Gli ebrei in fuga da Malmo

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In diverse occasioni Mosaico ha dato notizie di episodi di antisemitismo in Svezia, e in particolare nella città di Malmo – ma ha dato notizia anche del premio assegnato al giovane musulmano per la sua attività educativa contro l’antisemitismo nelle scuole proprio di Malmo.
In questi giorni anche Giulio Meotti, giornalista de Il Foglio e autore di recente  di un libro dal titolo “La kippà blasfema”, ha dedicato un articolo alla vertiginosa crescita dell’antisemitismo nella città di Malmo, “Gli ebrei fuggono in massa dal ‘giardino delle rose’ della Svezia”.

Città rifugio per molti ebrei dell’ nord ed est Europa, negli anni ’70 Malmo era arrivata ad avere una comunità ebraica di oltre duemila persone. Oggi, scrive Meotti, “sono rimasti in cinquecento. La maggior parte sono partiti per Stoccolma o per l’estero. ‘Abbiamo mappato tutti gli ebrei di Malmö, siete stati selezionati per l’annichilimento’, recita una delle molte minacce arrivata alla comunità ebraica locale. La columnist del Jerusalem Post Caroline Glick ha scritto che ‘Malmö è uno dei posti più pericolosi in Europa per gli ebrei’. La Svezia è stata nel Novecento uno dei luoghi più accoglienti per gli ebrei, che sono circa ventimila in tutto il paese (da lì viene anche l’eroe di Budapest, Raoul Wallenberg). E proprio Malmö fu “lo shelter”, la città-rifugio dei molti ebrei scandinavi che riuscirono a fuggire alla deportazione nazista nella vicina Norvegia e Danimarca”.

“Ora però qualcosa si è incrinato”, osserva Metti. “Anche a livello di opinione pubblica. Un recente sondaggio recita che il 68 per cento degli svedesi ha una opinione “molto negativa” di Israele. Nessun altro paese occidentale ha percentuali simili. Profanazioni di cimiteri, bombe molotov contro i centri ebraici, assalti agli ebrei fuori dalla sinagoga oppure apostrofati con un “jävla jude”, “maledetto ebreo”, per strada, è questa ormai la routine a Malmö. Per la celebrazione dell’ultimo capodanno ebraico in città è stata necessaria la presenza di molti poliziotti schierati a difesa degli edifici ebraici”.

Secondo quanto riporta da Fredrik Sieradzki della comunità ebraica, sul sito di news in inglese, Local, “molte giovani famiglie di ebrei stanno decidendo di lasciare la città”. E il rabbino della città, l’americano Shneur Kesselman, ha subito in cinque anni, un centinaio di aggressioni antisemite. “Si va dalla semplice imprecazione per strada allo schiaffo subito da bande di immigrati, oppure le “lettere antisioniste” recapitate in sinagoga”.
“Il Centro Simon Wiesenthal ha diramato un avvertimento a tutti gli ebrei che si recano in visita in città: “Togliete i segni religiosi in pubblico e non parlate ebraico”. Si rischia di diventare un bersaglio”.

L’articolo completo di Meotti, non ancora disponibile nella versione online, si può leggere su “Informazionecorretta