L’Unesco annulla la mostra su Israele per le pressioni arabe

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“Il popolo, il Libro, la Terra. 3500 anni di legami fra il popolo ebraico e la terra d’Israele”. Questo il titolo della mostra organizzata dal Simon Wiesenthal Centre e dall’Unesco e sponsorizzata da Israele, Canada e Montenegro, che doveva aprirsi martedì scorso nei quartieri generali a Parigi, ma che è stata all’ultimo annullata dall’Unesco e posticipata a data da destinarsi.

La discussa decisione dell’organizzazione dell’Onu è arrivata a seguito delle pressioni dei paesi arabi membri, convinti che l’esposizione potesse danneggiare le negoziazioni di pace.

«Abbiamo la responsabilità di assicurare che gli attuali sforzi non siano messi in pericolo», ha scritto Irina Bokova, direttore generale dell’Unesco, al Simon Wiesenthal Center.

Immediate le reazioni in Israele, dove i giornali hanno dato ampio spazio alla notizia. Lo stesso primo ministro Beniamin Netanyahu si è espresso in modo critico nei confronti dell’Unesco. «La mostra non danneggerà le negoziazioni – ha dichiarato in un comunicato -. Le negoziazioni sono basate sui fatti, sulla verità, che non è mai dannosa. Quello che invece è negativo per la pace è che gli ambasciatori israeliani vengano convocati in alcuni Paesi su questioni senza sostanza (l’UE li aveva interpellati in merito ai nuovi insediamenti, provocando a sua volta la convocazione degli ambasciatori da parte di Israele, ndr), mentre palesi violazioni da parte dell’Autorità palestinese non vengono neanche segnalate».

La mostra, dunque, per il momento sembra essere posticipata a data da decidere. L’Unesco si riserva di prendere il tempo necessario per verificare le dichiarazioni storiche che alcuni Stati membri potrebbero considerare “contestabili”. Ma il Simon Wiesenthal center ribatte che la mostra era già stata approvata dall’Unesco, e che – come quanto scritto da Rabbi Marvin Hier a Irina Bokova – l’organizzazione asseconda il mondo arabo.

La questione è tutt’altro che conclusa.