Profanato il lager di Dachau. La condanna dell’ANPI Provinciale di Milano

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Nuova profanazione in un ex campo di concentramento nazista: la famigerata iscrizione ‘Arbeit Macht Frei’ è stata trafugata nella notte tra sabato 1 e domenica 2 novembre da Dachau, il primo lager creato dai nazisti nel 1933, dove furono deportate oltre 200mila persone, di cui 40mila hanno trovato la morte prima della liberazione da parte degli americani, il 29 aprile del 1945. Un atto vergognoso che ha subito richiamato alla memoria il precedente di cinque anni fa ad Auschwitz, dove fu rubata la stessa macabra targa ‘Il lavoro rende liberi’.

Immediate le reazioni di sdegno in tutta la Germania, soprattutto in Baviera, dove si trova Dachau. Il direttore della Fondazione bavarese dei memoriali dell’Olocausto, Karl Frellerm, della Csu, ha parlato di “un atto vergognoso”. Per la direttrice del museo di Dachau, Gabrielle Hammermann, è una “profanazione”.

La polizia al momento non ha molte informazioni sul furto ma sta seguendo le due piste più probabili: il fanatismo neonazista e il furto su commissione. Secondo le prime ricostruzioni, il furto è stato compiuto tra le 23.45 e le 5.30 del mattino, approfittando di un cambio turno dei guardiani: il luogo non ha telecamere di sicurezza ma è sorvegliato 24 ore su 24. Solo all’alba il personale di sicurezza si è accorto che dall’ingresso dell’ex campo di concentramento mancava una parte di 190×95 cm: a differenza di Auschwitz, infatti, a Dachau la scritta ‘Arbeit Macht Frei’ è incorporata nel cancello. Il pezzo è stato probabilmente portato via con un furgone, ma da un primo giro nelle vicinanze la polizia non ha ritrovato nessuna traccia. In Polonia l’insegna del campo di concentramento era stata ritrovata tre giorni dopo il furto, spezzata in tre. Ci volle un anno per restaurarla.

 Non è la prima volta in tempi recenti che il campo di Dachau viene trascinato vergognosamente alle cronache. Due anni fa la catena di ipermercati americani Walmart mise in vendita un puzzle del campo di concentramento: i 252 pezzi che componevano la foto dei forni crematori erano stati inseriti nella categoria “giocattoli per bambini dagli otto anni in su” per 20 euro. E l’anno scorso proprio il cancello di Dachau è stato al centro di un’inquietante campagna pubblicitaria lanciata da Walmart, Amazon e Sears che avevano messo in vendita un poster che lo raffigurava. Sul sito della catena di ipermercati c’era addirittura un agghiacciante lancio: “Cancello con scritta ‘Arbeit Macht Frei, campo di concentramento di Dachau: il poster vi aiuterà a dare un tocco in più alla vostra casa o al vostro ufficio”.

La condanna dell’ANPI
Fra le numerose condanne delle istituzioni italiane, pubblichiamo quella dell’Anpi Provinciale di Milano, pervenutaci in redazione.
“L’Anpi Provinciale di Milano esprime la sua profonda esecrazione per la profanazione del lager di Dachau, in Germania, scoperta all’alba di domenica 2 novembre 2014. Dachau è stata la sede del primo dei maggiori campi di concentramento e divenne il modello per i successivi. Istituito nel marzo del 1933 per internare gli oppositori politici al regime nazista e gli ebrei , venne liberato nell’aprile del 1945. Dei circa 200.000 internati a Dachau in dodici anni, almeno 32.000 morirono di fame e di malattie.
Nell’esprimere la solidarietà alla Comunità ebraica di Milano e all’ANED per questo gravissimo e inqualificabile atto, l’ANPI Provinciale di Milano manifesta la sua preoccupazione per il rifiorire di movimenti neonazisti e neofascisti nel cuore dell’Europa e nel nostro Paese che si contrappongono ai valori della libertà, della solidarietà, della pace, della tolleranza, su cui è fondata la nostra civiltà. E’ importante allora sviluppare una ampia e forte iniziativa ideale, culturale e storica, per preservare e trasmettere alle giovani generazioni la memoria della Shoah, della Deportazione politica e per la difesa dei valori di libertà e di civile convivenza su cui si fonda la nostra democrazia.

Milano, 2 Novembre 2014
Roberto Cenati
Presidente Anpi Provinciale di Milano