Fine vita? “Non c’è una posizione unica degli ebrei”

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Il Rabbino Capo di Roma, Riccardo Disegni, nel corso di una manifestazione organizzata dal giornalista Marco Antonellis al “Cenacolo” presso lo stabilimento Singita di Fregene, ha dichiarato che sul tema del fine vita “non c’è una posizione unica degli ebrei, tuttavia anche secondo la nostra tradizione alimentazione e idratazione non costituiscono trattamenti artificiali, tali da poter essere sospesi”.

La notizia della dichiarazione del rabbino Di Segni è riportata oggi sul quotidiano Avvenire.

Lo spunto per questo intervento è venuto dalla recente approvazione alla Camera della legge sulle DAT (Dichiarazioni Anticipate di Trattamento). Secondo il rabbino Di Segni la legge è “una sintesi opportuna che consente anche all’ebreo osservante di scegliere secondo i propri principi religiosi”. Di Segni inoltre dice di non essere d’accordo con chi descrive “il Comitato per la bioetica come l’espressione della Chiesa e dei rabbini: non è affatto cosi».

Il Decreto legge approvato dalla Camera il 13 luglio scorso di fatto annulla la Dichiarazione Anticipata di Trattamento, con la quale l’individuo in salute può esprimere la propria intenzione di non essere sottoposto a idratazione e alimentazione forzata. La DAT (il cosiddetto “testamento biologico”) diventa non vincolante per i medici che così possono rifiutarsi di sospendere idratazione e alimentazione forzata del paziente (anche se lo stesso ha espresso, in salute, parere contrario), ad esclusione di casi estremi, come la conclamata assenza di attività cerebrale.

Il nuovo testo di legge è stato approvato con 278 “si” e 205 “no”. Si attende ora il voto del Senato.