Unica fonte per antisemitismo e antisionismo

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I risultati di un sondaggio europeo.

L’aggressione subita da un giovane ebreo di 19 anni il 22 febbraio scorso a Bagneux nella periferia parigina, ricorda quella che, nella stessa località, si è conclusa due anni fa con la morte di altro giovane ebreo, Ilan Halimi. La “gang dei barbari”, come sono chiamati i membri della banda guidata da Youssouf Fofana, aveva sequestrato e seviziato Ilan Halimi, con la speranza, così sembra, di estorcere soldi alla famiglia. Durante gli interrogatori, alcuni membri del gruppo avevano spiegato la scelta di sequestrare proprio Ilan Halimi per pregiudizi antisemiti di tipo “gli ebrei sono ricchi”. I giudici istruttori, che hanno inviato i presunti colpevoli a giudizio, hanno riconosciuto questi argomenti come “circostanze aggravanti di antisemitismo”.
L’episodio aveva sconvolto non solo Bagneux e la comunità ebraica, ma tutta la Francia.

Adesso sembra che altri abbiano voluto imitare lo spietato comportamento di Fofana e dei suoi complici. Il giovane, che conosceva alcuni dei suoi aggressori, è stato liberato dopo ore di torture durante le quali è stato colpito violentemente e insultato con le parole “sporco ebreo” e “sporco omo”. All’origine dell’attacco sarebbe, in primo luogo, un suo debito nei confronti dei delinquenti, ma la discussione è rapidamente degenerata in violenza razzista.

Richard Pasquier, presidente del Crif (Consiglio rappresentativo delle istituzione ebraiche in Francia), ha ricordato che “quest’episodio drammatico dimostra che i pregiudizi antisemiti rimangono sempre presenti”. “Gli atti antisemiti sono diminuiti del 30 per cento nel 2007, ma i sentimenti antiebraici aumentano tra i più giovani”, ha detto ancora Richard Pasquier.

Uno studio realizzato da importanti Istituti di sondaggi per l’organizzazione statunitense ADL (La Lega Anti-Diffamazione) in undici Paesi europei, tra cui l’Italia e la Francia, presenta effettivamente un panorama assai pessimista sul piano dei preconcetti anti-ebraici. I risultati, pubblicati in Francia dal mensile L’Arche nel suo numero di febbraio, sono il frutto di due grandi inchieste realizzate nel 2005 e nel 2007. Le cifre, purtroppo, indicano un aumento dei pregiudizi antisemiti. Il tasso complessivo d’antisemitismo è passato dal 37 per cento nel 2005 al 43 per cento nel 2007, vale a dire, “c’è stato un aumento relativo del 16 per cento” scrivono gli autori dell’inchiesta.

I ricercatori hanno posto agli intervistati questioni considerate come indicatrici di antisemitismo quali “gli ebrei hanno troppo potere nei mercati finanziari” o “gli ebrei sono più fedeli a Israele che al proprio Paese”. Le risposte mostrano un’evoluzione in senso negativo, con due eccezioni. Da una parte, nei Paesi Bassi il pregiudizio sul presunto potere degli ebrei negli affari nazionali e internazionali è diminuito in due anni in modo rilevante, dall’altra in Italia la fiducia riguardo la lealtà degli ebrei verso il proprio paese è fortemente aumentata.

Gli autori dello studio hanno elaborato una classifica che permette di capire le tendenze generali negli undici Paesi interessati. La scala è stata costruita sulla base delle risposte “è senza dubbio vero” a tre delle quattro questioni principali che esprimono un pregiudizio antisemita. I Paesi Bassi sono in testa alla graduatoria per la loro bassa percentuale di risposte positive. Solo l’otto per cento degli intervistati hanno confermato tre pregiudizi antisemiti. All’altro estremo si trovano l’Ungheria (50 per cento), la Spagna (47 per cento) e la Polonia (45 per cento).

In Italia, come in Austria, il 32 per cento degli intervistati hanno ratificato senza esitare tre dei quattro vecchi preconcetti. Nel suo articolo, L’Arche rapporta i risultati di un’altra indagine realizzata da due insegnanti universitari americani che hanno analizzato i rapporti tra l’ostilità verso gli ebrei e l’ostilità verso lo Stato d’Israele. Si tratta di una questione molto complessa. “Non si diventa antisemiti perché si è anti-israeliani e non si diventa anti-israeliani perché si è antisemiti”, conclude L’Arche, ma l’”antisemitismo dei nonni e l’antisionismo contemporaneo intrattengono relazioni intime perché attingono alle stesse fonti di rappresentazioni, di miti e di paure”. I pregiudizi hanno, così sembra, una vita lunga anche se talvolta cambiano abito.