Australia, l’accusa dell’ex premier: “I nostri aiuti umanitari ai palestinesi vanno a Hamas”

Mondo

di Paolo Castellano

Tony Abbott, ex primo ministro australiano
Tony Abbott, ex primo ministro australiano

In un suo articolo, l’ex primo ministro australiano Tony Abbott ha scritto che l’Australia dovrebbe sospendere gli aiuti all’Autorità palestinese perché “servono solo a pagare le pensioni ai terroristi e alle loro famiglie”. L’ex primo ministro lo ha affermato all’interno di un suo post intitolato “Jerusalem diary” pubblicato il 31 dicembre sullo Spectator Magazine, come riporta il The Guardian.

Ogni anno l’Australia dona più di 40 milioni di dollari per aiutare i palestinesi, con la collaborazione delle agenzie delle Nazioni Unite e attraverso alcune associazioni caritative. I fondi dovrebbero infatti essere destinati a dei progetti dedicati all’assistenza dei rifugiati palestinesi che garantissero servizi di base come  l’assistenza medica, l’educazione scolastica, la fornitura d’acqua, etc…

Lo scorso anno, il Dipartimento degli Affari Esteri australiano ha sospeso gli aiuti al lavoro di World Vision nei territori palestinesi a causa delle critiche rivolte al capo dell’associazione umanitaria situata a Gaza che è stato accusato di aver inviato diversi milioni di dollari ai gruppi armati di Hamas. L’organizzazione ha respinto le accuse, che in questo momento sono oggetto di un’inchiesta giuridica in Israele.

Abbott ha inoltre detto che l’Australia potrebbe dimostrare “fermo supporto a Israele” accettando, se lo farà anche la prossima amministrazione Trump, di spostare l’ambasciata da Tel Aviv a Gerusalemme. Molti governi hanno tenuto fuori da Gerusalemme le loro ambasciate perché non riconoscono la presenza di Israele dal 1967 nella parte est della città.

Facendo notare che il PIL per abitante di Israele è stato di circa 40mila dollari all’anno, paragonato a quello palestinese di soli 2mila dollari, Abbott ha criticato i problemi economici dei territori palestinesi  che a causa di “un perenne senso di rancore” non attuerebbero ragionate politiche economiche per risollevarsi.

La scorsa settimana il ministro degli Esteri, Julie Bishop, ha affermato con convinzione che l’Australia non supporterà un’altra risoluzione ONU – co-sponsorizzata con la Nuova Zelanda – che critichi la politica degli insediamenti di Israele nella West Bank e nella zona est di Gerusalemme. Il leader d’opposizione, Chris Bowen, ha dichiarato inoltre che l’assistenza a Gaza e alla West Bank è stata vitale per opporsi all’estremismo e per promuovere la pace nel Medio Oriente.

«Abbot ha chiaramente usato questo argomento come un altro elemento per indebolire Malcolm Turnbull e continuare la sua campagna per riacquistare la leadership facendo appello alle ali estreme del partito liberale», Bowen ha poi aggiunto: «Il programma d’aiuti dell’Australia deve essere trasparente e responsabile; inoltre deve tendere al beneficio».

Abbot è recentemente ritornato da un viaggio in Medio Oriente, in cui ha visitato anche Israele. Egli ha partecipato al dialogo tra l’Australia, l’Inghilterra e Israele a Gerusalemme con il leader di opposizione Bill Shorten e altri politici.

Nel suo articolo Abbott ha fatto notare che, durante l’incontro, il professor Nir Shaviv dell’Università ebraica di Gerusalemme ha “metodicamente smontato le teorie del cambiamento climatico messe in giro da un progetto ONU”.

Se lui avesse ragione, Abbot ha scritto, “I paesi come il nostro avrebbero attuato inutilmente delle rinunce economiche”.