Gli Stati Uniti colpiscono l’Iran al fianco di Israele. La Repubblica Islamica risponde con minacce e una pioggia di missili 

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di Anna Balestrieri

Nella notte tra sabato 21 e domenica 22 giugno 2025, gli Stati Uniti hanno bombardato tre impianti nucleari iraniani: Fordo, Natanz e Isfahan. L’intervento, condotto in stretto coordinamento con Israele, segna l’ingresso ufficiale di Washington nel conflitto scoppiato il 13 giugno, quando Israele ha avviato una campagna militare su larga scala contro l’infrastruttura nucleare e missilistica della Repubblica Islamica.

Attacco congiunto a Fordo, Natanz e Isfahan

Il presidente Donald Trump ha annunciato il successo dell’operazione in un discorso dalla Casa Bianca, affermando che “i siti chiave dell’arricchimento nucleare dell’Iran sono stati completamente e totalmente obliterati”. Fordo, l’impianto più protetto, scavato nel sottosuolo, è stato colpito con sei bombe bunker-buster GBU-57 da bombardieri stealth B-2. Natanz e Isfahan sono stati invece bersaglio di 30 missili Tomahawk lanciati da sottomarini statunitensi nel Golfo.

Secondo fonti militari israeliane, le strutture colpite includevano anche centrifughe avanzate, impianti di conversione dell’uranio e depositi per la produzione di droni e missili balistici.

Secondo quanto riportato da ABC News, gli Stati Uniti e Israele avevano già simulato attacchi congiunti contro i siti nucleari iraniani durante l’amministrazione Biden. L’attacco di sabato notte rappresenta quindi il culmine di una strategia militare condivisa, rimasta latente fino all’attuale fase del conflitto.

Coordinamento totale con Israele e il plauso di Netanyahu

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha elogiato l’operazione e definito Trump “un grande amico di Israele”, con il quale condivide l’idea di “pace attraverso la forza”. In un messaggio registrato ha affermato: “Con questa decisione coraggiosa, gli Stati Uniti cambiano la storia. Israele ha fatto cose straordinarie, ma oggi l’America ha fatto qualcosa che nessun altro avrebbe potuto fare.”. Ha inoltre ribadito che l’attacco era “pienamente coordinato” e che Israele è pronto a negoziare un accordo, ma “amplierà la guerra se l’Iran colpirà basi americane nella regione”.

Missili su Tel Aviv, 27 feriti e stop ai voli: la mattinata dopo l’attacco

All’indomani dell’attacco statunitense contro i siti nucleari iraniani, l’Iran ha lanciato una nuova ondata di oltre 25 missili verso Israele oggi, domenica 22 giugno, causando ingenti danni a diversi edifici a Tel Aviv e ferendo 27 persone, tra cui una in condizioni moderate e quattro con sintomi di stress acuto. Il sistema di difesa antimissile israeliano ne ha intercettati la maggior parte, ma alcuni frammenti hanno colpito aree residenziali.

Le compagnie aeree israeliane El Al, Arkia e Israir hanno annunciato la cancellazione di tutti i voli di rimpatrio “fino a nuovo ordine”, mentre l’intero spazio aereo israeliano rimane chiuso. Nel frattempo, l’aeronautica israeliana ha colpito nuove postazioni missilistiche e forze armate iraniane a ovest del Paese. Hamas ha condannato l’operazione americana definendola “aggressione palese”, e i ribelli Houthi hanno promesso una risposta, parlando di “questione di tempo”. Anche il primo ministro britannico Keir Starmer ha commentato, definendo il programma nucleare iraniano “una minaccia grave alla sicurezza globale” e invocando una soluzione diplomatica per fermare l’escalation.

La risposta dell’Iran e la minaccia di escalation

L’Iran ha confermato l’attacco attraverso l’agenzia IRNA, riferendo danni alle strutture di Fordo, Natanz e Isfahan, ma ha negato la presenza di perdite radioattive. L’Agenzia Atomica iraniana ha annunciato che il programma nucleare continuerà. Un commentatore della TV di Stato ha affermato che “ogni cittadino e soldato americano nella regione è ora un bersaglio legittimo”.

Nel fine settimana, l’Iran aveva lanciato cinque missili balistici verso Israele: tutti sono stati intercettati, ma uno dei frammenti ha innescato un incendio sul tetto di un edificio a Tel Aviv. L’IDF ha risposto colpendo nuovamente il sito di Isfahan con 150 ordigni lanciati da 50 caccia. Sono stati distrutti anche quattro lanciatori di missili balistici e tre comandanti di alto livello dei Guardiani della Rivoluzione sono stati uccisi.

Intanto, l’IDF ha riferito che un proiettile caduto ad Haifa potrebbe essere stato causato da un malfunzionamento del sistema di intercettazione, sottolineando le difficoltà operative legate alla difesa antimissile durante l’attuale fase del conflitto.

Massima allerta in Israele e chiusura dello spazio aereo

A seguito dell’attacco statunitense, Israele ha elevato al massimo il livello di allerta: vietati tutti gli assembramenti, chiuse scuole e attività non essenziali. Lo spazio aereo israeliano è stato chiuso, mentre i valichi con l’Egitto e la Giordania restano aperti.

Timori per l’ingresso di Hezbollah e allargamento ulteriore del conflitto

Le forze di difesa israeliane monitorano con attenzione i movimenti di Hezbollah, che finora non ha attaccato ma resta in stato di allerta. L’IDF considera probabile un coinvolgimento del gruppo sciita libanese, che potrebbe aprire un secondo fronte a nord.

Anche l’Iraq ha condannato con forza l’attacco statunitense, definendolo “una grave minaccia alla pace e alla sicurezza in Medio Oriente” e invocando una de-escalation immediata attraverso la via diplomatica. Riad ha espresso “profonda preoccupazione” per l’escalation e ha sollecitato una soluzione politica alla crisi.

Trump: “O pace, o tragedia”

Trump ha ribadito di non volere un cambio di regime, ma ha avvertito che ogni ulteriore provocazione iraniana sarà seguita da nuovi attacchi “con rapidità, precisione e forza maggiore”. In un post su Truth Social ha scritto: “Ora è il momento della pace. Altrimenti, l’Iran affronterà una tragedia più grande di quanto visto finora”.

Condanna dell’ONU e incertezza globale

Il Segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres ha condannato l’intervento americano, definendolo “una pericolosa escalation in una regione già sull’orlo del baratro” e ha esortato alla de-escalation immediata.

Con l’ingresso diretto degli Stati Uniti nel conflitto, lo scontro Israele-Iran si trasforma in una crisi regionale con implicazioni globali. Mentre Israele rivendica la legittimità dell’operazione come difesa preventiva, l’Iran minaccia ritorsioni su vasta scala, in particolare nei confronti di cittadini americani che si trovino sul suolo iraniano. La già fragile finestra per una soluzione diplomatica si è ristretta ulteriormente.