Nuova consapevolezza dell’ebraismo europeo

Mondo

Gettare un ponte per la pace. Il dialogo fra l’Europa e Israele ha fatto un salto di qualità in occasione dell’incontro di Strasburgo fra leader ebraici delle realtà dell’Unione europea e parlamentari europei. “Il Congresso ebraico europeo ha colto la portata dell’esperienza già avviata dal World Jewish Congress negli Stati Uniti volta a sensibilizzare i parlamentari eletti nelle rispettive circoscrizioni a svolgere un’opera di sostegno e consenso alle istanze ed azioni dello stato d’Israele”. Appena rientrata da Strasburgo dove si è svolto lo storico incontro fra esponenti ebraici, parlamentari e istituzioni della Comunità europea, la responsabile per le relazioni internazionali dell’Unione delle comunità ebraiche italiane, Claudia De Benedetti, è visibilmente soddisfatta. In Europa qualcosa si muove, e non si tratta solo dell’attenzione crescente che l’Unione europea volge alla situazione mediorientale. C’è anche una nuova consapevolezza dell’ebraismo europeo, che si esprime attraverso organizzazioni intenzionate a far sentire la propria voce.
A Monaco per l’inaugurazione della nuova sinagoga, ricollocata proprio nel luogo che aveva visto nascere la bestialità dell’antisemitismo nazista, a Parigi per tessere una nuova strategia delle istituzioni ebraiche europee, e infine a Strasburgo per aprire un fronte di dialogo con il parlamento dell’Ue e garantire all’Europa la possibilità di compiere interventi costruttivi sulla situazione del Medio Oriente, i leader ebraici europei hanno deciso di far compiere alle proprie istituzioni un grande salto di qualità.
Al di là della cornice ufficiale, la delegazione italiana, che era condotta dal presidente dell’Unione, Renzo Gattegna ha potuto incontrare in un momento cruciale per Israele un gruppo di parlamentari italiani che hanno manifestato preoccupazione e sensibilità per la situazione nel suo complesso e per il delicato ruolo che il nostro Paese è chiamato a svolgere.
Fra il centinaio di parlamentari che hanno partecipato alla storica giornata, fra gli altri erano presenti i rappresentanti italiani Albertini, Pannella, Losco, Panzeri, Pittella, Sartori, Sbarbati, Susta, Veraldi, Tajani.
Il presidente del Congresso ebraico europeo, Pierre Besnainou, ha manifestato “inquietudine e dolore per la situazione di Israele. Il congresso – ha detto – lotta contro l’antisemitismo a spiegare le ragioni di Israele in Europa e quelle dell’Europa in Israele. Il nostro obbiettivo – ha aggiunto – è quello di promuovere il dialogo. Israele non ha mai rinunciato a sperare nella pace. E dobbiamo denunciare e deplorare che Israele sia accusato ingiustamente con un gioco politico perverso.
“Il popolo ebraico, che nel Ventesimo secolo ha conosciuto la Shoà e ha reagito con la nascita dello Stato di Israele, oggi, nel Ventunesimo secolo, è minacciato da chi governa l’Iran ed è sul punto di dotarsi delle armi più distruttive.
”Chiediamo – ha continuato il leader dell’organizzazione ebraica europea – ai deputati di sostenere richiesta di proclamare persona non grata in Europa Ahmadinejjad. Abbiamo bisogno del vostro aiuto affinché quest’uomo non possa più calpestare territorio europeo.
Ormai è passato troppo tempo e della diplomazia devono venire risoluzioni ferme contro dittatori che vorrebbero tornare sulle orme di Hitler”.

Molto significativi anche gli spunti offerti dal ministro degli Interni israeliano Ronnie Bar-On, che ha partecipato all’incontro per rappresentare il Governo di Gerusalemme.
“Il tempo gioca a nostro sfavore di fronte a un Iran che accumula potenzialità distruttrici contro tutto il mondo. Conduce una guerra contro la libertà e contro il diritto alla vita della regione. Credo nella forza d’Israele. Abbiamo superato sfide in passato ben peggiori di questa. La comunità internazionale deve chiarire che non c’è spazio per regimi come quello dell’Iran. La Siria deve decidere quale direzione prendere.
Israele vuole la pace. Sono passati 15 mesi da quando ha lasciato Gaza ma non è accaduto quanto sperato. Israele vuole solo difendere i suoi cittadini.
Quello che chiediamo è che ogni governo in Palestina accetti I suoi vicini e combatta il terrorismo e la violenza.
Il prezzo della pace è alto ma Israele ha scelto di pagarlo.
Dobbiamo pensare a disegnare il futuro. Il nostro è un piccolo paese di cui siamo fieri, che riesce ad assorbire l’immigrazione e tutte le sfide della modernità. Vogliamo continuare a crescere e vivere in prosperità riaffermando la nostra coraggiosa democrazia.
Una partnership unica tra Unione europea e Israele costituirebbe un grande salto di qualità. Queste due realtà sono entrambe nate dalla cenere di esperienze passate, hanno radici comuni e credono nei diritti umani e nella libertà.
A nome del Parlamento europeo, il presidente della Commissione Esteri, Elmar Brok, ha fra l’altro confermato che “la priorità dell’Europa resta quella di garantire confini sicuri allo Stato di Israele”.