Il parlamento britannico

Il parlamento britannico e quell’ossessione decennale nei confronti di Israele

Mondo

di Nathan Greppi
Il ricercatore inglese David Collier, tra i massimi esperti di antisemitismo e antisionismo nel suo paese, ha recentemente pubblicato uno studio che rivela quanto negli ultimi 70 anni la Camera dei comuni del Regno Unito ha emanato più risoluzioni su Israele che su qualsiasi altro paese mediorientale.

Secondo il Times of Israel, Collier ha studiato i resoconti di innumerevoli dibattiti parlamentari, ed è emerso che Israele è stata citata ben 17.667 volte tra il 1 gennaio 1946 e il 20 gennaio 2019. La ricerca ha riguardato sia la Camera dei Comuni che la Camera dei Lord. È emerso che dal secondo dopoguerra ai primi anni 2000 ci sono stati dei picchi di concentrazione verso Israele durante periodi importanti: dalla Crisi di Suez del 1956 alla Guerra dei Sei Giorni, dalla Guerra di Kippur a quella in Libano del 1982, fino alla Seconda Intifada e al conflitto in Libano del 2006.

Tuttavia, è emerso anche che dal 2005 il parlamento inglese ha sviluppato una vera ossessione nei confronti dello Stato Ebraico, e non solo in periodi di crisi: il numero di discussioni su Israele tenutesi negli anni tra la fine dell’Operazione Piombo Fuso nel 2009 e l’inizio di Margine protettivo nel 2014 è più alto che in qualsiasi altro anno, eccetto il 1956 in quanto in quel caso il Regno Unito era coinvolto in prima persona.

“Credo che dal 2005 e con la nascita del BDS (il movimento di boicottaggio nei confronti di Israele), i palestinesi abbiano ‘internazionalizzato’ il conflitto, dedicandosi maggiormente a un esercizio di pubbliche relazioni con parlamentari occidentali,” ha dichiarato Collier al Times of Israel. “Le ONG, che vanno dalle organizzazioni benefiche islamiche a gruppi cristiani, finanziano viaggi in modo da fargli ‘vedere la verità’, trattarli (i politici) come re, e in cambio questi politici diventano attivisti, dando voce alla causa dei palestinesi ovunque e in qualunque momento possono farlo. Anche i social hanno chiaramente avuto un impatto su questa strategia.”

Collier ha inoltre fatto un confronto tra i dibattiti su Israele e quelli su altri paesi mediorientali: a fronte delle oltre 17.000 citazioni su Israele, l’Iran viene citato 11.671 volte, la Siria 11.468, l’Egitto 9.676, la Giordania 4.780 e il Libano 4.514. La Palestina invece viene citata 7.032 volte (che però non coincide con l’Autorità Palestinese; tuttavia, Collier ha fatto notare che nella stragrande maggioranza dei casi i due concetti coincidono). Tuttavia, Israele non è il paese più citato della regione: l’Iraq nello stesso periodo compare 25.389 volte; però in questo caso occorre notare che è un paese in cui i britannici sono intervenuti militarmente per ben due volte, e dopo l’inizio della guerra contro Saddam Hussein nel 2003 le truppe inglesi si sono ritirate solo nel maggio 2011, sebbene una parte di esse è rimasto per contrastare l’ISIS.

Va notato che non tutte le citazioni su Israele sono per forza negative: nelle guerre avvenute nel 1967 e nel 1973, quando Israele era circondata da paesi ostili, l’opinione pubblica britannica era molto più favorevole al suo diritto di difendersi. E anche in anni recenti, molti casi riguardano prese di posizione da parte di deputati filoisraeliani, sia conservatori che laburisti, che criticano affermazioni di loro colleghi ostili a Israele. Tuttavia, nella stragrande maggioranza dei casi si tratta di citazioni contro Israele.

Collier ha affermato che negli ultimi anni sono aumentate anche le discussioni sull’antisemitismo nel parlamento, aggiungendo che l’aumento dell’antisemitismo è andato di pari passo con la crescita nei consensi di Jeremy Corbyn e dell’estremismo politico. “Sebbene non tutte le attività antisraeliane sono radicate nell’antisemitismo, esso è parte integrante dell’attivismo antisraeliano,” ha concluso. “Ogni crescita di uno dei due porterà inevitabilmente a una crescita dell’altro.”