di Ludovica Iacovacci
“Un cessate il fuoco permanente contribuirebbe al rilascio di tutti gli ostaggi israeliani rimasti, garantendo al contempo l’inizio delle condizioni necessarie per il recupero e la ricostruzione a Gaza. Tutte le parti hanno la responsabilità politica di rendere questo una realtà”, ha aggiunto la dichiarazione.
Secondo The Jerusalem Post, domenica sera, 2 marzo, il portavoce del Servizio di azione esterna dell’Ue (SEAE) ha condannato il rifiuto di Hamas di prolungare l’estensione della prima fase dell’accordo sul cessate il fuoco, come proposto dall’amministrazione Trump.
“La successiva decisione di Israele di bloccare l’ingresso di tutti gli aiuti umanitari a Gaza potrebbe potenzialmente comportare conseguenze umanitarie”, secondo quanto riportato. Nella stessa dichiarazione, l’UE ha chiesto una “rapida ripresa dei negoziati sulla seconda fase del cessate il fuoco” e “ha espresso il suo forte sostegno ai mediatori”.
“Un cessate il fuoco permanente contribuirebbe al rilascio di tutti gli ostaggi israeliani rimasti, garantendo al contempo l’inizio delle condizioni necessarie per il recupero e la ricostruzione a Gaza. Tutte le parti hanno la responsabilità politica di rendere questo una realtà”, ha aggiunto la dichiarazione. L’UE ha infine ribadito le sue richieste di “un accesso completo, rapido, sicuro e senza ostacoli agli aiuti umanitari su larga scala per i palestinesi bisognosi e per consentire e facilitare gli operatori umanitari e le organizzazioni internazionali di operare in modo efficace e sicuro all’interno di Gaza”.
“Gli aiuti umanitari, che sono incondizionati, devono continuare ad arrivare a Gaza. Ricordiamo la necessità urgente di garantire un accesso continuo e finanziamenti adeguati, insieme a un cessate il fuoco duraturo, in linea con le norme del diritto internazionale umanitario”. Lo scrive su X la commissaria Ue per la crisi, Hadja Lahbib.
“L’UE condanna il rifiuto di Hamas di accettare l’estensione della prima fase dell’accordo di cessate il fuoco a Gaza”, ha affermato in una nota il portavoce dell’UE Anwar El Anuni, denunciando anche la “decisione di Israele di bloccare l’ingresso di tutti gli aiuti umanitari a Gaza”.
Israele ha sospeso l’ingresso di aiuti umanitari nella Striscia di Gaza e ha chiuso i valichi di accesso, riferisce l’ufficio del primo ministro Benyamin Netanyahu. La decisione è stata presa durante una riunione notturna tra sabato e domenica, in coordinamento con gli Stati Uniti, dopo la conclusione della prima fase dell’accordo sugli ostaggi. Il provvedimento è legato al rifiuto di Hamas di accettare il cosiddetto ‘piano Witkoff’, cioè di prolungare la prima fase invece di iniziare la seconda – come originariamente concordato – che prevede il ritiro dell’esercito israeliano e la liberazione di tutti gli ostaggi ancora in vita. I dettagli di questa delicata fase sarebbero stati soggetti ad ulteriori negoziati che oggi non stanno portando risultati condivisi.
“Israele non permetterà una cessazione delle ostilità senza il rilascio dei nostri ostaggi. Se Hamas continuerà nel suo rifiuto, ci saranno ulteriori conseguenze”, lo afferma una nota dell’ufficio del premier israeliano Netanyahu. “Con la fine della fase A dell’accordo sulla liberazione degli ostaggi, e in seguito al rifiuto di Hamas di accettare il piano Witkoff per continuare i colloqui – che Israele ha accettato – il premier Netanyahu ha deciso che, a partire da questa mattina, cesserà l’ingresso di merci e forniture nella Striscia di Gaza”, aggiunge il comunicato.
Il piano Witkoff, proposto dall’inviato statunitense Steve Witkoff, prevedeva una proroga della prima fase della tregua fino al 20 aprile, includendo il periodo di Ramadan e di Pesach. L’obiettivo raggiunto da Israele, merito del sostegno dell’amministrazione Trump al quale Netanyahu ha rivolto un video di ringraziamenti, era continuare lo scambio tra prigionieri palestinesi ed ostaggi israeliani non subordinandolo al ritiro dell’esercito israeliano dalla Striscia. Israele crede che ritirare il suo esercito da Gaza senza le garanzie che chiede non sia un’opzione sul tavolo, per questo il piano Witkoff mirava a prolungare la prima fase, affinché si continuasse con lo scambio tra rapiti e prigionieri mantenendo una presenza militare a Gaza. La prima fase della tregua, scaduta il 1° marzo, aveva visto lo scambio di 33 ostaggi israeliani e 5 cittadini thailandesi con circa 2.000 prigionieri palestinesi.
“Vorrei chiarire un’altra cosa: non ci saranno pranzi gratis. Se Hamas pensa che sarà possibile continuare il cessate il fuoco o beneficiare dei termini della prima fase, senza che noi riceviamo ostaggi, si sbaglia di grosso” scrive l’ufficio del gabinetto del Primo Ministro. “Al termine della prima fase, e alla luce del rifiuto da parte di Hamas del quadro Witkoff, abbiamo deciso – nella discussione di ieri sera – che da questa mattina sarà impedito l’ingresso di beni e rifornimenti a Gaza. Hamas sta trasformando gli aiuti umanitari in un budget per il terrorismo diretto contro di noi. A questo non saremo in alcun modo d’accordo”.
“Israele ha negoziato in buona fede fin dall’inizio per garantire il rilascio degli ostaggi. Appoggiamo la sua decisione di interrompere gli aiuti umanitari alla Striscia di Gaza e i prossimi passi, dato che Hamas ha annunciato di non essere più interessato a una cessazione delle ostilità”, ha affermato il portavoce del Consiglio per la sicurezza della Casa Bianca Brian Hughes. Chiarendo che Netanyahu ha il pieno sostegno del presidente Trump.