La lotta per la memoria dei desaparecidos

Mondo

Dal 15 aprile e al 26 maggio, Vera Vigevani Jarach è stata in Italia. Ha tenuto una serie di conferenze e incontri in diversi licei, università e librerie. A Milano ha parlato ai ragazzi della Scuola ebraica e al Nuovo Convegno, e ha tenuto conferenze presso diverse istituzioni e circoli culturali. Tra le fondatrici delle Madres de Plaza de Mayo, Vera Vigevani Jarach è nata a Milano nel 1928 e a dieci anni emigrarò in Argentina a causa delle leggi razziali. Lì sposò Giorgio Jarach e lavorò come giornalista all’ANSA di Buenos Aires.

Sua figlia Franca scomparve a diciott’anni il 26 giugno 1976 e di lei non si seppe più nulla, fino a quando una donna, sopravvissuta al campo di concentramento dell’ESMA, la polizia segreta nell’Argentina della dittatura, le raccontò tutto: “Ho aspettato per un anno che mi parlasse – ha detto la scrittrice – perché non voleva ricordare, aveva visto cose terribili e voleva rimuovere tutto. Le ho chiesto se avevano torturata mia figlia ma non mi ha risposto. La detenzione di Franca durò pochissimo. A un mese dal suo arresto lei e molti altri vennero eliminati per far posto a coloro che sarebbero arrivati. Nel mio caso non c’è alcuna speranza di ritrovare neanche il suo corpo, mia figlia è stata buttata giù da un aereo, buttata a mare”.

A Vera Vigevani Jarach, che appartiene al movimento delle Madres de Plaza de Mayo fin dai primi mesi della sua fondazione, piace definirsi “una militante della memoria”, ciò che le ha permesso di continuare a vivere è stata la caparbietà nel raccontare la sua storia.

Vera ha spiegato che, continuando a portare la sua testimonianza, lotta per la creazione di una memoria condivisa, affinché nessuno dimentichi e certe cose non si possano più ripetere.

Nel 2001 Vera Vigevani Jarach ha incontrato il presidente italiano Carlo Azeglio Ciampi mentre era in Italia a presiedere a uno dei processi intentati per l’assassinio di desaparecidos di nazionalità italiana.

In Argentina oltre 30mila uomini e donne, durante la dittatura militare (1976-1983), furono arrestati e fatti letteralmente sparire nel nulla. Desaparecidos. Si trattava per lo più di giovani e giovanissimi animati dalla volontà di ribellarsi al regime instaurato dopo la caduta di Peron: studenti che si riunivano per contestare i provvedimenti sempre più restrittivi messi in atto dalla giunta militare guidata dal generale Jorge Rafael Videla.