di Anna Balestrieri
Dopo avere sollevato le critiche della leader conservatrice Kemi Badenoch, che ha richiesto un’inchiesta per capire se Hamas abbia ricevuto finanziamenti dalla BBC, e le preoccupazioni del premier laburista Keir Starmer, ora è la polizia antiterrorismo britannica a essere entrata in scena, per esaminare le denunce relative al filmato.
Continua a fare parlare il caso del documentario trasmesso a febbraio dalla BBC intitolato Gaza: How to Survive a War Zone, che ha come protagonista il figlio di un alto funzionario di Hamas.
Dopo avere sollevato le critiche della leader conservatrice Kemi Badenoch, che ha richiesto un’inchiesta per capire se Hamas abbia ricevuto finanziamenti dalla BBC, e le preoccupazioni del premier laburista Keir Starmer, ora è la polizia antiterrorismo britannica a essere entrata in scena, per esaminare le denunce relative al filmato.
Un portavoce della polizia metropolitana di Londra, citato nel rapporto riportato da i24News, ha confermato che il caso è in fase di valutazione. La polizia sta “valutando se sia necessaria un’azione di polizia in relazione a questa vicenda”.
La BBC ha riconosciuto giovedì 27 febbraio che c’erano “gravi difetti” nel programma. Il primo ministro britannico Keir Starmer ha successivamente dichiarato di essere “preoccupato” per questo documentario.
Venerdì 28 febbraio, inoltre, il ministro britannico della Cultura Lisa Nandy ha incontrato il direttore della BBC, Samir Shah, affermando che si aspettava che “non venisse lasciato nulla di intentato” nella revisione del documentario da parte della BBC.

Le richieste dei conservatori
La leader del Partito Conservatore britannico, Kemi Badenoch, ha richiesto il 25 febbraio un’inchiesta sulla rete nazionale BBC in seguito alla messa in onda di un documentario controverso, che ha come protagonista il figlio di un alto funzionario di Hamas (nella foto).
Kemi Badenoch ha chiesto di indagare se Hamas abbia ricevuto finanziamenti dal servizio pubblico radiotelevisivo britannico BBC durante la produzione del documentario Gaza: How to Survive a War Zone, trasmesso la scorsa settimana. Lo riporta il quotidiano britannico Daily Mail.
In una lettera indirizzata al Direttore Generale della BBC, Tim Davie, Badenoch ha sollevato il dubbio che il denaro dei contribuenti britannici, che finanzia in parte la BBC attraverso il canone televisivo, possa essere finito nelle mani del gruppo terroristico.
Accuse di pregiudizi sistemici contro Israele

“Ritengo necessario avviare un’indagine indipendente per valutare queste accuse e più in generale il pregiudizio sistemico della BBC contro Israele“, ha dichiarato Badenoch. Ha inoltre evidenziato che Hamas esercita un controllo significativo su Gaza e si è chiesta come la BBC abbia potuto commissionare un programma da quella zona senza garantire che i presentatori e i partecipanti non fossero affiliati al “regime riprovevole”.
“Possibile che la BBC sarebbe stata altrettanto ingenua se avesse commissionato contenuti dalla Corea del Nord o dalla Repubblica Islamica dell’Iran?” ha aggiunto.
Il ruolo del figlio di un alto funzionario di Hamas
Le polemiche sono scoppiate dopo che il giornalista indipendente Dave Collier ha rivelato che il protagonista del documentario, Abdullah Ayman al-Yazouri, è il figlio di Ayman al-Yazouri, attuale ministro dell’agricoltura di Hamas. Questa informazione non era stata divulgata agli spettatori, nonostante il giovane fosse il narratore principale del film.
Inizialmente, la BBC ha cercato di distanziarsi dalla vicenda, attribuendo la responsabilità alla società di produzione londinese Hoyo Films, che avrebbe omesso i dettagli sulla famiglia di al-Yazouri. Tuttavia, secondo quanto emerso, la BBC era direttamente coinvolta nella realizzazione del documentario e ha successivamente annunciato che aggiungerà queste informazioni nelle future trasmissioni.
Proteste e rimozione temporanea del documentario
Le rivelazioni hanno suscitato malcontento tra i giornalisti della BBC, alcuni dei quali hanno espresso preoccupazione per la mancanza di controlli prima della messa in onda. Un dipendente della BBC ha definito la situazione “un disastro”, domandandosi come l’azienda non avesse previsto i problemi.
Di fronte alle crescenti critiche, la BBC ha temporaneamente rimosso il documentario dalle sue piattaforme digitali.
400.000 sterline di fondi pubblici per la produzione
Secondo The Sun, la BBC avrebbe speso 400.000 sterline di fondi pubblici per produrre il documentario, definito da alcuni critici una “propaganda” per Hamas.
La questione ha sollevato interrogativi sulla trasparenza della spesa pubblica. Danny Cohen, ex direttore della BBC, ha chiesto spiegazioni: “La BBC deve rendere conto di ogni penny speso per questo documentario. I contribuenti meritano di sapere se parte di questi fondi è finita nelle mani di Hamas”.
Inoltre, è stato rivelato che la BBC ha avuto un coinvolgimento diretto nella produzione del documentario attraverso regolari incontri con la società Hoyo Films. Un contratto tra le due parti specifica che “le questioni relative alla conformità editoriale verranno affrontate attraverso aggiornamenti e telefonate regolari con il responsabile della commissione”.
Accuse di pregiudizio nei confronti della BBC
Le accuse di pregiudizio nei confronti della BBC non sono nuove. In agosto, oltre 200 personalità dell’industria televisiva e cinematografica britannica hanno chiesto un’indagine urgente sulle accuse di antisemitismo alla BBC. Un rapporto pubblicato a settembre ha documentato 1.500 violazioni delle linee guida editoriali della BBC nel contesto della guerra in Israele. Il rapporto evidenziava “un preoccupante schema di pregiudizi e molteplici violazioni delle linee guida della BBC in materia di imparzialità, equità e ricerca della verità”.
Anche Kemi Badenoch ha ribadito la necessità di un’inchiesta approfondita: “Un’indagine deve considerare le accuse di possibile collusione con Hamas e la possibilità che siano stati effettuati pagamenti ai suoi funzionari. Non si tratta di incidenti isolati“.
Di fronte alle pressioni, la BBC ha dichiarato che continuerà a verificare il documentario e che questo non sarà disponibile su iPlayer fino a conclusione della revisione.
Un’inchiesta del giornale britannico Telegraph ha inoltre rivelato come in diversi punti del documentario siano state palesemente manipolate le traduzioni, rendendo gli “ebrei” degli intervistati a Gaza talvolta come “gli israeliani“, altre come “le truppe israeliane “.