Amsterdam: a ottant’anni dalla morte di Anna Frank, apre finalmente il primo museo della Shoah

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di Roberto Zadik
Da ora la Shoah olandese non verrà testimoniata solo dalla casa di Anna Frank, uno dei luoghi più visitati della città, ma dal nuovo Museo Nazionale dell’Olocausto in Olanda situato nella città di Amsterdam che attivo da lunedì 11 marzo, racconta quanto accaduto nel Paese in quei terribili anni e il massacro di quasi tutti i suoi ebrei sterminati dalla ferocia nazista.

A darne notizia svariati siti, fra cui il Jewish Telegraphic Agency che sottolinea l’unicità di questo progetto che “non è uno dei soliti luoghi che documentano la resistenza olandese” bensì per la prima volta ripercorre la storia completa della Shoah nei Paesi Bassi e le responsabilità verso la popolazione ebraica.

Ci sono voluti vent’anni per la realizzazione del progetto nato nel lontano 2005 dalla proposta delle istituzioni ebraiche locali che hanno dovuto affrontare una serie di ostacoli e opposizioni, come l’opinione diffusa che l’Olanda fosse stata rapidamente liberata dall’occupazione nazista dalla sua valorosa Resistenza e che la Shoah fosse parte integrante della sua storia. Un risultato molto importante riguardo al quale hanno espresso grande soddisfazione sia Emile Schrijver direttore dell’associazione Quartiere Culturale Ebraico che ha evidenziato come “finalmente ci sia un luogo oggettivo come un Museo e non solo la casa di Anna Frank che nonostante sia fondamentale rappresenta solo una vicenda ben precisa” sia la curatrice del Museo, Annemiek Gringold che ha affermato che “da adesso spero supereremo convinzioni profondamente errate come quella che bisognasse costruire un museo generico per tutti i genocidi e non solo per la Shoah”.

Riguardo a questo tema la Gringold ha ricordato che “oltre centomila ebrei olandesi sono stati perseguitati, deportati, derubati e uccisi e che questo massacro deve essere parte integrante della memoria collettiva del nostro Paese”.

Fra le tematiche salienti sviluppate nei locali del nuovo Museo, la collaborazione delle autorità olandesi con i nazisti e le deportazioni degli ebrei locali verso i lager nazisti attraverso una rete ferroviaria che li veicolava direttamente nei lager nazisti. Nonostante la grande soddisfazione per il progetto, Ronald Leopold, direttore esecutivo della Casa di Anna Frank, ha invitato al realismo osservando che “è impossibile raccontare la completa vicenda di quanto accaduto nei Paesi Bassi e un quadro storico uniforme in quanto ogni Museo racchiude un suo punto di vista”. Nonostante questo egli ne ha ricordato la centralità nella sensibilizzazione delle giovani generazioni riguardo all’Olocausto e la particolarità della zona in cui è stato costruito.

Il museo sorge nelle vicinanze del Hollandsche Schouwburg, un ex teatro di spettacoli ebraici trasformato dai nazisti in un centro di deportazione in cui, secondo le testimonianze, quarantaseimila ebrei venivano costretti a interminabili attese prima di venire internati nel campo di concentramento di Westerbork. Una delle storie più strazianti raccontate riguardo a questo luogo è che fra le persone in attesa della deportazione c’erano molti bambini stipati in un asilo da cui venivano caricati sui treni ma la direttrice ne riuscì a salvare dalla morte circa seicento. Henriette Pimentel, questo il suo nome, con eroico coraggio riuscì a sottrarli ai nazisti consegnandoli ai membri della Resistenza olandese che li portavano in luoghi nascosti del Paese salvandogli la vita.

Tutto questo e molto altro viene raccontato nel museo che comprende duemilacinquecento oggetti, centinaia dei quali donati dai sopravvissuti e appartenenti ai membri, ebrei e non, della valorosa resistenza olandese mentre una sezione è dedicata a tutta la legislazione antisemita del Paese e ai provvedimenti progressivamente sempre più restrittivi che hanno oppresso, segregato, spossessato e in conclusione causato la deportazione in massa degli ebrei olandesi.  Fra le tante peculiarità di questo nuovo Museo, la luminosità e la spaziosità dei suoi locali mentre come ha evidenziato la Gringold “soprattutto in passato i Musei della Shoah erano luoghi angusti e cupi”.

Precedentemente all’apertura del Museo, domenica 10 marzo, è avvenuta una prestigiosa cerimonia di inaugurazione che però ha inesorabilmente attirato proteste e polemiche. Infatti durante il discorso del presidente israeliano Isaac Herzog fuori dall’edificio, in segno di protesta, hanno sfilato oltre mille attivisti palestinesi. Come ha concluso l’articolo, nonostante lo scoraggiamento generato dalle proteste e dalla guerra con Hamas, la Gringold mantiene un cauto ottimismo. “Abbiamo lavorato per vent’anni non per una semplice cerimonia di apertura” ha detto “ma per uno sforzo a lungo termine come la lotta all’oblio, visto che la conoscenza della Shoah in Europa sta diminuendo col rischio di dare per scontato i valori della democrazia e della cooperazione Europea e che se ci dimentichiamo di tutto questo rischiamo che la storia si ripeta”.

 

(Foto: ©Stefan-Muller. Fonte: sito museo)