La Svezia e quell’ostilità dichiarata nei confronti di Israele

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di Davide Foa

Margot Wallstrom, ministro degli esteri svedese (Foto: AFP)
Margot Wallstrom, ministro degli esteri svedese (Foto: AFP)

Secondo quanto dichiarato dal ministero degli esteri israeliano, la Svezia è il paese europeo più ostile ad Israele. Di fatti, come si legge su Ynet,  non una parola di condanna è stata espressa dal governo svedese in merito agli innumerevoli attacchi terroristici che hanno colpito i cittadini israeliani nell’ultimo periodo, in quella che viene oggi definita la “terza intifada”.

Un dissidio, quello tra Israele e Svezia, che si porta avanti da parecchio tempo. Non a caso, la Svezia fu il primo grande Paese europeo a riconoscere lo Stato di Palestina, esattamente un anno fa.

In quell’occasione, l’allora ministro degli esteri israeliano Lieberman aveva dichiarato: “ il governo svedese dovrebbe capire che le relazioni mediorientali sono più complesse di un pezzo di un mobile componibile dell’IKEA, e che il problema va gestito con responsabilità e sensibilità.” Per tutta risposta, Margot Wallstrom, ministro degli esteri svedese, si era dichiarata disponibile ad inviare a Lieberman un mobile dell’IKEA da montare: “ egli vedrà che è necessario un partner, un po’ di cooperazione e un buon manuale.”

Il governo di Stoccolma si è fatto poi notare nei mesi successivi per la totale indifferenza in merito alla questione del boicottaggio anti-israeliano. Commentando su Twitter gli attacchi recenti della terza intifada, il ministro svedese Wallstrom non ha mai condannato il terrorismo palestinese, preferendo parlare di violenza in termini generali e non di attacchi terroristici indirizzati contro civili israeliani.

Isaac Bachman, ambasciatore israeliano in Svezia, ha fortemente criticato l’atteggiamento del governo di Stoccolma, in prima linea contro il terrorismo in Europa ma cieco di fronte a quello che sconvolge Israele.

Ma non è finita qui. Questo sentimento anti-israeliano non riguarda solo l’ambiente politico; “ tutti in Svezia sono contro di noi, c’è una sfacciata tendenza anti-israeliana. È molto difficile fare una dichiarazione pubblica in favore di Israele, e coloro che provano ad aprire la bocca vengono emarginati”. Questo quanto dichiarato da un funzionario israeliano, riportato da Ynet.

I media svedesi, quando si riferiscono agli attacchi contro i civili israeliani, non usano la parola “terrorismo”, preferendo piuttosto fare riferimento ad azioni portate avanti da “militanti palestinesi”. E allora, quando ad inizio ottobre Nahmia Lavi e Aharon Bennet morirono per mano di un attentatore palestinese, poi a sua volta ucciso, l’agenzia di stampa TT titolò “ Palestinese ucciso a Gerusalemme”.

A completare il quadretto, dopo governo e media, si inserisce anche la Chiesa svedese. L’Istituto Teologico Svedese, operante a Gerusalemme, anziché perseguire l’obiettivo prefissato, ovvero favorire le relazioni tra ebraismo e cristianesimo, preferisce evidentemente occuparsi di questioni politiche e in particolare del conflitto israelo-palestinese, ospitando al suo interno attivisti anti-israeliani provenienti dalla Svezia.

Il silenzio del paese scandinavo di fronte al terrorismo palestinese, può avere una sola spiegazione secondo alcuni funzionari israeliani. La Svezia sarebbe infatti interessata ad ottenere un posto all’interno del Consiglio di Sicurezza dell’Onu e un appoggio dei paesi arabi certo non sarebbe d’intralcio al raggiungimento di tale scopo.