“Ciao sono il dottor Hamas”: l’ex ostaggio Emily Damari racconta il “trattamento medico” ricevuto durante la prigionia

di Maia Principe
In un post su Instagram, l’ex ostaggio, fra i primi tre liberati durante la prima fase della tregua, racconta di essere stata sottoposta domenica 2 marzo a una serie di operazioni per riparare le gravi ferite che le erano state inflitte il 7 ottobre e che non erano state curate durante la sua prigionia, nonostante il dolore e il grave rischio di infezion

L’ex ostaggio Emily Damari, fra i primi tre liberati durante la prima fase della tregua, il 19 gennaio, è stata sottoposta domenica 2 marzo a una serie di operazioni per riparare le gravi ferite che le erano state inflitte il 7 ottobre e che non erano state curate durante la sua prigionia. Lo riportano diversi media, fra cui i24news.

Le avevano sparato a distanza ravvicinata alla mano sinistra e alla gamba destra a Kfar Aza prima di essere rapita. A causa degli spari, ha perso due dita e ha riportato gravi ferite che le impediscono di muoversi. “Accetto pienamente la mia mano, il dolore e le cicatrici. Per me simboleggiano la libertà, la speranza e la forza”, ha dichiarato in un post su Instagram prima dell’operazione.

“Salve, sono il dottor Hamas”, così mi ha detto il medico dell’ospedale Shifa prima della mia ‘operazione’. Sono passati 17 mesi da allora e finalmente è arrivato il momento che aspettavo, l’operazione vera e propria al centro medico di Sheba”, ha raccontato, ricordando i calvari subiti in prigionia. “Ricordo che il 7 ottobre ero seduta a Shifa e guardavo fuori da una piccola finestra, sentendo la mia mano rotta e la mia gamba ferita dal proiettile che aveva colpito il mio amato cane, Chucha, la cosa più preziosa che ho avuto per 11 anni. Poi è arrivato il momento: mi hanno portato in sala operatoria e davanti a me c’era un cadavere. Ho alzato lo sguardo e ho visto il cielo azzurro che quel giorno avrebbe dovuto essere grigio. Ho pregato Dio di vegliare su di me. Quando mi sono svegliata, il ‘dottor Hamas’ mi ha detto che avevo perso due dita e che la ferita alla gamba era rimasta aperta con solo quattro punti invece di sedici. Oggi, dopo 17 mesi, posso finalmente sostituire Shifa con Sheba e ricevere le cure che merito”.

“Hamas non mi ha fornito alcun trattamento medico, a parte un flacone scaduto di iodio e alcune bende”, ha aggiunto. Nonostante il rischio di infezione, ha sopportato queste condizioni difficili senza avere accesso alle cure mediche di base o all’acqua potabile. La madre di Emily, Mandy, ha raccontato che Hamas l’ha “cucita come un cuscino” e che le sue ferite l’hanno lasciata in un dolore insopportabile per mesi. “Il fatto che non sia stata colpita da un’infezione mortale è un vero miracolo medico”, ha aggiunto.

Emily Damari ha raccontato che l’intervento chirurgico al centro medico di Sheba è andato bene. “I medici e le infermiere hanno fatto un lavoro straordinario. Il terribile dolore che ho provato per un anno e mezzo, a causa della mancanza di cure adeguate in cattività, è diminuito notevolmente. Ora, con la riabilitazione e la fisioterapia, spero che la mia mano riacquisti una funzionalità migliore di prima”.

Emily Damari si concentra ora sulla lotta per il rilascio degli altri ostaggi ancora detenuti a Gaza. “Le mie ferite erano gravi, ma so che altri sono ancora lì in condizioni molto peggiori, sia fisicamente che mentalmente. Ogni ostaggio deve tornare a casa”, ha detto.

Fra loro vi sono due suoi cari amici del kibbutz, i gemelli Gali e Ziv Berman. Gali era con lei quando i terroristi hanno fatto irruzione nel suo appartamento e sono stati presi insieme. “Sono grata al Presidente Trump per l’accordo che mi ha riportato a casa, ma ora dobbiamo riportare Gali, Ziv e tutti gli altri ostaggi prima che sia troppo tardi”.