Francia, Marwān Barghūthī “cittadino onorario” a sole 48 ore dall’attentato in Normandia: la condanna dell’ambasciatrice di Israele

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di Stefania Ilaria Milani

Marwan Barghouti
Marwan Barghouti

A soli due giorni dall’attentato rivendicato da Da’esh che si è svolto all’interno di una chiesa di Saint-Etienne-du-Rouvray, vicino Rouen in Alta Normandia, le autorità francesi hanno deciso di conferire cittadinanza onoraria al terrorista Marwān Barghūthī.

E sarebbe l’ottava volta dal 2009 che, ad esempio, la capitale Parigi concede un simile onore al beniamino di Ramallah. Allo stesso modo di altri ben 23 comuni francesi, tra cui il sobborgo Valenton che nel 2014 gli dedicò una strada o Aubervilliers che fece altrettanto solo due mesi più tardi.

Ma chi è, esattamente, Barghūthī? È uno dei fondatori del gruppo paramilitare terroristico Tanzim e un affiliato di al-Fat (OLP).  Condannato per cinque accuse di omicidio nel 2002 (tra cui ricordiamo la morte di una bambina di 3 anni) e ciononostante popolarissimo tra i palestinesi tanto da trovarsi in lizza alle ultime elezioni per sostituire l’attuale presidente Mahmoud Abbas, ora sta scontando cinque ergastoli e 40 anni in ​​Israele perché responsabile della pianificazione di numerosi attentati, oltre che per aver capitanato prima e seconda Intifada. Dalla sua cella, non smette di incitare i giovani musulmani alla violenza.

Questo giovedì l’ambasciatrice israeliana in Francia Aliza Bin-Noun ha contestato l’iniziativa tramite una lettera aperta.

«Barghūthī è responsabile per la morte di centinaia di civili, sia israeliani che stranieri. – ha scritto e aggiunge – Quando i paesi occidentali dovrebbero unirsi contro la minaccia del terrorismo, i francesi invece legittimano le sue azioni».

Bin-Noun, inoltre, ha espresso “profondo shock e preoccupazione”, dichiarando che i funzionari e i politici che rendono omaggio a Barghūthī sono “non solo colpevoli di appoggiare l’Isis, ma anche i valori che esso ci vuole imporre e che sono rinnegati in Francia come in Israele”.

Giust’appunto, lo scorso 15 giugno una delegazione di sedici sindaci francesi si era recata alla prigione di massima sicurezza di Gilboa per incontrare l’ex segretario generale di al-Fatḥ per la Cisgiordania (visita respinta dalla direzione del carcere). I primi cittadini compongono assieme ad altri sette colleghi la Rete per Barghūthī, che gli ha già accordato la cittadinanza onoraria proprio come fecero con Mandela diversi Paesi negli anni ‘80 a sostegno della lotta anti-apartheid.

Così il sindaco di Valenton, uno dei comuni che compongono la Rete, Françoise Baud: «In quanto rappresentanti eletti siamo venuti sin qui per la giustizia, una prospettiva che speriamo di veder realizzata per il popolo palestinese sotto occupazione. Volevamo conoscere Marwān perché rappresentiamo città che gli hanno riconosciuto la cittadinanza onoraria. Chi si oppone alla libertà lo vede come un assassino, mentre chi combatte per la libertà lo venera come vero simbolo di resistenza. Noi lo associamo al Premio Nobel per la Pace Nelson Mandela».

Non giunge a caso, dunque, la notizia della campagna promossa dai membri di entrambe le camere del Parlamento belga al fine di nominarlo come prossimo Nobel Peace Prize. Causa, tra l’altro, subito ripresa dall’arcivescovo sudafricano e propagandista anti-Israele Desmond Tutu. Nell’appello inviato al Comitato per il Nobel, l’ergastolano viene addirittura definito “attivista per la pace e figura chiave nella soluzione israelo-palestinese”.