Coco Chanel al servizio dei nazisti

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Un’icona, un modello di stile ed eleganza per generazioni di donne, Coco Chanel. Di lei si sa praticamente tutto, della sua tribolata storia famigliare, degli inizi come commessa e poi gli amori, il successo come disegnatrice di moda, l’irriverenza
Nel libro “Sleeping with the Enemy: Coco Chanel’s Secret War,” Hal Vaughan ricostruisce un aspetto meno noto di Coco Chanel di cui però si vociferava da lungo: la sua attività per i servizi segreti tedeschi.
Secondo Vaughan, infatti Coco Chanel, attraverso il barone Hans Gunther von Dincklage, suo amante negli anni della guerra, lavorò per l’intelligence militare tedesca (Abwehr). Lo stesso Dincklage, nonostante il rassicurante aspetto da gentleman inglese, la passione per il tennis e le donne, fu una spia tedesca, un agente al servizio dei nazisti che ricevette, pare, anche gli onori di Hitler e Goebbels.
Dall’antisemitismo di lunga data e l’amore per il barone Dincklage, al collaborazionismo, il passo fu breve, secondo Vaughan.
La ricostruzione di Vaughan smentisce in parte quella di Justine Picardie, che un anno fa circa, nel volume “Coco Chanel: The Legend and the Life”, sosteneva che Chanel fosse di sentimenti filo-britannaci e che usò le sue relazioni ed amicizie con i tedeschi e Winston Churchill, per favorire la rapida conclusione della guerra.

Coco Chanel nel 1945 lasciò la Francia insieme al barone Dincklage. Per diversi anni risiedettero insieme in Svizzera, in una sorta di esilio volontario; tornarono a Parigi nei primi anni ’50. Settantenne, agguerrita come sempre, Chanel rilanciò il suo marchio e il suo inconfondibile stile. Le ombre del passato non la oscurarono e il successo le arrise di nuovo, più di prima. Il mito di Chanel così risorgeva, destinato a non tramontare mai. O non ancora, per lo meno.