni di un crescente antisemitismo sulla sua piattaforma siano «assurde» e che il numero di casi sia in realtà diminuito, anche se non ha fornito dettagli in merito. Parole ribadite durante l’incontro lo scorso settembre con il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu: «Sono contrario all’antisemitismo, sono contrario a qualsiasi cosa promuova l’odio e il conflitto. E sono a favore di ciò che aiuta la società e ci porta verso un futuro migliore per l’umanità nel suo complesso».

Per sostenere le sue argomentazioni, Musk ha spiegato che anziché boicottare i contenuti antisemiti, sarebbe preferibile affrontarli con un approccio basato su «contro argomenti». Secondo lui, lasciare gli antisemiti senza altre prospettive online potrebbe farli rimanere nell’ombra come tali, il che sarebbe ancora più problematico. Ha utilizzato l’esempio di Kanye West, il rapper noto per aver espresso opinioni antisemite, che è stato ri-accolto sulla piattaforma nonostante le sue dichiarazioni offensive. Dopo aver avuto numerose conversazioni con West, il miliardario ha ammesso di non capire appieno le fonti della sua rabbia e ha cercato di convincerlo ad abbracciare i valori cristiani, suggerendo che se lo avesse fatto, dovrebbe comportarsi in linea con tali valori. In conclusione, Musk si è chiesto se sia possibile trasformare un antisemita in qualcuno che almeno sia neutrale, se non addirittura favorevole alla diversità di opinioni.

Sempre nei giorni scorsi, il commentatore politico Ben Shapiro del Daily Wire – sito di notizie conservatore americano – nel suo podcast intitolato X, antisemitismo, fede e libertà di parola, ha chiesto a Musk se avrebbe potuto assicurare agli utenti di X che la sua società di social media difenderà la libertà di parola e l’antisemitismo. L’intervista, durata due ore, è stata seguita da oltre 250.000 persone.

 

Secondo quanto riportato dal Forward e dal Times of Israel, Shapiro ha presentato Musk come vittima di una campagna ingiusta che incolpa X come «presunta fonte di crescente incitamento all’odio»Lui e molti altri noti ebrei, tra cui Natan Sharansky, Alan Dershowitz e l’ex presidente israeliano Reuven Rivlin, hanno partecipato al dibattito e si sono alternati con una serie di domande amichevoli a Musk. All’inizio della conversazione, l’imprenditore ha cercato di stabilire una connessione con la cultura ebraica, rivelando di aver frequentato una scuola materna ebraica, sottolineando l’origine israeliana del nome “Elon” e menzionando di aver visitato Israele un paio di volte. Ha inoltre sottolineato di frequentare molte persone di origine ebraica.

Intanto, più di 100 attivisti ebrei hanno pubblicato una lettera chiedendo ai principali inserzionisti di porre fine alla loro relazione con X, definendolo «un terreno fertile per l’antisemitismo che rappresenta uno dei maggiori pericoli per gli ebrei da anni».

I firmatari, attualmente intorno ai 150, hanno anche invitato Apple e Google a rimuovere la piattaforma dai loro app store, il che renderebbe di fatto l’app di X inaccessibile alla stragrande maggioranza degli utenti mobili. Poco prima della conversazione di Shapiro, uno degli organizzatori della lettera, l’attivista progressista Elad Nehorai, ha detto che sebbene nessuna azienda avesse ancora accettato il loro invito all’azione, era soddisfatto della pubblicità che la lettera stava ottenendo, con copertura, tra gli altri mezzi di comunicazione, il Daily Beast, la CBS News e la stampa ebraica: «Abbiamo osservato con orrore come una nuova fase del discorso antisemita si sia diffusa a macchia d’olio su uno dei più grandi social network americani», si legge nella lettera. «Tutto questo è stato facilitato e reso possibile dal suo proprietario: Elon Musk».

Musk ha accusato a sua volta il boicottaggio pubblicitario guidato dall’ADL per la perdita di entrate del sito e ha minacciato di citare in giudizio l’organismo di vigilanza sull’antisemitismo per miliardi di dollari. Ha anche amplificato i resoconti antisemiti su X che si sono uniti nella condanna del gruppo.

Infine, la recente condivisione da parte di Musk dell’accoppiata di emoji “clown world”, ha scatenato l’ennesima pioggia di critiche. Pare si tratti di un simbolo neonazista nascosto e utilizzato in rete da Alt-right, un movimento politico nato negli Stati Uniti che promuove ideologie di destra alternative a quelle tradizionali del conservatorismo e non dispone di un’organizzazione centrale vera e propria.

A questo punto, dopo le imprevedibili e controverse dichiarazioni di Musk, rimane in sospeso la questione del suo effettivo orientamento politico, tema ricorrente e di dibattito costante. Definito di volta in volta dai media bizzarro, egocentrico, geniale, irriverente e sregolato, ha dichiarato di essere un «liberale» in materia di temi sociali e, in generale, si è descritto come un «centrista» nel senso che non è lui a essere cambiato, bensì il Partito Democratico ad essersi spostato troppo a sinistra, talmente tanto da costringerlo a sposare cause di destra.

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