A Cesarea 1000 musicisti chiedono di riportare gli ostaggi a casa

di Redazione
Il 18 dicembre, la produttrice Talya Yarom ha riunito 1.000 musicisti, vecchi e giovani, rocker e musicisti classici, dilettanti e professionisti, nell’anfiteatro di Cesarea per una giornata di registrazioni e riprese per suonare e cantare per gli ostaggi tenuti prigionieri a Gaza. Il risultato è “Homeland Concert”, con un medley di testi tratti dalla canzone classica di Ehud Manor, “HaBaita” (“A casa”) e parte dell’ “Hatikva“, l’inno nazionale israeliano, composto da Yair Klinger e fuso in un’unica opera arrangiata da Eran Mitelman, con arrangiamento dell’orchestra di Ron Klein e diretta da Shilo Gallay e Danny Casson.

“L’idea era un progetto nazionale”, ha detto Yarom. “La nazione sta gridando al mondo: ‘Riportateli a casa’”, ha detto, riferendosi al grido di battaglia che ha echeggiato a livello nazionale riguardo agli sforzi per riportare gli ostaggi a casa in Israele.

Il testo della canzone ebraica include:

“Casa casa,
È ora di tornare,
Dalle colline e dai campi stranieri
Il giorno sta svanendo e non c’è nessun segno”

Quando Yarom ha lanciato un appello sui social media per i musicisti, quasi 2.000 persone si sono iscritte, superando il livello di interesse che sperava di generare.

“Volevo qualcosa che sembrasse universale, nazionale”, ha detto. “Non volevo grandi nomi.”

I 1.000 musicisti con cui ha finito per lavorare sono stati divisi in gruppi in base allo strumento e hanno provato da soli a casa, mentre Yarom ha messo insieme una troupe che ha offerto volontariamente il proprio tempo per l’impresa.

Il 18 dicembre si sono riuniti tutti a Cesarea per la prima volta, suonando sotto la direzione del direttore Mark Wolloch e registrando un video dello spettacolo nel corso di quella lunga giornata.

“È stato fantastico”, ha detto Yarom, “soprattutto alla fine, quando le famiglie degli ostaggi si sono unite a noi per cantare. Ci hanno commosso moltissimo”.