Nove mesi per la pace

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Il segretario di Stato americano ci crede, ci prova e si da nove mesi di tempo. Secondo John Kerry infatti entro il 2014 israeliani e palestinesi potrebbero arrivare ad un’intesa.

Martedì 30 luglio, dopo tre anni anni di stallo, i negoziati di pace fra israeliani e palestinesi, sembrano ripartiti. O almeno questo è quel che si attende John Kerry che a Washington ha ospitato il primo incontro interlocutorio fra il delegato israeliano, Zipi Livni, e quello palestinese, Saeb Erejat.

Secondo Kerry quest’incontro dovrebbe essere la premessa di un dialogo che nell’arco di nove mesi dovrebbe portare ad una nuova intesa fra Israele e Palestina.

Dopo Washington, ha dichiarato infatti John Kerry durante la conferenza stampa, entro due settimane israeliani e palestinesi «si incontreranno nuovamente, in Israele o in Cisgiordania, per affrontare i problemi chiave».
Erekat, sempre durante la conferenza stampa, ha osservato che il raggiungimento della pace è sempre stato un interesse palestinese. “I palestinesi hanno sofferto abbastanza e nessuno più dei palestinesi potrà ottenere benefici da questo sforzo” ha detto. Erekat si è detto soddisfatto, inoltre, del fatto che tutti i temi-chiave siano all’ordine del giorno dei colloqui in programma.

Zipi Livni ha sottolineato invece che il processo di pace “non sarà facile. Sarà difficile e con alti e bassi”. “Non stiamo andando a discutere del passato, ma a parlare del futuro” ha osservato. Secondo la Livni, in ogni caso, la riapertura dei colloqui promossa da Kerry dall’amministrazione americana rappresenta una nuova opportunità “e non possiamo permetterci di sprecarla” ha aggiunto.

A proposito dei colloqui, il quotidiano israeliano Haaretz riporta  oggi la notizia di una lettera inviata dall’amministrazione americana  ad entrambe le delegazioni, nella quale si spiega quale sarà la posizione degli USA nel corso dei colloqui di pace, la sua linea di condotta e i suoi fini.
Il contenuto della lettera non è stato reso pubblico, ma secondo alcune indiscrezioni al centro della questione dovrebbero esserci due temi chiave, quello dei confini e quello dei rifugiati.