Vittime nel giorno della “Naksa”

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Gli scontri temuti, quelli minacciati nei giorni scorsi dai palestinesi che stavano organizzando l’invasione dei confini israeliani per il giorno della Naksa (la sconfitta degli eserciti arabi durante la Guerra dei Sei giorni), alla fine ci sono stati e a quanto dicono le fonti siriane, con un numero di vittime più numeroso di quelle del 15 maggio.

Nel corso del fine settimana i giornali avevano dato notizia dell’annullamento del piano di “invasione” dei territori israeliani dai confini con il Libano, la Giordania, Gaza e Siria.
Ma i palestinesi residenti in Siria da ieri mattina hanno cominciato ad avvicinarsi al confine: circa 300 persone in marcia, sventolando le bandiere siriane e palestinesi, attraverso Quneitra e Majdal Shams erano pronte ad entrare in territorio israeliano.

La Tv siriana parla di oltre venti morti e più di 200 feriti. L’Idf non conferma e non smentisce, ma esprime scetticismo su queste cifre poichè dice,  i soldati israeliani hanno mirato “con precisione” ai piedi dei manifestanti.

Il governo israeliano, d’altra parte, aveva annunciato sin dalle prime voci dei preparativi della protesta, che avrebbe respinto con ogni mezzo i tentativi di penetrazione da parte dei manifestanti palestinesi. Questo anche per evitare il ripetersi degli scontri e delle vittime che lo scorso 15 maggio hanno segnato il giorno della Nakba.

Israele accusa il governo siriano di aver deliberatamente provocato i manifestanti inducendoli ad oltrepassare i confini. Non è da escludere, dicono le fonti israeliane, che tutto ciò sia stato orchestrato anche con l’intento di distrarre l’opinione pubblica mondiale dalla  sanguinosa repressione delle manifestazioni dei giovani siriani contro Assad e il suo governo (la Tv siriana ha comunicato che nel nord della Siria nella città di Jisr al-Shughour sarebbero state uccise oltre 120 persone fra forze dell’ordine e civili nel corso delle manifestazioni anti-governative).

In questo senso si è espresso anche il portavoce del Dipartimento di Stato americano, Mark Toner, il quale ha dichiarato che “chiaramente” il governo siriano ha sollecitato la protesta palestinese, sperando in questo modo di “distrarre l’attenzione dai propri problemi interni. Israele, come qualsiasi stato sovrano, ha il diritto di difendersi”.

Secondo il primo ministro Nethanyahu il governo siriano sta cercando di  “infiammare i confini con Israele”. “Noi abbiamo il dovere di difendere i nostri confini, come ogni paese ha il diritto di fare. L’IDF  si è attenuta alle norme previste dal diritto internazionale; avevamo annunciato di voler difendere i nostri confini. Di questo erano stati avvisati gli stati confinanti, così come sul campo sono stati lanciati ripetuti messaggi di allerta”.