Yom Ha’azmaut: gli eventi all’Umanitaria celebrano i 69 anni dello Stato ebraico

Italia

di Roberto Zadik e Nathan Greppi

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Domenica 7 maggio, per i festeggiamenti di Yom Ha’atzmaut, si è tenuto un incontro all’Umanitaria intitolato L’altra Gerusalemme, in cui il consigliere per il turismo all’Ambasciata Israeliana Avital Kotzer Adari ha raccontato gli ultimi sviluppi legati al turismo a Gerusalemme.

Dopo aver augurato “Hag Sameach” a tutti i presenti, la Adari ha spiegato che attualmente esistono 70 voli diretti alla settimana tra l’Italia e Israele; tuttavia, mentre per ora essi partono soprattutto da e verso il centro-nord della nostra penisola, la compagnia El Al prevede di arrivare presto anche a Bergamo e a Cagliari. “Gerusalemme è Yerushalaim shel za’av, la città d’oro, e possiede oltre 70 nomi ebraici,” ha detto la Adari. “Ha più di 2000 siti archeologici, e ogni anno vengono fatte nuove scoperte, più di 1500 parchi pubblici […] e di recente è stato aperto il Museo della Musica Ebraica.” Dopodiché ha continuato elencando tutti i luoghi che meritano di essere visitati: il Muro del Pianto, il Monte degli Ulivi, lo Yad Vashem, il Mercato di Mahane Yehuda e tanti altri, meno conosciuti ma non per questo meno belli; come il quartiere Yemin Moshe, creato poco fuori dalle mura della Città Vecchia con il sostegno di Moses Montefiore e che include persino un mulino per la farina; o i tunnel sotto il Muro Occidentale, dove si trovano delle pietre antichissime.

Non sono mancati i riferimenti alle feste e agli eventi più grandi dei prossimi mesi: la gara in bici Sovev Jerusalem il 12 maggio; il Festival delle Luci dal 28 giugno al 6 luglio; il festival di musica sacra Mekudeshet dal 23 agosto al 15 settembre; il festival di cucina Open Restaurants dal 14 al 18 novembre; e infine, ma forse il più importante, la Maratona di Gerusalemme, che si terrà il 9 marzo 2018 e che negli anni ha visto la partecipazione anche di personaggi famosi come Gianni Morandi. Infine, ha concluso mostrando la foto di una pietra con scritto “Pray for the peace of Jerusalem”.

Poco dopo, una parte del pubblico è uscita in cortile per assistere alla premiazione, da parte dell’Associazione Amici di Israele, del corpo dei City Angels, un gruppo di volontari che il 25 aprile ha scortato la marcia in onore della Brigata Ebraica. Essi hanno raccontato che gestiscono 4 centri di accoglienza, che costano molto ma che loro non usano per business, bensì per aiutare il prossimo.

Tornati in sala, i presenti hanno assistito a un discorso tenuto da Andrea Jarach, presidente del Keren Hayesod Italia, relativo alle attività della sua associazione: dal 1920, il Keren Hayesod raccoglie fondi da donatori sia ebrei che non per permettere al popolo ebraico di poter vivere in Israele. Dopodiché ha raccontato la storia della Brigata Ebraica: dei giovani ebrei che, al tempo della Palestina Mandataria, si arruolarono nelle fila dell’esercito britannico per combattere i nazisti, e che contribuirono anche a liberare l’Italia; quell’Italia da cui 30.000 ebrei, provenienti da tutta Europa, hanno cercato di emigrare clandestinamente nella terra d’Israele con l’aiuto di italiani che gli fornivano le navi, e in particolare con l’appoggio di Ada Sereni, che aiutò a partire migliaia di ebrei. Ciononostante gli inglesi riuscirono spesso a fermarli per poi confinarli a Cipro. Jarach ha ricordato che, da questo punto di vista, l’Italia ha dato un enorme contributo alla nascita dello Stato Ebraico, e che quelli che oggi contestano Israele dovrebbero ripassare la storia per sapere ciò che fecero i loro nonni per aiutare gli ebrei.

Alle parole sono seguiti i fatti: o meglio, i video. Il primo raccontava in breve le storie di questi profughi che cercavano di arrivare in Palestina e che gli inglesi ostacolarono più volte fino a quel fatidico 1948; il secondo invece è una videointervista, prodotta dal Keren Hayesod, a Zeev Rotem, che nel ’47 era il capitano della nave Kadima, e che partì, come ha detto lui scherzosamente, “dall’isola di Pellestrina per arrivare in Palestina” (Pellestrina è poco lontano da Venezia). Egli ha dichiarato di provare una grande ammirazione per gli italiani, poiché essi non hanno esitato ad aiutare delle persone in difficoltà. Aveva 21 quando salpò a bordo della Kadima, e lo stesso giorno dell’intervista ne ha compiuti 91.

Gerusalemme, fra ebraismo, cristianesimo e Islam
 “Gerusalemme per ebrei, cristiani e musulmani”: questo il titolo dell’incontro della seconda parte del pomeriggio condotto e brillantemente moderato da Vittorio Robiati Bendaud assistente del Rabbino Giuseppe Laras, che ha avuto come relatori Mons. Francesco Jannone studioso di Teologia,  Abd Al Ghafur Masotti della Coreis, Comunità Religiosa Islamica, e un esponente della Chiesa Evangelica come il dottor Marazzita, realtà che come ha sottolineato “in Italia non è numerosa o in evidenza come la Chiesa cattolica”.

Come ha specificato nella sua brillante introduzione Bendaud, Gerusalemme è  “una città piena di significati e di contraddizioni che riguarda sia laici che religiosi, ebrei e non ebrei, oggetto di interesse di vari campi del sapere, dalla letteratura, alla pittura, alla politica e all’attualità”. Successivamente a cominciare la serie di interventi è stato l’esponente da parte musulmana, Masotti che ha spiegato approfonditamente i motivi per cui Gerusalemme è considerata città sacra per l’Islam. “Nonostante se ne parli molto poco e il profeta Maometto non sia stato in questo luogo come invece il secondo califfo Omar.”

“Gerusalemme” ha aggiunto “è santa per un viaggio notturno del profeta che secondo il Corano è andato dalla Mecca a Gerusalemme e da lì è salito per sette cieli fino a raggiungere Dio”. “Quando Maometto” ha aggiunto “si trovò sopra Gerusalemme mentre volava verso Dio ricevette le istruzioni da Lui sulla preghiera e per questo essa divenne città sacra, chiamata Al Quds, anche per la nostra religione.” In conclusione Masotti ha evidenziato come “nonostante quello che accade nel mondo, l’Islam è alla continua ricerca di dialogo col diverso. Dopo la morte di Maometto l’Islam si espansse e arrivò fino in India. Le differenze devono essere uno stimolo per migliorarci e purtroppo questo messaggio non passa attualmente. Ci sono troppi nostri colleghi che fanno cose atroci e da 30 anni noi di Coreis portiamo avanti il vero Islam con la pace e il dialogo con tutti”. Un incontro molto interessante che ha inquadrato Gerusalemme da vari punti di vista riassumendone il fascino e la complessità di questa città che da sempre ha ispirato grandi emozioni ma anche tremendi contrasti e polemiche. Da parte cristiana hanno parlato sia don Jannone teologo cattolico e il Dottor Marazzita, esponente della Chiesa Evangelica. Marazzita ha ricordato come sebbene gli Evangelisti nel nostro Paese siano una esigua minoranza, un milione ma “il numero è empirico anche perché mancano dati ufficiali” al contrario degli Stati Uniti o del Sud America, essi sono parte importante del cristianesimo. Da sempre vicini, “noi evangelici siamo costantemente ispirati al mondo ebraico e alla Bibbia abbiamo grande affetto per Israele e per gli ebrei”.  “A questo proposito, varie associazioni della nostra fede hanno organizzato vari viaggi in Israele. Per noi la nascita dello Stato ebraico è stata la realizzazione delle profezie bibliche e del diritto del popolo ebraico di tornare alla sua terra”.

Da segnalare anche i due ultimi interventi dell’incontro, quello di Mons. Jannone e la relazione su Gerusalemme nella tradizione ebraica, del moderatore Bendaud. “Parlare di Gerusalemme è qualcosa di estremamente complicato ed è una realtà misteriosa e affascinante che ti abbraccia e che al tempo stesso ti respinge” ha esordito lo studioso “questa città ha un fascino enorme e per questo tutti vogliono starci, è un luogo di grande spiritualità e di tensioni, di valori forti e bisogna entrarci con coraggio e consapevolezza. Tutti quelli che ci vivono ogni giorno coesistono e attendono l’incontro in un costante confronto con l’altro e il diverso”. Da ultimo Bendaud ha ricordato la tormentata storia di Gerusalemme che non fu certo “una città di pace come viene descritta ma che nella storia e nel presente è piena di “divisioni, contrasti e spaccature sia nel mondo ebraico che dall’esterno”. “Assoggettata dai Romani e poi dai Bizantini che furono spietati, Gerusalemme venne dominata anche dai musulmani dei Califfati che ne assorbirono le misure sanguinose verso gli ebrei tanto che a metà Ottocento il filosofo Marx suppplicò in un articolo sul New York Times le potenze occidentali di intervenire per fermare le violenze”. Città completa anche nella sua radice verbale ebraica, “Shalem” significa completo, dal 1948 tre grandi monoteismi convivono per le sue strade e anche fra ebrei, ha ricordato Bendaud “molti sono i contrasti e le differenziazioni. Le ossessioni dei pochi sono diverse da quelle delle maggioranza e anche lì ci sono varie inquietudini e frizioni fra vari gruppi religiosi ebraici.” “Del resto anche i nostri Patriarchi come Abramo o Giacobbe vissero varie tensioni e momenti di salita e discesa spirituale molto accentuati mentre l’unico totalmente stabile e monogamo fu Isacco” ha ricordato. “Non è facile essere ebrei né vivere come minoranza e esserne all’altezza, Gerusalemme ha attraversato momenti di grande dolore nel passato e oggi” e resta un luogo molto speciale e unico in ogni tempo. Successivamente conferenze, balli israeliani, allegria e festeggiamenti sono andati avanti fino alla sera in un clima di festa e di armonia.