Professore a processo per attentato alla sinagoga di Rue Copernic a Parigi

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di Nathan Greppi
Il 3 ottobre 1980, ebbe luogo a Parigi uno dei peggiori attentati contro la comunità ebraica francese dal dopoguerra: vicino alla Sinagoga di Rue Copernic, mentre oltre 300 persone si riunivano a pregare per Shabbat, venne piazzata una bomba di 10 chili nascosta in una motocicletta, che alle ore 18:35 esplose causando 4 morti e 46 feriti. Ad oggi i colpevoli non sono ancora mai stati condannati, ma l’unico indiziato emerso dalle indagini dei magistrati è stato processato lunedì 3 aprile.

Il sospettato

Hassan Diab, sociologo libanese da anni residente ad Ottawa (da non confondere con l’omonimo ex-Primo Ministro del Libano), è l’unica persona accusata dagli inquirenti emersa finora, in quanto il suo volto sembrava coincidere con una ricostruzione facciale fatta nel corso delle indagini del presunto attentatore. Stando al The Guardian, è rimasto in Canada e non si è presentato al processo tenutosi a Parigi. Si è sempre dichiarato innocente, sostenendo come alibi che all’epoca dell’attentato studiava a Beirut.

Già nel 2008 la Francia ne aveva chiesto l’estradizione alle autorità canadesi. Nel 2014 venne estradato e messo in prigione, ma venne rilasciato nel 2018 per mancanza di prove. Tuttavia, nel 2021 un’altra corte riaprì il caso contro di lui, motivo per cui si è tenuto il recente processo.

Bernard Cahen, avvocato che rappresenta i famigliari delle vittime dell’attentato, ha detto che il processo “è uno sviluppo positivo della situazione, e lo sarebbe anche se lui non ci fosse e venisse assolto”.

L’attentato

I fatti avvennero durante Shabbat, mentre venivano anche celebrati dei Bar Mitzvah e Bat Mitzvah. Dei 4 morti, due erano francesi che passavano di lì, una era una presentatrice televisiva israeliana e il quarto, che non morì subito ma dopo due giorni a causa delle ferite, era il concierge di un albergo di fronte alla sinagoga. La bomba era programmata per esplodere non appena le persone fossero uscite dal tempio, ma non andò così perché le preghiere e le cerimonie all’interno procedevano con un quarto d’ora di ritardo. Un ritardo senza il quale la bomba avrebbe fatto molte più vittime.

Il Primo Ministro francese di allora, Raymond Barre, suscitò molte polemiche per aver detto che “questo riprovevole attentato mirava a colpire gli israeliani che si recavano in sinagoga, e invece ha colpito degli onesti cittadini francesi”. Una frase che sembrava indicare che secondo lui gli ebrei vittime dell’attentato non erano innocenti né meritassero di essere protetti. Lui si difese dicendo che si trattava di un lapsus, ma nel 2007, poco prima di morire, disse di essere stato preso di mira da una presunta “lobby ebraica”.

Nel corso degli anni, molte piste sono state seguite per rintracciare i colpevoli: tra i sospettati prima di Diab, c’erano stati due ciprioti e un movimento di estrema destra francese, solo per citarne alcuni. Ad oggi, l’ipotesi ritenuta più probabile dagli inquirenti e che dietro l’attentato ci fosse qualche organizzazione terroristica palestinese.